Lifestyle
November 29 2012
Paolo Genovese ci ha consegnato finora commedie dignitosamente cucite, capaci di qualche sorriso (Incantesimo napoletano) e discreti incassi (Immaturi, Immaturi - Il viaggio e La banda dei Babbi Natale). E ora con Una famiglia perfetta, dal 29 novembre al cinema, riesce a fare anche un piccolo passo in avanti, regalando un film di una certa originalità, che apre a risate fragorose e a più livelli di lettura.
Il soggetto, scritto dallo stesso Genovese insieme al socio Luca Miniero, non è però tutta farina del suo sacco. Si ispira alla pellicola spagnola Familia di Fernando Leon de Aranoa, a cui il regista romano dà venature diverse.
Non faccio certo spoiler a rivelare l'essenza della trama, già evidente nel trailer, nei tanti titoli di articoli usciti in questi giorni, nei primi dieci minuti di film (certo, sarebbe stato bello gustarsi anche quei primi dieci minuti senza esser già inquinati del dettaglio centrale ovunque urlato): Sergio Castellitto è Leone, un uomo solo e misterioso che per Natale ingaggia una compagnia di attori teatrali perché si finga la sua famiglia. Una famiglia perfetta. Tre figli (anzi, poi quattro), una moglie adorabile (Claudia Gerini, altera e brava), l'anziana e bella mamma Rosa (Ilaria Occhini), il fratello Fortunato (Marco Giallini, ciclone comico) con la compagna Sole (Carolina Crescentini, penalizzata da un personaggio tedioso).
In una villa maestosa nei magnifici colli umbri, vicino Todi, la scena si apre sulla famiglia riunita per il pranzo della vigilia, tra preparativi per il cenone, l'albero di Natale pieno di addobbi, sorrisi lucidati e buone maniere ostentate. Ma quando il piccolo Daniele (Giacomo Nasta) con il suo maglioncino rosso un po' stretto compare per unirsi alla tavolata, ecco che scatta il primo imprevisto.
"Io non voglio passare il Natale con un figlio che non mi piace!", urla Leone/Castellitto con disprezzo verso il piccolo, a suo dire troppo grasso. Ma la sua non è un'esclamazione da padre snaturato. Ecco il primo segnale che una farsa è stata inscenata: gli attori sono stati profumatamente ingaggiati per trascorrere 24 ore di pura finzione. Devono essere la famiglia ideale di un uomo senza famiglia, seguendo un copione scritto. E solo se lo eseguiranno tutti alla perfezione saranno pagati.
Inizia la commedia dentro la commedia. Certo, per un attore recitare Brecht o Shakespeare è altra cosa, ma è pur vero che forse è meglio accontentare per un giorno i desideri di un folle che mettere in scena presepi viventi o vestirsi da Babbo Natale nei centri commerciali. La recitazione è ben remunerata solo per pochi eletti. Ecco il vero dramma dell'arte.
Ma Leone/Castellitto è difficile da esaudire: semina qua e là dei trabocchetti, gioca andando fuori copione, forza la mano creando tensioni tra gli stessi attori.
Alcune sequenze sono davvero esilaranti e suscitano scoppi di riso che è un vero piacere rilasciare, distendendosi felici sulla poltroncina. In questi tempi grigi non è da sottovalutare la capacità di certo cinema di infondere buonumore. E Una famiglia perfetta questo pregio lo ha.
L'ingresso in scena con tanto di capriola da film d'azione di Angelo (Lorenzo Zurzolo), il nuovo figlio perfetto, attore strappato a Scorsese e chiamato "il professionista", è da sganasciarsi. Com'è vincente ai fini della risata piena il sopraggiungere in questa idilliaca famiglia finta della sconosciuta vera di nome Alicia (interpretata da Francesca Neri, che nel suo viso rifatto pare più finta di tutti).
I momenti più intimi, i più veri, le confessioni più private tra i vari personaggi, recitanti o no, non raggiungono invece il coinvolgimento e il giusto climax drammatico, suscitando qua e là la noia.
Nella narrazione realtà e finzione viaggiano all'inizio su binari paralleli, per poi confondersi sempre più: i diversi piani si mescolano e si fatica a capire cos'è vero e cosa non lo è. La famiglia perfetta non esiste, e forse neanche una sola verità. Fino al "colpo di scena" finale, che nella commistione di vero e finto è troppo confuso, poco sentito, meno forte di quel che dovrebbe essere.