Tecnologia
February 03 2017
Parlare facendo sfoggio di sigle e abbreviazioni non è mai consigliabile, soprattutto quando ci sono di mezzo le nuove tecnologie. Per quanto sintetiche e tecnicamente ineccepibili, certe abbreviazioni raccontano davvero poco dei prodotti che vanno a rappresentare (oltre a essere quasi sempre impronunciabili).
Ci sono casi, però, nei quali le denominazioni in forma "contratta" hanno la forza per farsi accettare universalmente e diventare d’uso comune. Succede, di solito, con le innovazioni più convincenti, quelle che riescono a entrare nel cuore (oltre che nella testa) delle persone. È il caso, ad esempio, di Oled e Qled, due acronimi che sono ormai sulla bocca di tutti quando si parla di Tv all’ultimo grido. Se la prima ha avuto il merito di rivoluzionare il concetto di televisione di alto livello, il Qled rappresenta la novità emergente, l’alternativa che mancava per creare un po’ di contraddittorio sul tema.
A spiegarci il suo funzionamento è Samsung, la società che in questo momento ci crede (e ci investe) di più.
Due approcci diversi (allo stesso problema)
La premessa è d’obbligo. Sia Oled che Qled offrono due risultati piuttosto simili sul piano della resa visiva, soprattutto per un occhio non allenato. Provare per credere: mettetevi davanti a due televisori - uno Oled e l’altro Qled - di pari dimensioni e con la stessa calibrazione, e vi renderete conto che non è per nulla facile distinguere a primo acchito i pregi e i difetti dell’uno e dell’altro.
In alcune situazioni, tuttavia, le differenze saltano all’occhio. Questo per via della natura intrinseca delle tecnologie impiegate. Mentre l'Oled si basa su un pannello a matrice organica con pixel autoilluminanti [qui vi spieghiamo il funzionamento], il Qled rappresenta l’ultima declinazione del cosiddetto Quantum Dot, un sistema basato su nanocristalli capaci di emettere luce se esposti a una fonte di corrente o di luce. Davanti c’è ancora uno schermo Led a cristalli liquidi, chiariscono i responsabili di Samsung, ma sul retro c’è un film sottilissimo di punti quantici di dimensioni molto piccole (si va in genere dai 2 ai 10 nanometri) ciascuno dei quali è in grado di filtrare la luce emessa dai Led per ottimizzare e stabilizzare il colore.
Colore e luminosità: le differenze sa
Ma in cosa si traducono, in concreto, queste peculiarità? Gli schermi Qled presentano una qualità del nero e un contrasto assimilabili a quella dei pannelli Oled, sostengono i tecnici della casa coreana, ma rispetto a questi ultimi offrono almeno due vantaggi sostanziali: una migliore resa cromatica, e una gestione della luminosità più efficiente.
Una demo comparata, su una serie di video scelti ad hoc, prova a fugare qualsiasi dubbio: il pannello Qled sembra riprodurre i colori in maniera più ampia (si parla del 100% del volume colore), con passaggi più definiti fra colore e colore. Ancor più evidente la differenza di luminosità, soprattutto agli estremi: laddove l’Oled sembra sovraesporre o sottoesporre l’immagine, il Qled riesce a essere più naturale. Il tutto senza “se” e senza “ma” riguardanti il famigerato angolo di visione: la resa del pannello Qled non pare soffrire gli spostamenti più o meno accentuati dal centro della scena.
Stabilità nel tempo, il vantaggio dell'inorganico
C’è infine un ultimo aspetto da considerare: la possibilità di assicurare un livello di prestazioni più costante nel tempo, per via della matrice inorganica del pannello, nonché la retrocompatibilità con tutte le teconologie già adottate sui pannelli Led a cristalli liquidi.
Queste caratteristiche unite all'ultra definizione (Ultra HD) e al supporto HDR rappresentano la base su cui Samsung ha articolato tutta la fascia alta del suo portofolio Tv, quella della cosiddetta Serie Q. Si parte con 12 modelli - due tv schermo piatto top di gamma da 88 e 65 pollici (Samsung Q9), tre curvi di fascia intermedia da 55, 65 e 75 pollici (Samsung Q8), e 7 modelli più basici, sia curvi che piatti, da 49 a 75 pollici (Samsung Q7) - più avanti si vedrà.