Un Natale al Sud, l'amore al tempo delle "app" - La recensione
Quanti incroci. Tra smartphone e coppie in essere o in divenire, genitori e figli, sole estivo e neve, mondo reale e virtuale. È il gioco ad incastri di Un Natale al Sud (uscita in sala il 1° dicembre) del regista Federico Marsicano, esordiente dietro alla macchina da presa dopo alcune valide esperienze di “aiuto”.
Formula collaudata, con cospicuo numero di personaggi in azione attorno ai due principali, il carabiniere milanese Peppino (Massimo Boldi) e il fioraio napoletano Ambrogio (Biagio Izzo), incrociati geograficamente pure nei loro nomi, che si ritrovano in vacanza con le rispettive mogli Bianca (Debora Villa) e Celeste (Barbara Tabita) e figli Riccardo e Simone (Riccardo Duse e Simone Paciello).
Un "metodo" troppo volatile
Problema che preoccupa le due coppie: i giovinotti per “fidanzarsi” usano un’app per anime gemelle ma vedono le loro ragazze Giulia e Ludovica (Giulia Penna e Ludovica Bizzaglia) solo attraverso lo schermo del telefono, mai incontrandole insomma. Così, per stroncare questa volatile prassi amorosa web-dipendente, gli ansiosi genitori, Peppino e Ambrogio in primis, fanno partecipare i loro due ragazzi al raduno annuale degli iscritti alla famigerata app Cupido 2.0, decisi a farli incontrare finalmente con quelle due fidanzatine virtuali.
Raduno in un lussuoso resort. E altre storie, altre figure s’intruppano e si mescolano, il web influencerLeo (Paolo Conticini) che orchestra gl’incontri dell’app insieme con la fashion bloggerEva (Anna Tatangelo), il ruvido primordiale romano Checco (Enzo Salvi), l'operatrice ecologica Brigitta (Loredana De Nardis) e via così, in una sequenza di incontri, scontri, crisi matrimoniali, amori concreti e teorici, desiderii sulla graticola, chiassosi ensemble di fanciulle in bikini, bollori improbabili in un racconto babilonico che pian piano raccoglie quel che semina avviandosi ad un finale lusinghiero per tutti. Con rassicuranti auguri di Buon Natale.
Rumorosa incursione nel costume
Coloratissima, a tratti volutamente un po’ sgangherata, efficace in alcuni buoni passaggi comici, la commedia ha tutte le caratteristiche della pochadecon gl'intrichi, gli equivoci, le ambiguità tipici del suo genere d’appartenenza. Sicuramente meno banale di quanto possa sembrare nella sua rumorosa amplificazione di certi motivi di costume e di comportamento, specie nell’uso ossessivo di internet e dei telefoni cellulari, anche in tema di sentimenti veri o affidati alla cosiddetta rete. I modi sono sempre farseschi, indirizzano spesso al surreale, si affacciano sul trash, si piegano alla grana grossa in movimenti, battute, suoni. Un cinema libero dagli schemi che trova negli attori, inseriti validamente nel contesto, i suoi artefici migliori. Par exemple: imperdibile Boldi nel pigiama da carabiniere.
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