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March 20 2018
Una donna può tutto, di Ritanna Armeni (Ponte alle Grazie, 2018) racconta la vicenda delle cosiddette Streghe della notte, un reggimento sovietico di sole donne che, durante la Seconda guerra mondiale, compie spericolate azioni di bombardamento aereo sul nemico nazista.
Si tratta di una storia avvincente, affascinante per le sue implicazioni storiche e femministe, resa ancor più preziosa dalla diretta testimonianza dell’ultima Strega, IrinaRakobolskaja, vicecomandante del reggimento 588 che ha accolto Armeni nella sua casa e ha condiviso con lei vecchie foto e fieri ricordi di patriota novantaseienne.
Quella delle Streghe della notte è un’esperienza peculiare, soprattutto considerando gli anni in cui si svolge: con gli occhi di oggi ci sembrerebbe normale arruolare quante più persone possibili per fronteggiare l’avanzata di un pericoloso nemico, ma è evidente che, nell’Europa di inizio anni Quaranta, i ruoli di genere fossero rigidamente definiti e difficilmente prevedessero che delle donne andassero a combattere. Ma la Russia comunista è un luogo particolare, dove il lavoro femminile è già stato considerato un elemento fondamentale per la crescita del paese e non è raro, durante il secondo conflitto mondiale, incontrare donne alla guida di mezzi corazzati o tiratrici scelte.
Un battaglione di sole donne, però, non si è mai visto, e viene costituito solo grazie alla tenacia dell’aviatrice Marina Raskova.
Marina non arretrerebbe davanti a nulla, non davanti ai carrarmati nazisti, non davanti agli uomini del partito e, quando si trova davanti una serie di divieti, bussa direttamente alla porta di Stalin. La vicenda è ammantata di leggenda: Marina, davanti a un primo rifiuto, avrebbe battuto con violenza il pugno sulla scrivania di Stalin esclamando “Una donna può tutto”. Non sapremo mai se sia andata esattamente così, ma è certo che la frase diventa il motto del Reggimento 588, che oltre a pronunciarla ne sa dimostrare la veridicità.
Per capire l’organizzazione e le riflessioni delle Streghe della notte (così simili per certi versi a quelle del femminismo degli anni Settanta) mi sembra necessario fare un passo indietro. Anzi, uno indietro, alla fine degli anni Trenta, e poi uno avanti, nella Mosca del nostro millennio. Perché quella delle Streghe della notte è una storia di coraggio femminile ed è al contempo una storia profondamente russa: questi due elementi si compenetrano, inscindibili, in tutto il racconto di Armeni.
Alla fine degli anni Trenta, si diceva. Più precisamente dobbiamo spostarci nel 1938, quando Marina Raskova e altre due aviatrici, Polina Osipenko e Valentina Grizodubova, stanno attraversando la Russia per battere il record femminile di volo senza sosta. Mentre sorvolano la Siberia il tempo peggiora improvvisamente, il carburante non basta, e Marina, che è la navigatrice e si trova in una cabina separata, deve abbandonare l’aereo per alleggerirne il peso. Marina entrerà nella leggenda per essersi paracadutata ed essere riuscita a sopravvivere al gelo della taiga.
Il secondo episodio, invece, è raccontato da Armeni in presa diretta: la scrittrice si trova a casa di Irina e con loro c’è un funzionario del ministero della Difesa. Irina, riferendosi a un momento particolarmente difficile della guerra, racconta dell’Armata Rossa in fuga davanti all’avanzata dei nazisti. Il funzionario ha un sobbalzo e corregge l’anziana patriota, forse si è sbagliata, forse intende dire che avevano già stabilito la ritirata. Per qualche minuto c’è un testa a testa: Irina continua a ripetere che i soldati “fuggivano”, il funzionario che “arretravano”. Due anime russe a confronto, una donna che, avendoli sfidati, conosce bene i limiti di una nazione, e un uomo di partito che non ammetterà mai una défaillance durante quella che, in Russia, viene chiamata Grande guerra patriottica.
Ecco, mi sembra che questi due episodi racchiudano tutta la tenacia russa, e al contempo tutta la tenacia femminile e femminista che ha consentito alle Streghe di unirsi in battaglione, sorvolare la notte sovietica su degli aerei ultraleggeri, bombardare il nemico e scomparire nell’oscurità del cielo, prima che i fari dei nazisti riuscissero a trovarle.
In Una donna può tutto si trova tutto questo, suffragato da dati storici precisissimi e da racconti talmente intimi da poter appartenere solo allo sguardo privilegiato che li ha visti svolgersi. Non solo azioni militari, dunque, ma anche momenti di raccoglimento tra compagne di battaglione e storie di semplice umanità. Il libro di Ritanna Armeni è un documento storico importante, la testimonianza di un gruppo di donne che ha sfidato i canoni di genere, e, soprattutto, una storia scorrevole che accompagna, coinvolge ed emoziona.
Ritanna Armeni
Una donna può tutto
Ponte alle Grazie, 2018
230 pp., 16 euro