Un anno con Donald Trump. Le tappe e la fotostoria
Edoardo Frittoli
Il 9 novembre 2016 il mondo si svegliava improvvisamente cambiato: il tycoon repubblicano Donald Trump aveva vinto le elezioni presidenziali battendo la candidata democratica Hillary Rodham Clinton, data fino a pochi giorni prima per favorita.
Il giorno successivo Trump è accolto dal presidente uscente Barack Obama per iniziare il periodo di transizione, mentre in molte città degli Stati Uniti si svolgono manifestazioni di protesta in risposta all'elezione del magnate, protagonista in campagna elettorale di esternazioni choc su donne, minoranze etniche, immigrazione dal Messico, Islam.
LA CERIMONIA
Il 20 gennaio 2017 Trump si insedia ufficialmente alla Casa Bianca, con un duro discorso sullo stato dell'America assediata dal crimine, dalla malversazione e dalla violenza dei ghetti. La prima scintilla di tensione è con la stampa, che il neo Presidente accusa di falsità sulla scarsa affluenza alla cerimonia.
MUSLIM BAN
Nei giorni successivi Trump esce dagli accordi internazionali TPP, e alla fine del mese annuncia la sospensione del programma sui rifugiati per sette paesi a maggioranza musulmana, generando la reazione degli oppositori che manifestano di fronte ai principali aeroporti. Il decreto è bloccato per la prima volta dalla Corte Suprema. Sarà più volte modificato durante i primi mesi del mandato di Trump, fino alla decisione della Corte Suprema del 13 settembre.
RUSSIAGATE
Nel febbraio 2017 scoppia il primo scandalo che coinvolge il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, costretto alle dimissioni per aver mentito sui suoi contatti con l'ambasciatore russo Kislyak. E'la prima puntata del Russiagate sulla presunta interferenza di Mosca sulle elezioni americane. L'epopea proseguirà passando dalle dichiarazioni del direttore dell'FBI James Comey (poi licenziato dal Presidente il 9 maggio) sulla veridicità dell'azione investigativa dei federali riguardo ai contatti pre elettorali tra lo staff di Trump e i Russi. L'elezione del nuovo direttore FBI Mueller porterà al coinvolgimento dell'ex responsabile della campagna elettorale Paul Manafort.
AFGHANISTAN E SIRIA
Il mese di aprile del 2017 è ricordato per le decisioni di Trump nei teatri di guerra in Afghanistan, dove l'esercito americano lancia la più potente delle bombe non-atomiche su postazioni dell'Isis, ed in Siria quando in risposta ai presunti attacchi chimici dell'aviazione di Assad, ordina il lancio di 59 missili Tomahawk contro gli aeroporti militari del regime.
OBAMACARE
A giugno il Presidente riprende uno dei temi portanti della campagna elettorale: la cancellazione della riforma sanitaria varata dal suo predecessore: Obamacare. Il percorso per Trump si rivelerà più ostico del previsto, addirittura allontanando dalle scelte del presidente una parte dei Senatori repubblicani. Sopra tutti John Mc Cain, l'eroe del Vietnam a cui era stato diagnosticato poco prima un cancro al cervello.
CLIMA
Sempre a giugno arriva l'annuncio di Trump sulla volontà di abbandonare gli accordi di Parigi sul clima, rimarcando ancora una volta l'inversione di rotta e la volontà di rottura nei confronti della politica energetica dell'amministrazione Obama.
SCARAMUCCI E SCARAMUCCE
Il mese di luglio è caratterizzato dai movimenti turbolenti nello staff della comunicazione del Presidente con la controversa nomina di Anthony Scaramucci alla carica di direttore della comunicazione induce il portavoce di Trump Sean Spicer alle dimissioni per protesta. L'avventura del rude finanziere italo americano si concluderà in soli 10 giorni pieni di gaffes e l'irritazione della first lady Melania per il linguaggio scurrile di Scaramucci.
LA CALDA ESTATE COREANA E I SUPREMATISTI
L'estate di Trump sarà scandita dall'escalation della tensione con la Corea del Nord in seguito ai lanci sperimentali di missili balistici da parte del regime di Kim Jong Un, proseguiti per tutto il mese di settembre. La reazione di Trump sembra far tornare il mondo agli anni della guerra fredda.
I mesi estivi sono agitati anche dalle polemiche scaturite dalla mancata condanna del Presidente nei confronti dei suprematisti bianchi protagonisti dei violenti scontri razziali avvenuti a Charlottesville, le cui conseguenze porteranno ad un altro licenziamento nello staff: quello di Stephen Bannon, il chief strategist caratterizzato dall'ideologia politica vicina all'estrema destra.
URAGANI
Alla fine di agosto, Trump si trova a dover far fronte all'emergenza generata dagli effetti dell'uragano Harvey sugli stati del Sud degli Usa (Texas e Louisiana in particolare).
L'NFL IN GINOCCHIO
Un ulteriore aspetto della questione razziale movimenterà le pagine della cronaca mondiale con la polemica tra il Presidente e i giocatori afro-americani dell'NFL, la lega del football americano. Ragione dello scontro: la pratica dei giocatori di inginocchiarsi in segno di protesta durante l'esecuzione dell'inno nazionale.
Le dure parole di Trump contro i giocatori hanno generato l'appoggio dell'NFL alle proteste dei veri team tra cui figurano i Dallas Cowboys e gli Houston Texans, rappresentanti sportivi di uno stato tradizionalmente molto vicino alla politica del Presidente.
L'AUTUNNO DI SANGUE
L'autunno di Trump, segnato dal crollo della sua popolarità ai minimi storici, è stato segnato dalle stragi a Las Vegas (59 morti e oltre 500 feriti) e nella chiesa di Sutherland Springs in Texas, dove sono state uccise 26 persone ed altre 20 sono rimaste ferite. Poco prima della notte di Halloween la città di Trump, New York, è stata colpita dall'attacco terroristico più grave dall'11 settembre 2001 quando il terrorista uzbeko Sayfullo Saipovfalcia alla guida di un furgone le vite di 8 passanti, ferendone altri 11.
Raggiunto in Giappone dalla notizia, Trump ha invocato per l'autore del gesto la pena di morte.