Economia
September 13 2017
Dara Khosrowshahi ha confessato di essere preoccupato. In una lettera scritta ai dipendenti di Expedia all’indomani dell’ufficializzazione del nuovo incarico, il manager ha espresso la speranza di poter fare la differenza anche in un Uber e, possibilmente, per il meglio.
La verità è che il futuro della compagnia di trasporto privato non è ancora scritto e l’ago della bilancia potrebbe pendere in entrambe le direzioni.
Khosrowshahi, infatti, si trova davanti una serie di situazioni spinose con cui fare i conti, a partire da una mancanza preoccupante di top manager. Fra le posizioni attualmente vacanti, infatti, ci sono quelle di chief financial officer, chief operating officer, chief marketing office, general counsel e senior vice-president of engineering.
In agenda ci sono diverse battaglie legali, a partire da quella con Google per il furto di proprietà intellettuale di auto che si guidano da sole. E poi, accuse di sessismo e molestie a cui potrebbero fare seguito nuove contestazioni e un’inchiesta del governo britannico che vuole fare luce sul cosiddetto “Greyball”, un tipo di software capace di evitare i controlli dei regolatori in aree in cui le auto del gruppo non possono circolare.
Nel secondo trimestre dell’anno, le prenotazioni sono cresciute del 17%, con un giro d’affari da 8,7 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Nel mondo, le richieste hanno segnato +150%, evidenzia Axios. Le perdite, invece, sono scese a 645 milioni di dollari, un calo del 9% sul trimestre corrispondente. Considerato il terremoto a livello manageriale che ha impattato su Uber nel corso dell’estate, è possibile che i numeri del terzo trimestre saranno meno incoraggianti.
La missione di Khosrowshahi sarà complicata anche dalla presenza un po’ troppo ingombrante di Travis Kalanick che, - per citare il Telegraph - “continua a comportarsi come un adolescente stizzoso”. Nonostante le dimissioni, infatti, l’ex ceo mantiene un forte potere azionario, tanto che Benchmark Capital, uno fra i principali finanziatori dell’azienda, l’ha citato per frode. Stando all'accusa, Kalanick avrebbe tentato di influenzare il consiglio di amministrazione per preparare il proprio ritorno.
Secondo The Atlantic, Khosrowshahi è il logico successore di Kalanick. Per storia e stile manageriale, il nuovo ceo ha i numeri, come leader più pacato e meno accentratore, per compensare le mancanze del fondatore. Alla fine, Uber potrà assomigliare più a Expedia, un player importante, ma non un gigante della tecnologia come Amazon. Se Uber dovesse orientarsi in questa direzione, con una forza lavoro più soddisfatta e conti in salute, per The Week potrebbe essere un cambio accettabile per tutte le parti.
Fra gli elementi che giocano a vantaggio di Uber, sottolinea Forbes, c’è il fatto che Khosrowshahi provenga dal settore finanziario e non dalla Silicon Valley e, dunque, sia privo di alcuni fra i tratti caratteristici meno amati degli imprenditori tecnologici ,come una forma mentale aggressiva e indifferente ai diritti delle persone e ai regolamenti. Questa potrebbe essere un’importante carta da giocare in vista della quotazione che, stando al Guardian, potrebbe avere luogo fra 18 - 36 mesi.
Infine, c’è la variabile del brand valutato 70 miliardi di dollari. Con 40 milioni di utenti al mese, è un servizio che innegabilmente funziona. Ma se la comunità esterna non è in crisi, i valori interni godono di pessima salute. È proprio questa discrepanza che il nuovo management è chiamato a sanare, mettendo a punto una narrativa meno dirompente e più rispettosa dei valori.
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