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December 20 2016
Bocciato il referendum costituzionale, che avrebbe di fatto superato il bicameralismo perfetto assegnando soltanto alla Camera dei deputati il potere di concedere fiducia all'esecutivo, l'Italia si ritrova oggi con due leggi elettorali distinte in vigore, considerate incoerenti da tutti i costituzionalisti, che sostanzialmente produrrebbero due maggioranze diverse nei due rami del parlamento. Le due leggi elettorali in vigore sono l'Italicum alla Camera e il Consultellum al Senato. Vediamole nei dettagli.
L'Italicum, la legge elettorale approvata nel luglio 2015, è un sistema che assegna per la Camera un consistente premio di maggioranza alla lista che riesca a ottenere il 40% al primo turno oppure, in subordine, vinca il ballottaggio nel caso (molto realistico) che nessun partito raggiunga subito la soglia del 40%. Sull'Italicum - che prevede anche uno sbarramento del 3% - pende però, nel gennaio 2017, la sentenza della Corte Costituzionale sui suoi eventuali profili di incostituzionalità legati al premio di maggioranza o alla questione dei capilista bloccati. Secondo la gran parte degli osservatori, la Corte eliminerà il premio di maggioranza previsto dall'Italicum e introdurrà un sistema proporzionale puro che porterebbe - se si andasse al voto - a una Camera dei deputati divisa in tre blocchi medio-grandi, senza nessuna chiara maggioranza, esattamente come al Senato, dove è in vigore il Consultellum.
Il Consultellum al Senato (che di fatto è il vecchio Porcellum emendato dal premio di maggioranza a seguito dei profili di incostituzionalità segnalati nella sentenza del 4 dicembre 2013 della Consulta) è un sistema elettorale proporzionale quasi puro, su base regionale, con una soglia di sbarramento del 4% che fa l'esatto contrario dell'Italicum, ossia porta a un'altissima frammentazione del voto e rende impossibile formare una maggioranza. È chiaro che il combinato disposto tra l'Italicum alla Camera e il Consultellum al Senato (le attuali leggi in vigore) produrrebbe una situazione di instabilità politica permanente che rende inopportuno andare subito al voto senza aver primo reso omogenee le due leggi elettorali, come emerge dal grafico in testa realizzato da Scenari Politici sulla base degli ultimi sondaggi al Senato. Anche ipotizzando un ritorno delle grandi intese i senatori di Pd e Fi arriverebbero a quota 154, cifra ben lontana quindi dalla metà più uno dei seggi (161) necessari per avere una maggioranza al Senato, ammesso e non concesso che l'Italicum superi l'esami della Consulta.
Ma quali sono le alternative che immaginano oggi le forze politiche?
Una delle ipotesi in campo è un sistema misto proporzionale-maggioritario come il Mattarellum, la legge elettorale in vigore in Italia dal 1993 al 2005, che assegna il 75 per cento tramite collegi maggioritari (all'insegna del principio anglosassone chi vince, prende tutto) e il 25 per cento su base proporzionale (attraverso un metodo chiamato scorporo per il Senato e il proporzionale con liste bloccate per la Camera) e lo sbarramento al 4%. È un sistema che può essere applicato a entrambi i rami del Parlamento, che premia tendenzialmente le forze radicate sul piano territoriale come il Pd (in gran parte dei collegi nel Centro Italia) e la Lega (nei collegi al Nord), che però è avversata da Forza Italia, che attualmente prelige un'ipotesi proporzionalista che gli conferirebbe maggior potere di interdizione, e dal Movimento 5 Stelle che (dopo aver sposato e fatto votare sul blog il Democratellum, un sistema ultraproporzionalista) oggi sostiene il voto subito, con l'Italicum alla Camera (ammesso non sia bocciato dalla Consulta), e un sistema maggioritario sul modello dell'Italicum anche al Senato.
Merita un cenno anche il Porcellum, la vecchia legge elettorale bocciata dalla Consulta nel 2013 per i suoi profili di incostituzionalità. Il Porcellum - il vecchio sistema che è stato in vigore dal 2005 al 2013 - è un sistema proporzionale con premio di maggioranza del 55% dei seggi assegnata alla coalizione vincitrice (su base regionale per il Senato e su base nazionale per la Camera) e una soglia di sbarramento del 4%. Non prevede la possibilità di indicare le preferenze dei parlamentari. Quella legge - definita porcata dallo stesso estensore della legge Roberto Calderoli perché doveva servire a impedire all'Ulivo di Prodi di vincere pienamente le elezioni del 2006 - è considerata una delle cause dello stallo politico italiano.
Come abbiamo visto, se votassimo domani con l'attuale normativa, il risultato probabilmente sarebbe una Camera con una netta maggioranza del PD o del M5S (al momento i due principali partiti secondo i sondaggi) e un Senato spezzettato e non in grado di formare una maggioranza. Un'altra delle ipotesi in campo, sostenuta dalla minoranza Pd, è quella di andare al voto con un Italicum ritoccato (e valevole per entrambi i rami del Parlamento) che cancelli il ballottaggio, abolisca i capilista bloccati previsti dal vecchio Italicum e assegni il premio di maggioranza, non più al partito ma alla coalizione vincitrice. L'abolizione del ballottaggio scongiurererebbe, per il Pd (che è il partito maggioritario in questo parlamento), l'ipotesi che il partito di Grillo possa ottenere una larga maggioranza al secondo turno, come già accaduto nelle elezioni locali di Livorno e Parma, dove i candidati grillini hanno beneficiato del voto al secondo turno degli elettori di centrodestra, così come beneficierebbero del voto degli elettori di centrosinistra qualora il ballottaggio fosse tra il M5S e il centrodestra.
Un'altra ipotesi, sostenuta sempre dalle aree critiche del Pd che intendono ritoccare l'Italicum, è quella di aprire a unballottaggio a treammettendo solo chi supera una soglia del 15%-20% oppure, in alternativa, consentire al secondo turno l'apparentamento tra liste. In ogni caso il dibattito politico, dopo la sconfitta referendaria della maggioranza di Renzi, è bloccato dall'attesa della sentenza della Consulta sull'Italicum e da una tripartizione del consenso che rende complessa la formazione di maggioranze stabili, come già accaduto in Spagna dove ci sono tre partiti forti come il Pp, il Psoe e Podemos che faticano a trovare una base programmatica e politica comune.