Inchieste
September 23 2020
Un'avventura in bici - 700 chilometri percorsi in quattro giorni - per consegnare all'Iss, l'Istituto superiore di sanità, cinquanta studi indipendenti che confermano il rischio ridotto dello svapo. Ecco «Ride4Vape», un'idea dell'Anafe dedicata ai milioni di italiani che non riescono a smettere di fumare.
Settecento chilometri in quattro giorni, da Torino fino a Roma. Soste tecniche a Rapallo, Cecina e Tarquinia per lasciar passare la notte e recuperare un filo di fiato. Un'impresa in bicicletta, col sapore d'altri tempi e complicanze meteorologiche africane: un sole feroce e un'umidità da record, su salite in cui dare tutto non è ancora abbastanza. L'equivalente di quasi 20 maratone sui pedali per raggiungere, con uno sforzo di sostanza, un traguardo non simbolico: la sede capitolina dell'Iss, l'Istituto superiore di sanità, a cui consegnare una chiavetta Usb contenente 50 studi internazionali indipendenti. Tutti firmati da prestigiosi enti, ospedali, accademie, centri di ricerca, tutti accomunati dalla medesima conclusione: la tossicità trascurabile della sigaretta elettronica rispetto al tabacco tradizionale.
È l'idea, e la sua traduzione atletica, di «Ride4Vape», iniziativa promossa dall'Anafe, l'Associazione nazionale produttori fumo elettronico aderente a Confindustria e dedicata «a quel 75 per cento tra i 12 milioni di italiani che non vogliono o non riescono a smettere di fumare. E che, dopo troppa disinformazione, meritano di essere adeguatamente aggiornati sulle alternative a rischio ridotto, sul loro impatto sul nostro organismo» spiega Umberto Roccatti, presidente di Anafe. Che è andato decisamente oltre il suo ruolo: ha dismesso i panni istituzionali, indossato divisa da gara e caschetto sulla testa, poi è salito in sella. Strappando, all'arrivo, una promessa ai rappresentanti dell'Iss: l'avvio imminente di un tavolo di confronto, aperto a tutti gli attori del settore.
Ciclista per hobby («mi reputo un cicloamatore»), ben lungi dallo stato di forma di un professionista, dopo qualche settimana di allenamento Roccatti si è sentito pronto a sfidare il suo passato e, soprattutto, se stesso: «Mio padre» racconta «fumava due pacchetti di sigarette al giorno ed è morto per questo consumo eccessivo. Io che di sigarette ne fumavo 30 al giorno, a quel punto mi sono guardato allo specchio e mi sono chiesto cosa stessi facendo». Da qui la decisione di passare allo svapo, prima affiancandogli qualche sigaretta, fino ad abbandonarle del tutto: «Ho visto il mio corpo trasformarsi, risvegliarsi, mentre la mia mente diventava sempre più lucida. Oggi, sette anni dopo questa rivoluzione personale, sono una persona completamente diversa. Esami clinici effettuati sei mesi fa dimostrano che dal punto di vista oncologico e spirometrico ho i polmoni di un non fumatore. Soprattutto, se fumassi non sarei mai riuscito a sostenere lo sforzo di pedalare per 200 chilometri al giorno, per molte ore, sotto un caldo insopportabile».
Forte di questa consapevolezza, di ciò che ha sperimentato su di sé, che ha avvertito addosso, il presidente ha raccolto una serie di documenti capaci di confermare le sue sensazioni. Sono le conclusioni di Public Health England, l'equivalente britannico dell'Iss, certo che la sigaretta elettronica riduca il rischio del 95 per cento rispetto al tabacco combusto. Un numero che Roccatti si è fatto stampare sulla schiena della maglietta indossata durante «Ride4Vape», per esibirlo come un manifesto matematico. Ci sono inoltre le evidenze della Queen Mary University di Londra, secondo cui le e-cig risultano più efficaci rispetto alle terapie a base di cerotti o compresse per abbandonare la classica bionda. E ancora: lo studio condotto dal Centro antifumo dell'ospedale San Giovanni Bosco di Torino, che mostra come il passaggio alla sigaretta elettronica determini una fortissima riduzione dei livelli di monossido di carbonio dopo solo sei mesi dal suo utilizzo esclusivo. Livelli coincidenti con quelli di un non fumatore.
«La diffidenza verso lo svapo aveva senso all'inizio, quando è arrivato sul mercato uno strumento nuovo di cui si ignoravano gli effetti» ragiona Roccatti. Che aggiunge: «Le sigarette elettroniche sono in circolazione da oltre 13 anni e, rispetto al tabacco combusto, i loro impatti ridotti sull'organismo sono ormai stati stabiliti». Lo ha confermato pure la Liaf, la Lega italiana anti fumo, con vari studi di rilevanza internazionale svolti in collaborazione con l'università di Catania. Liaf è partner di «Ride4Vape» e destinataria di una raccolta fondi durante la pedalata, che è stata trasmessa in diretta su Facebook per creare un senso di vicinanza, di comunità, con gli affezionati delle e-cig.
Quanto all'Anafe, l'associazione guidata da Roccatti, è nata nel 2012 con l'idea di proteggere e far crescere il mercato delle sigarette elettroniche e, in parallelo, costruire un dialogo serio con le istituzioni. «Vogliamo che il rischio ridotto sia sancito e riconosciuto alla luce delle conclusioni della scienza. Chiediamo meno pregiudizi, un'apertura maggiore» dice il presidente «ma mentre rivendichiamo questi diritti, ci poniamo dei doveri: promuovere una regolamentazione efficiente in grado di garantire la sicurezza dei nostri consumatori, impegnarci a non coinvolgere minorenni o non fumatori nello svapo». Perché, è bene ricordarlo (e lo ribadisce lo stesso Roccatti), «chi non fuma non deve iniziare per nessun motivo». E se chi lo fa decidesse di migrare verso le e-cig, «sarebbe una panacea per la salute pubblica e per i conti dello Stato, che deve caricarsi i costi delle malattie legate all'uso delle sigarette classiche».
Con il suo fitto carico di significati e di messaggi, «Ride4Vape» è stata un'iniziativa originale, unica, ma potrebbe diventare un appuntamento da ripetere. «Magari l'anno prossimo, con una pedalata cittadina aperta a tutti gli utilizzatori dei prodotti di nuova generazione». O ancora più avanti, con una dinamica simile a quella di quest'estate, però con licenza di sconfinare: «Nel 2022 sarà varata la legge europea sulle sigarette elettroniche. Potremmo, chissà, pedalare fino a Bruxelles, per sensibilizzare i parlamentari dell'Ue». Seppure stremato dalla fatica, Roccatti sembra averci preso gusto.