La mafia in curva: arrestati i capi ultras di Inter e Milan

Colpo durissimo alle curve di Inter e Milan, conseguenza dell'inchiesta nata dopo la morte di Antonio Bellocco ucciso da un altro capo ultras nerazzurro al culmine di una lite. I direttivi delle curve azzerati: 19 provvedimenti di arresto di cui 3 ai domiciliari, punto di svolta di un’indagine lunghissima, partita anche prima della sparatoria dello scorso 4 settembre a Cernusco sul Naviglio culminata nell’uccisione di Belocco da parte di un altro capo della Nord, Andrea Beretta.

Decapitato il cuore delle due tifoserie di Milano. Nell’elenco delle persone destinatarie del mandato di cattura tutti i nomi grossi della galassia del tifo del Meazza. L'indagine sugli ultrà di Milan e Inter mette in mostra "il patto di non belligeranza fra le due tifoserie organizzate, a prima vista connesso ad una tranquilla gestione della vita di stadio ma, a ben vedere, caratterizzato da legami fra gli apicali esponenti delle curve al fine di conseguire profitto, in un contesto in cui la passione sportiva appare mero pretesto per governare sinergicamente ogni possibile introito che la passione sportiva vera, quella dei tifosi di calcio, genera" si legge in uno dei passaggi dell'ordinanza firmata dal gip di Miano Domenico Santoro.

Non solo. "Le indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di infiltrazioni criminali tra gli ultrà e hanno coinvolto i principali esponenti dei cosiddetti 'direttivi' delle tifoserie organizzate delle due principali squadre calcistiche milanesi" è la ricostruzione della Procura di Milano guidata da Marcello Viola che da tempo aveva affidato la delicata inchiesta dei pubblici ministeri Sara Ombra e Paolo Storari. Il tifo come copertura per i propri affari, con l’infiltrazione delle ndrine calabresi nella Curva Nord interista e con la consolidata abitudine di quella Sud milanista a ricorrere alle “maniere forti” per risolvere pendenze e problemi. Questo il quadro delineato. Non una sorpresa per chi da anni segue la traiettoria del tifo organizzato milanese, ma in ogni caso uno spaccato inquietante di quella zona franca che restano i settori popolati dalle frange estremiste.

GLI ARRESTATI DELLA CURVA NORD INTER

L’operazione ha colpito quasi interamente il direttivo della Curva Nord dell’Inter a partire da Marco Ferdico, destinatario di uno dei provvedimenti insieme al padre Gianfranco, cui si sono aggiunti l’uomo nominato reggente dopo l’omicidio Bellocco, Renato Bosetti, Matteo “Chuck” Norrito, Mauro Nepi, Pino Caminiti, Debora Turiello e Francesco “Buzzero” Intagliata. L’accusa per loro è pesantissima perché richiama anche l’aggravante dei rapporti con la ‘ndrangheta e con la famiglia Belocco di Rosarno di cui era referente Andrea Bellocco ucciso da Andrea Beretta lo scorso 4 settembre fuori da una palestra a Cernusco sul Naviglio.

Proprio quell’omicidio, il secondo per regolamento di conti interni al gruppo ultras dopo quello dello “zio” Vittorio Boiocchi ancora senza un responsabile accertato, ha fatto da acceleratore all’indagine. Tra le presunte attività estorsive ci sono principalmente il controllo su attività estremamente redditizie come i parcheggi e i servizi di catering relativi allo stadio di San Siro. In più, da quanto si è saputo, dalle indagini dei pm Paolo Storari e Sara Ombra sono emerse anche estorsioni e richieste di "pizzo" nei confronti degli ambulanti che vendono panini e cibo fuori dal Meazza, oltre ad una serie di pestaggi e cosiddetti "reati da stadio". L'inchiesta non riguarderebbe, invece, traffici di droga.

GLI ARRESTATI DELLA CURVA SUD MILAN

Decapitati anche i vertici della Curva Sud del Milan con in testa il leader storico Luca Lucci, balzato agli onori della cronaca per la celebre foto con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, insieme al fratello Francesco. Provvedimenti anche per Christian Rosiello (meglio noto come la guardia del corpo di Fedez), Alessandro “Shrek” Sticco, Fabiano Capuzzo, Islam “Alex Cologno” Hagag, Riccardo Bonissi e Luciano Romano. Nel caso dei tifosi rossoneri l’ipotesi di reato che viene contestata è l’associazione a delinquere semplice, finalizzata ad estorsioni, aggressioni, lesioni e resistenza.

Numerosi gli episodi di violenza ricostruiti dagli investigatori come il pestaggio del personal trainer Cristiano Iovino, aggredito per punizione sotto la sua abitazione dopo una lite in un locale con il rapper Fedez, o ancora come la spedizione compiuta lo scorso 5 aprile a Motta Visconti, col rivale fatto inginocchiare davanti alla famiglia e poi percosso. Nelle carte un agguato fallito a Giancarlo “Sandokan” Lombardi, un tempo leader indiscusso del secondo anello blu soppiantato però dalle nuove leve e nemico di Lucci.

“LO STADIO COME TERRITORIO FRANCO”

Scrive il gip nella sua ordinanza: “La forza e la capacità del sodalizio di permeare ogni attività che avesse a che fare con lo stadio di San Siro” è superiore a qualunque altro interesse e a ogni forma di controllo tanto che lo stadio di San Siro si è nel tempo trasformato in “un territorio franco, in cui il costituto associativo muove gli uomini per gli scontri violenti, determina la rarefazione delle forme di contrasto, creando le condizioni per il successivo controllo di ogni iniziativa economica che allo stadio sia connessa”.

“Una terra sottratta al controllo di legalità” e ancora “una macchina per produrre soldi” che, nel caso di Belocco, veniva governata anche imponendo “una situazione di omertà che appare paragonabile a quella che le organizzazioni di tipo mafioso sono in grado di ingenerare nel territorio dalle stesse controllato”.

Il business riguardava ovviamente pure la gestione dei biglietti e delle trasferte con particolare attenzione a quelle all’estero in occasione delle sfide della Champions League. Un esempio: l’accordo tra i capi delle due tifoserie nel maggio 2023 per spartirsi a metà i proventi della successiva finale della coppa a Istanbul qualunque delle due squadre si fosse qualificata vincendo il derby di semifinale. Successe all’Inter e i rapporti con il club, vista la limitatezza dei tagliandi a disposizione, provocò anche una contestazione nei confronti dei dirigenti di Viale della Liberazione.

Articolo in aggiornamento

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