(Giuseppe Di Tomaso)
Italia

Una Rotonda…sui monti

Nel versante lucano del Parco nazionale del Pollino, il comune di Rotonda spicca per la sua antica e nobile storia: forse fondata sull’antica Nerulum, città romana nota quale snodo viario tra Roma e la Via Popilia, forse sorta sull’altra misteriosa Tebe Lucana, l’area ha sempre potuto contare su importanti vie di comunicazione che hanno contribuito allo sviluppo commerciale e sociale. Vale per questa singolare area del Pollino quanto vale, in generale, per tutta la Basilicata, cioè la sua scoperta agli occhi dell’Italia post-bellica. Tra il 1953 ed il 1956, lo scrittore e giornalista vicentino Guido Piovene (1907-1974), grazie al suo “Viaggio in Italia”, era riuscito a disvelare la Lucania all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale: “(…) la Basilicata, non ancora assistita con speciale predilezione dai poteri centrali, è stata invece prediletta dagli intellettuali sopra ogni altra regione del Mezzogiorno, e sembra possedere il dono di aguzzare gli ingegni. Sulla Basilicata è Cristo si è fermato ad Eboli il libro che nel dopoguerra ha contribuito di più a imporre il problema del Sud alla coscienza nazionale (…)”. Una svolta, dunque, iniziata appena qualche anno addietro grazie ad un romanzo autobiografico che lo scrittore, pittore, intellettuale e partigiano torinese Carlo Levi (1902-1975) “partorisce” tra il 1943 ed il 1944 a Firenze, pubblicandolo per Einaudi nel 1945. Dirà Levi di aver scoperto “una diversa civiltà. È quella dei contadini del Mezzogiorno: fuori della Storia e della Ragione progressiva, antichissima sapienza e paziente dolore”.

Rotonda, dunque, cuore storico e verdissimo del Pollino lucano, per come ci aggiorna Giuseppe Di Tomaso, per tutti Pino, guida ufficiale del Parco nazionale e animatore di mille iniziative paesaggistico-culturali.

Rotonda sta vivendo una stagione di grande visibilità…

«Sede istituzionale dell’Ente Parco, impersona al meglio il cuore pulsante del Pollino: soprattutto in questi ultimissimi anni, grazie alle tante attività di turismo sostenibile e agli investimenti pubblici e privati, la piccola e laboriosa comunità può ambire a divenire autentico “Borgo del Parco”».

In pratica?

«L’obiettivo fondamentale che ci siamo prefissati è quello di valorizzare le tradizioni, l'ospitalità e il contatto diretto del visitatore con il territorio, adeguando e arricchendo la nostra offerta per renderla più dettagliata e rispondente ai bisogni del turista: solo così riusciremo a veicolare un’immagine forte di autenticità e unicità del territorio del Parco nazionale del Pollino».

Si tratta di una concezione diversa di operare nel settore turistico.

«Innovativa, direi, basata sull'esperienza, sulla conoscenza, sull’esplorazione, l'interazione e il confronto. La nuova generazione dei turisti concepisce, infatti, la vacanza come uno strumento di arricchimento culturale, come un'esperienza in grado di accrescere la propria identità, la propria cultura e la propria interiorità. Queste nuove esigenze trovano sempre più riscontro in forme di turismo che garantiscano un contatto diretto con la cultura, l’identità, gli stili di vita locali. Solo così sarà possibile ottenere un'interazione autentica degli ospiti con la realtà della nostra comunità».

Si parla di “Borgo ospitale”, di “primo albergo diffuso”.

«L’albergo diffuso, denominato “Il Borgo Ospitale”, il primo del Parco nazionale, persegue l’obiettivo di valorizzare l’ospitalità e il contatto diretto del turista che per noi rimane un ospite temporaneo del Borgo, del nostro territorio e della nostra comunità. Ecco perché l’offerta di soggiorno nel Borgo risulta altamente dettagliata per rispondere ai singoli e particolari bisogni di chi arriva da noi, in modo da fargli vivere una forte esperienza di autenticità e unicità. E’ come se il nostro ospite si trovasse a casa propria, potesse contare sulle comodità della propria abitazione, sulle proprie abitudini. Un turista a casa propria…».

Cambia la stessa prospettiva del “turismo”, in questo modo…

«Questa dei “borghi ospitali” contribuisce a creare un modello di sviluppo sostenibile, a difendere il territorio, a stimolare la sua valorizzazione come presidio sociale, trasformando i nostri centri storici in veri palcoscenici di sé stessi. I borghi del Mezzogiorno -ma ovviamente il ragionamento vale per tutta la nostra splendida Italia…- ricchi di storia, cultura e bellezze naturali, rappresentano luoghi ad alta attrazione paesaggistica e rispondono, in modo esemplare, alla richiesta di quel turismo che cerca l’autenticità e la scoperta di antichi riti, tradizioni e cultura locale».

Che risultati avete registrato?

«Direi il potenziamento della ricettività di un piccolo centro storico come Rotonda -modello esportabile in tutta la comunità del Parco- completamente immerso in un territorio dalla forte valenza turistica che poggia su attrattive paesaggistico-naturali, su iniziative ormai strutturate nel corso del tempo, e su traguardi un tempo neppure lontanamente pensabili. Si pensi, ad esempio, che nel nostro comune la Faggeta vetusta di Cozzo Ferriero è diventata, nel 2017, Patrimonio dell’Unesco».

Immaginiamo, a questo punto, una forte sinergia tra pubblico e privato…

«Non potrebbe essere diversamente: l’idea e la realizzazione di un intero programma di accoglienza e servizi innovativi vede dialogare le istituzioni locali e le forze imprenditoriali in un connubio del tutto indispensabile per realizzare l’ambizioso progetto di trasformare la nostra piccola comunità nel più tradizionale albero diffuso. Il nostro piccolo centro urbano, un comune di poco più di tremila abitanti, è praticamente connesso in rete per la gestione di tutte le operazioni turistiche».

“Pollino Experience”, allora!

«Un vero ecosistema che raccoglie e promuove una vasta offerta di servizi e attività, tra cui le tradizionali strutture ricettive e le offerte gastronomiche e turistiche, pensato per valorizzare tutte le sfumature del nostro territorio: “Food experience” come ricerca della nostra autentica tradizione culinaria; “Wellness experience” per vivere un’esperienza di benessere psico-fisico, spiritual e ed intellettuale; “Hospitality experience”, basata sul recupero di antiche abitazioni e di edifici di pregio per una vera rigenerazione urbana; “Nature experience”, ovvero il contatto quanto più diretto con la natura e le bellezze paesaggistiche».

La storia è dalla vostra parte…

«Il territorio di Rotonda, praticamente l’ultimo comune a sud della Basilicata, a due passi dagli estremi confini settentrionali della Calabria, è posto al centro della Valle del Mercure, e già nell’antichità, grazie alla posizione strategica a poca distanza dall’antica città di Nerulum, situata lungo la storica Via Popilia, rappresentava una classica “stazione di posta” per i lunghi viaggi da e verso Roma. In fondo noi, oggi, non stiamo facendo altro che perpetuare la funzione che Rotonda aveva avuto nel periodo romano…».

Proponete itinerari culturali, naturalistici, antropologici…

«Tutti meticolosamente raccontati e illustrati, durante il percorso a piedi, agli ospiti che possono così sentirsi immersi nella storia locale: è così che riusciamo ad incentivare la nostra idea di ospitalità. Completata con gastronomia tipica, servizi tradizionali e innovativi per un turismo responsabile, consapevole e lento che chiede sempre di più di vivere “esperienze autentiche” piuttosto che semplici soggiorni».

Esperienze autentiche come…

«I resti fossili degli elefanti ed ippopotami preistorici, oggi raccolti nel nuovo Museo geo-paleontologico e archeologico (MuGePa): come quelli dell’Elephans antiquus italicus, vissuto nel Pleistocene, in un periodo compreso tra i 400.00 e i 700.000 anni fa. O il rito arboreo: si tratta di una secolare tradizione che inizia a maggio con il taglio del vecchio albero simbolo del rito, rappresentato dall’unione di un faggio ed un abete uniti insieme, e prosegue nel mese di giugno, con l’innalzamento di una nuova coppia di alberi. Un rito in onore di S. Antonio, patrono della nostra comunità, che sancisce il legame ancestrale tra il faggio e l’abete, ovvero “La Pitu e la Rocca”, in un inno alla fertilità e alla vita».

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