Calcio
April 01 2020
La pandemia Covid-19 obbliga l'Uefa a stravolgere il calendario dei prossimi mesi ma non fa cadere l'ultimo santuario rimasto in piedi, quello su cui Nyon aveva garantito non ci sarebbero stati contraccolpi. La crisi che sta investendo i club ha costretto i dirigenti del calcio europeo ad allentare la presa del Fair Play Finanziario nei prossimi mesi respingendo, però, l'ipotesi del congelamento o della cancellazione. L'evidente difficoltà delle società di limitare i danni dello stop delle attività e l'incertezza su modi e tempi di una eventuale ripartenza hanno convinto l'Uefa a intervenire prima di dover gestire una lunga lista di violazioni.
La strada scelta è stata quella di sospendere le norme sulle licenze nella parte che riguarda la preparazione dei budget per la prossima annata e la loro presentazione. Le squadre qualificate alle coppe europee per la stagione 2020-2021 non dovranno inviare a Nyon le previsioni, ma scatterà una rete di controlli in corso di manifestazione (se e quando sarà il momento di avviare la prossima tornata delle manifestazioni europee). Sarebbe stato impossibile chiedere alle società di mettere nero su bianco piani credibili in mezzo alla tempesta di queste settimane e, dunque, Nyon ha cancellato questo passaggio per un anno.
Nessuna sanatoria, però, perché l'analisi dei bilanci del triennio 2016-2019 rimane identica a quella prevista dalle norme attuali e sarà decisiva per la valutazione del rispetto dei parametri del Fair Play Finanziario per i club che parteciperanno a Champions ed Europa League l'anno prossimo. Il bilancio in chiusura il 30 giugno 2020, quello investito in pieno dallo tsunami del Coronavirus, non è oggetto di alcun congelamento. Non è il momento, perché la sua valutazione entrerà in ballo solo come criterio per le licenze del 2021-2022 e, quindi, c'è tutto il tempo per analizzare la situazione quando l'entità dei danni sarà certificata e le bocce ferme. Che si ricominci a giocare o che ci si fermi del tutto, c'è una differenza sostanziale.
La decisione dell'Uefa soddisfa in parte le pressioni di alcune società che puntavano ad allentare i paletti del FFP in attesa di una revisione futura che rimane all'ordine del giorno, ma che non è stata accelerata dalla crisi causata dalla pandemia. I dirigenti del calcio europeo continuano a ritenere il controllo dei conti una delle strade per guidare il sistema verso la piena sostenibilità economica e finanziaria, a maggior ragione oggi che i bilanci sono sotto stress.