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May 19 2015
La copertina di Time nell'agosto del 2012 è una di quelle che si ricordano. Sullo sfondo la Casa Bianca. In primo piano un cartello con scritto "In vendita, due miliardi e mezzo di dollari". Eravamo in piena campagna elettorale. Mitt Romney sfidava Barack Obama. Scorreva già un fiume di denaro.
Quattro miliardi di dollari
La prestigiosa rivista mise in risalto un aspetto da tutti conosciuto, ma non da tutti focalizzato nella sua imponenza, visto la grandezza dei numeri, e pericolosità, dato che si trattava di una competizione elettorale democratica: per vincere la gara, per "comprarsi" la presidenza i candidati dovevano spendere almeno un miliardo di dollari a testa. Il denaro avrebbe avuto ragione delle idee?
Alla fine, sappiamo come sono andate quelle elezioni, quale è stato il risultato finale. E se pensiamo a quelle che si terranno nel 2016, possiamo già immaginare come andranno, almeno dal punto di vista del giro di denaro: sarà battuto ogni record.
Secondo la stima di Albert R. Hunt, un opinionista dell'agenzia Bloomberg, saranno almeno 10 i miliardi di dollari che verranno buttati al centro della pista del grande circo delle elezioni e Hillary Clinton e il suo avversario repubblicano (Jeb Bush?) spenderanno almeno due miliardi di dollari a testa, il doppio della somma spesa in due da Obama e Romney.
Dopo che la Corte Suprema ha tolto alcune restrizioni alla raccolta di fondi, quella che si aspetta è una vera e propria orgia di denaro. La parte principale verrà svolta dai SuperPac. Sono i comitati (privati) che appoggiano indirettamente i candidati in corsa.
Nel senso che fanno propaganda per loro (spot televisivi e radiofonici, pubblicità via internet, gadgets e iniziative pubbliche), gestendo in proprio i soldi che raccolgono e non donandoli al comitato elettorale del candidato. Om questo modo si aggirano legalmente i vincoli imposti dalla legge sul finanziamento delle campagne elettorali.
Tutti i candidati hanno un SuperPac (o più) che li appoggiano. In nome di una maggiore trasparenza (non sempre si riesce a capire chi ci sia dietro questi comitati), nel 2012, in un primo tempo, Barack Obama aveva deciso di fare a meno di queste macchine raccogli-soldi.
Come nella vittoriosa campagna del 2008, aveva puntato sulla raccolta capillare di piccole somme di denaro donate da milioni di persone. Cambiò idea e strategia quando si rese conto della potenza di fuoco dell'avversario repubblicano. Sdoganò quindi i SuperPac anche in campo democratico.
I democratici e i SuperPac
Hillary Clinton non ha mai avuto queste remore. Un SuperComitati hanno iniziato subito a lavorare per lei. Anche se nel 2014 non avrebbe raccolto fondi, la struttura è pronto per farlo appena arriverà (presto) il segnale verde. La ex First Lady si è dimostrata sempre molto abile nell'intrecciare i rapporti giusti con i suoi finanziatori. In questa occasione però, si dimostrerà più discreta.
Sono ancora calde le polemiche sui soldi arrivati dall'estero alla Fondazione Clinton in cambio di favori da parte dell'ex presidente e dell'ex segretario di stato, la coppia più potente d'America. In più si è scoperto che Bill e Hillary hanno guadagnato 30 milioni di dollari nell'ultimo anno e mezzo attraverso conferenze e discorsi pagati. Ed è per questo motivo che Hillary vuole mantenere per ora una basso profilo nella raccolta fondi.
Ricca può diventare sinonimo di antipatica. Hillary non vuole perdere consenso per questo.
I fratelli Koch
In campo repubblicano, i SuperPac sono già al lavoro. I comitati stanno raccogliendo soldi per Scott Walker, Marco Rubio, Ron Paul e Ted Cruz, ma sarà sicuramente Jeb Bush a essere il candidato che avrà il maggior aiuto da parte dei comitati. I finanziatori dei repubblicani si trovano a Wall Street e nella grande industria. I fratelli Koch, un impero industriale negli Usa, sa sempre vicini ai conservatori, hanno promesso di finanziare con 900 milioni di dollari la campagna contro Hillary. Una vera e propriam montagna di denaro.
Almeno, si sa da dove arriva. In molti casi, non si sa chi ci sia dietro i finanziamenti elargiti ad alcuni candidati. Si chiama black money. Nelle precedenti elezioni il suo ammontare è stato stimato attorno ai 300 milioni di dollari. Nel 2016 saranno il doppio.
La Casa Bianca costa sempre di più. Per comprarla ci vorranno almeno 4 miliardi di dollari.