Politica
June 08 2022
Caos sul clima al Parlamento europeo: la plenaria di Strasburgo ha infatti bocciato la proposta di riforma dell'Ets (Emissions Trading System), il sistema Ue per lo scambio di emissioni climalteranti, uno dei testi chiave del pacchetto Fit for 55. Il testo presentato dal relatore Peter Liese, del Ppe, è stato respinto con 265 voti favorevoli, 340 contrari e 34 astenuti e ora la riforma tornerà in commissione Ambiente.
Secondo quanto si è appreso, su troppi punti la maggioranza dell’Europarlamento si è trovata divisa: la rottura è arrivata sulla gradualità nell’eliminazione delle quote di emissioni gratuite di cui beneficia la grande industria europea. “Il compromesso dei liberali di Renew con gli S&D (socialdemocratici, ndr) prevedeva il periodo 2026-32 e avevamo previsto che passasse, ma è stato bocciato da 11 europarlamentari", ha spiegato il presidente della commissione Ambiente Pascal Canfin. È invece passato l'emendamento del Partito popolare europeo, che individuava il periodo di transizione nel 2028-34: ma si trattava di una specie di linea rossa per Verdi, Socialisti e sinistra che quindi nel voto finale si sono espressi contro tutta la riforma. "Solo Ppe e Renew hanno votato a favore del testo finale", mentre sinistra e destra dell'emiciclo "per motivi diversi hanno votato contro" ribaltando la maggioranza, ha aggiunto l'eurodeputato.
"Il Parlamento europeo ha respinto l'Ets, i conservatori (Ppe) non possono fare patti scellerati per il clima con gli estremisti di destra e poi confidare che, nel voto finale, lo voteremo", ha twittato la svedese Jytte Guteland, svedese, relatrice ombra del rapporto sulla riforma dell'Ets ed esponente di spicco degli S&D. Per l’eurodeputato di Forza Italia Antonio Tajani “Il gruppo dei S&D ha bloccato la riforma perché non ha ottenuto quello che voleva, ovvero una riforma ideologizzata che penalizza i lavoratori. Vista la sconfitta i socialisti si sono alleati con Afd e Le Pen per bloccare tutto. Pur di bloccare tutto si sono alleati con l'estrema sinistra e l'estrema destra”. Sulla revisione del sistema Ets, ha commentato su Twitter l’europarlamentare della Lega Marco Zanni, “la maggioranza al Parlamento europeo si frantuma”: il leghista ha parlato di "gestione folle su un provvedimento che non aiuterà l'ambiente e distruggerà l'industria europea. Fallimento nel metodo e nel merito".
Dopo la bocciatura della riforma dell’Ets, la maggioranza ha deciso di rimandare altri due voti previsti per oggi sul pacchetto Fit for 55, quello sul fondo sociale per il clima e il voto finale sul Carbon Border Adjustment Mechanism, il cosiddetto “dazio climatico”: entrambi questi voti, ha spiegato Canfin, “sono collegati alla riforma dell'Ets” e sui due punti “inizieremo subito a negoziare per trovare una soluzione".
Non è stato invece rinviato il voto sullo stop alla vendita di auto a benzina, gpl o diesel dal 2035: e qui invece la plenaria ha votato a favore della proposta della Commissione. Le vendite di auto nuove di queste categorie termineranno quindi tra 13 anni: non è stato approvato l’emendamento sostenuto dal Ppe, che prevedeva una riduzione delle emissioni di CO2 del 90% invece che del 100%. Niente da fare per le auto della Motor Valley emiliana: non è passato infatti neanche l'emendamento bipartisan firmato da eurodeputati italiani di tutti gli schieramenti, che chiedeva un prolungamento della deroga alle regole Ue sugli standard di emissione della CO2 di cui già oggi beneficiano i produttori di nicchia. Il regime speciale per i piccoli produttori di auto (da 1000 a 10mila l'anno) e furgoni (da 1000 a 22mila) cesserà quindi nel 2030, con le inevitabili ripercussioni per il distretto delle supercar dell'Emilia-Romagna.
Secco il commento di Tajani: "Non è stato approvato un emendamento del Partito popolare europeo che permetteva alle industrie del settore dell'auto di poter affrontare la transizione ecologica con la possibilità di difendere l'occupazione: avevamo proposto di modificare l'obiettivo del 100% di taglio di emissioni entro il 2035, inizio 2036, con un passaggio al 90% delle emissioni da tagliare. Questo per permettere all'industria di avere una fase di transizione che aiutasse la difesa dell'occupazione". Tajani ha aggiunto: "Ci continueremo a battere affinché si difenda l'industria dell'automotive e si impedisca una difficile situazione che rischia di mettere in cassa integrazione e fa perdere il lavoro a centinaia di migliaia di lavoratori in Europa. Mi pare veramente singolare che la sinistra, il Partito democratico, esultino per aver dato un colpo di questo tipo ai lavoratori del settore automobilistico”.