Le ultime tendenze della chirurgia plastica
I social media spesso veicolano e promuovono ideali di bellezza irrealistici, presentando immagini ritoccate e filtrate che creano standard estetici difficilmente raggiungibili per la maggioranza delle persone. Questa tendenza può indurre gli utenti a confrontare il proprio aspetto con modelli impossibili da emulare, spesso risultato di filtri e strumenti di ritocco disponibili su molte piattaforme social, spingendo le persone a modificare le proprie foto per apparire "perfette", dimenticando che la perfezione non esiste. Tuttavia, tale comportamento può anche accentuare una percezione distorta del proprio aspetto reale, contribuendo a un divario tra immagine ideale di sé e realtà. Inoltre, sui social media, si diffondono spesso tendenze estetiche, come l'effetto "foxy eyes", che mira a sollevare gli angoli esterni degli occhi per un aspetto più accattivante. Allo stesso modo, il fenomeno del "Barbie Botox" ha cercato di replicare il collo lungo e sottile della famosa bambola, utilizzando la tossina botulinica in modo non convenzionale.
Tutto ciò è, oltre che eticamente sbagliato, anche potenzialmente pericoloso per la salute delle persone che, a volte pur di risparmiare, si affidano a ‘ciarlatani’ che non hanno né formazione né strumenti adeguati ad agire in sicurezza. I risultati, quindi possono essere gravissimi, e talvolta capita che ‘a frittata ormai fatta’ i pazienti non soddisfatti si rivolgano a chirurghi estetici qualificati come il dottor Mauro Barone al quale abbiamo chiesto di scattare una fotografia del settore, a partire proprio dall’individuare chi sono i pazienti tipo:
“Possiamo individuare tre macro categorie di pazienti - spiega Barone -. I pazienti che cercano interventi di chirurgia plastica per risolvere problemi di tipo funzionale sono coloro che presentano condizioni fisiche che influenzano negativamente la loro qualità di vita o la funzionalità di una parte del corpo. Un esempio comune è la chirurgia plastica del naso (rinoplastica) per migliorare la funzionalità respiratoria. Altri esempi possono includere interventi per correggere difetti congeniti che influenzano la funzionalità di una parte del corpo, come labiopalatoschisi o anomalie della mano. In questi casi, l'obiettivo della chirurgia plastica va oltre l'aspetto estetico, mirando a migliorare la salute e la funzionalità dell'area trattata.
Una seconda categoria di pazienti sono coloro che vogliono risolvere esclusivamente problemi di tipo estetico e sono coloro che desiderano apportare miglioramenti o modifiche all'aspetto. Questi interventi sono spesso scelti per migliorare la fiducia in se stessi, l'autostima e la percezione personale dell'immagine corporea”. In questo caso gli interventi più richiesti sono:
Rinoplastica: Per migliorare la forma e le proporzioni del naso.
Lifting facciale: Per contrastare i segni dell'invecchiamento e migliorare il tono della pelle del viso e del collo.
Chirurgia delle palpebre (blefaroplastica): Per correggere borse sotto gli occhi o pelle in eccesso sulle palpebre.
Aumento mammario o riduzione mammaria: Per modificare le dimensioni e la forma del seno.
Liposuzione: Per rimuovere il grasso in eccesso da specifiche aree del corpo. “È importante - continua Mauro Barone - che le aspettative di questi pazienti siano realistiche, e una consulenza approfondita con il chirurgo plastico è essenziale per comprendere appieno i risultati attesi e i rischi associati agli interventi.
Infine l’ultima categoria di clienti che si rivolgono al chirurgo estetico è quella più delicata da trattare: i dismorfofobici, persone che soffrono di un disturbo psicologico riconosciuto che si caratterizza da un'ossessiva preoccupazione per presunti difetti fisici. Queste percezioni distorte diventano il fulcro dell’esistenza di chi soffre di tale patologia che, da un punto di vista statistico rappresenta il 15% di chi richiede un intervento di chirurgia estetica”. È facile per coloro che sono affetti da dismorfofobia farsi prendere la mano e finire col trasformare in maniera sostanziale, e quasi mai piacevole, il proprio aspetto, e lo è ancor di più se scelgono di affidarsi a professionisti senza scrupoli che si limitano ad acconsentire ad ogni richiesta del paziente, anche la più assurda.
La soluzione? "La nostra responsabilità come professionisti è comprendere e affrontare queste sfide in modo etico. Una delle frustrazioni più comune è la mancanza di comunicazione chiara tra il chirurgo e il paziente. È importante che i pazienti si sentano sempre ascoltati e capiti. Le loro richieste, però, non vanno sempre assecondate. Noi chirurghi plastici siamo formati per riconoscere un paziente dismorfofobico e dobbiamo saper dire di no alle richieste esagerate, alle trasformazioni non supportate da criteri oggettivi. Un intervento deve portare a un miglioramento della vita reale delle persone. È fondamentale capire che la bellezza è soggettiva. L'aspetto estetico è solo una parte di noi, anche migliorabile, ma quello che conta è raggiungere una buona percezione globale della nostra identità e di quello che noi siamo. Personalmente ritengo che educare i pazienti sulla realtà della loro situazione sia parte integrante del mio impegno, così come lo è far comprendere loro come la consapevolezza che l'aspetto esteriore non sia l'unico parametro che contribuisce alla felicità e alla realizzazione personale. La salute mentale e il benessere psicologico sono altrettanto cruciali quanto l'aspetto fisico, e la mia pratica riflette un approccio multidisciplinare che mira al benessere complessivo del paziente”.
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