Tecnologia
September 27 2019
Un hub della mobilità urbana. O, detto in maniera più semplice, un centro di gravità permanente di tutto quello che si muove (o, su richiesta, può muoversi) dentro la città. È il nuovo corso di Uber, partito come applicazione per avere un autista a domicilio o dovunque faccia comodo e, presto, spazio virtuale unico in cui continuare a chiamare una macchina – in alcuni angoli del mondo persino una barca o un elicottero – prendere a noleggio una bicicletta, uno scooter o un monopattino elettrico, farsi portare del cibo oppure un pacco a domicilio.
Ecco la novità: il popolare servizio di ride sharing, dizione ormai quantomai riduttiva, ha deciso di raggruppare tutte le sue opzioni nella app, così in qualsiasi momento si potrà scegliere quella più vicina e conveniente per raggiungere la propria destinazione. Sia essa anche un mezzo pubblico. «A volte la strada più rapida è a bordo di un autobus» dicono da Uber. Che, così, mentre avanza fa persino un passo indietro: non affitta necessariamente qualcosa, aiuta a orientarsi meglio. Fidelizzando l’utente, stimolarlo a toccare sempre più spesso la sua icona su sfondo nero.
Per ora siamo in fase di test, a dire la verità su scala abbastanza massiccia visto che si parla di centinaia di metropoli americane e non, la prospettiva è rendere tale modalità uno standard. E tanta accessibilità fa rima con sicurezza. Tra le novità appena annunciate dalla società americana, c’è quella di prendere in prestito metodi tipici delle carte di credito: fornirci un pin di quattro cifre che dovremo comunicare all’autista; sarà sua cura inserirlo nel suo telefono e solo così la corsa potrà partire. Così saremo certi di essere sulla vettura giusta, non su quella di uno sconosciuto di cui non conosciamo nome, cognome, storico delle corse e stellette.
Altro passo in avanti «safety oriented», per dirla all’americana, ecco la facoltà di riportare qualsiasi cosa vada storto in tempo reale. Durante il tragitto, non una volta scesi come avviene adesso. Un invito e un incentivo in più per chi si trova al volante a rispettare tutte le norme dell’educazione e del codice della strada. Sono funzioni pensate soprattutto per gli Stati Uniti (come il pulsante d’emergenza che chiama direttamente il 911, l’equivalente del nostro 113), ma è utile sapere che Uber li sta implementando. Sia per quando saremo all’estero e cercheremo un passaggio, sia quando le normative consentiranno all’azienda di esprimere nel Bel Paese tutto il suo potenziale tecnologico e pragmatico.
Dopo aver messo i clienti nella condizione di sentirsi sicuri, Uber sta pensando a come coccolarli. Soprattutto se sono fedelissimi. Ecco allora una sottoscrizione periodica per gli allergici ai fornelli: si paga una quota fissa per avere consegne di cibo illimitato senza spese di recapito (mancia al fattorino esclusa, s’intende). Sulla stessa linea i pass cumulativi per noleggiare biciclette e monopattini: anziché pagare ogni volta, lo si fa in anticipo periodicamente per usufruire del network cittadino. Di nuovo, il servizio è per ora limitato ad alcune aree.
E c’è pure una raccolta punti, «Uber Rewards»: più si spende e più si guadagna, ottenendo in cambio premi come consegne gratuite per i propri ordini di cibo, oppure pasti a costo zero da McDonald’s e altri ristoranti. Di nuovo ritorna il proposito descritto all’inizio: tenere l’utente nel perimetro dell’applicazione, offrendogli servizi di varia tipologia e immuni alle sirene della concorrenza che, su ogni fronte, si sta facendo agguerrita. Uber ha il vantaggio di essere arrivata prima e intende arrivare meglio e più lontano.