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May 18 2017
Errori, contraddizioni, decisioni impulsive, atteggiamenti provocatori si sommano al licenziamento del capo dell'Fbi, James Comey, alle indagini legate al dossier Russiagate e alle dimissioni coatte del consigliere di sicurezza nazionale Flynn. Questa la storia della presidenza Donald Trump riassunta in poche righe. Ma possono essere le giuste motivazioni per avviare la procedura dell'impeachment?
Che cos'è l'impeachment
Definito la messa in stato di accusa, l'impeachment è quella procedura che consente di rimuovere i componenti del potere esecutivo, dal presidente al vice presidente, dai funzionari delle amministrazioni statali ai giudici federali. Promosso dalla Camera dei Rappresentanti che deve votare a favore con la maggioranza semplice (218 su 435 rappresentanti) indicando i capi d'accusa. A giudicare c'è il Senato, con voto a maggioranza dei due terzi.
Quando si rischia l'impeachment
A chi si macchia di tradimento, corruzione, ostruzione della giustizia (come, nel caso, potrebbe accadere a Trump) o altri reati può essere avviata la procedura che, nella storia degli Stati Uniti, ha alimentato una vasta letteratura giuridica, con interpretazione più o meno restrittive.
I presidenti Usa e l'impeachment
Negli Stati Uniti sono due i presidenti che sono stati sottoposti all'impeachment e poi assolti: il repubblicano Andrew Johnson (1868) salvato dall'accusa di abuso di poteri (aver nominato il segretario alla Guerra senza consultare il Senato), e il democratico Bill Clinton (1998), incolpati di aver mentito sulla sua relazione con la stagista della Casa Bianca Monica Lewinsky e per aver ostacolato la giustizia per non far emergere il caso. Per quanto riguarda Richard Nixon invece si può parlare solo di dimissioni (1974) causate per ostruzione alla giustizia nel Watergate, esattamente come aveva fatto l’anno prima il suo vice Spiro Agnew. Mentre per il presidente George W. Bush ci furono solo dei tentativi di richiesta soprattutto per la guerra in Iraq.