Tecnologia
January 05 2015
Eri fuori a cena, in un posto in cui non prendeva il cellulare. Un paio d’ore di blackout, mentre fuori il mondo andava avanti anche senza di te; altra gente mangiava a casa, in un talk show in tv il presidente del Consiglio faceva promesse ai suoi elettori.
A un certo punto, migliaia di persone hanno cominciato a twittare su quel presidente e quel che stava dicendo. Te lo sei perso, ma ancora non lo sai, perché non hai ancora avuto modo di compulsare il tuo smartphone.
Nell’epoca dell’overload d’informazioni, cioè delle informazioni sempre più numerose, finanche eccessive, per quantità di articoli da leggere, di notizie da assimilare, di ricchezza di stimoli, Twitter aggiunge una funzione per non perdersi neanche un frammento di conversazione (quanto essa sia utile e non mero inquinamento verbale è, però, tutto da stabilire).
La sperimentazione della funzione
La piattaforma di microblogging di Jack Dorsey ha introdotto, in fase sperimentale, la funzione “while you were away…”.
Cioè, “mentre eri via…” succedeva questo e questo. Alcuni tweet più importanti galleggeranno all’inizio della timeline; eppure una delle caratteristiche di Twitter è proprio lo scorrimento delle notizie e del tempo.
Certo, uno può già ripercorrere la propria “barra del tempo” e recuperare manualmente tweet di qualche ora precedente, ma così Twitter assomiglia a Facebook, dove i post restano a galla anche per giorni, e si allinea all’epoca dello streaming permanente.
Un tempo eravamo abituati ad alcune regole e a cicli precisi: quotidiani stampati una volta o due al giorno, i settimanali una alla settimana, i mensili una volta al mese.
I film venivano proiettati prima nei cinema, poi arrivavano in DVD. “Adesso - scrive Teddy Wayne sul New York Times - siamo in mezzo all’era dello streaming, l’industria delle news distribuisce materiale per un ciclo di ventiquattrore, intere stagioni di show televisivi vengono scaricate istantaneamente dai telespettatori, la maggior parte dei film sono disponibili in ogni istante e il flusso dell’Internet e dei social media è incessante”.
Un tempo, appunto, una notizia di ieri era una notizia di ieri e se la perdevi, pazienza, era (più o meno) andata. Oggi non ci sono più scuse, non si può più affermare “me lo sono perso” (quel talk show di cui sopra, per dire) perché già alla fine della trasmissione, o anche durante, lo streaming è già disponibile.
Lo stesso vale per i tweet. Più preciso sarà l’algoritmo che selezionare i migliori tweet perduti, più difficile sarà dire: no, non l’ho letto.
Quanto sarà invasivo
Resta da capire ancora quanto sarà invasivo, cioè quanti tweet compariranno e se effettivamente saranno selezionati i più interessanti. La società dello streaming appare dunque molto ansiogena.
Altro aspetto da tenere in considerazione: c’è chi sceglie Twitter proprio per la sua serendipità, perché consente di trovare spunti che non siano in linea con i propri interessi, per fuggire dal seminato della routine quotidiana (dai film agli articoli) con un semplice tasto, “follow”, proprio perché a differenza di Facebook non c’è bisogno di chiedere amicizia a qualcuno per poter leggere quello che scrive (a meno che il profilo non sia privato).
Twitter non è biunivoco; segui senza per forza essere seguito e viceversa. Puoi vagare per Internet leggendo persone con cui, magari, non parleresti mai nella vita reale.
Interessi uniformati
Se anche Twitter uniforma gli interessi (e già lo sta facendo con alcuni contenuti sponsorizzati che indispettiscono non poco gli utenti che si trovano pubblicità di improbabili politici senza avere alcun interesse a seguirli davvero) recuperando tweet popolari, mentre invece uno cerca tweet che non sono affatto popolari, l’interesse di alcuni viaggiatori della Rete potrebbe anche scemare.