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April 10 2015
Al vertice delle Americhe a Panama sono cominciati i giorni che cambieranno, forse per sempre, la storia delle relazioni fra Stati Uniti e Cuba.
Il segretario di Stato John Kerry ha incontrato il ministro degli esteri cubano Bruno Rodriguez, nel primo meeting fra funzionari di così alto livello dei due paesi in cinquantacinque anni di Storia. L'ultima volta fu nel 1959 quando Fidel Castro incontrò l'allora Vice presidente Richard Nixon. Le relazioni diplomatiche vennero interrotte due anni dopo.
Barack Obama ha invece avuto una lunga conversazione telefonica con Raul Castro, annunciata con un tweet dal fratello del Lìder Maximo. E questa mattina i due si sono incontrati e si sono stretti, per la prima volta, la mano.
L'obiettivo dei due ormai è chiaro: togliere Avana dall'elenco degli Stati che sponsorizzano il terrorismo, riaprire le rispettive ambasciate, normalizzare i rapporti dopo 55 anni di guerra fredda.
Obama e Raul Castro si incontreranno, faccia a faccia, domani 11 aprile, sempre a Panama. L'ultima volta che i leader dei due paesi si trovarono in un meeting fu prima della rivoluzione cubana, quando il presidente Dwight Eisenhower strinse la mano dell'alleato, nonché dittatore di Cuba, Fulgencio Batista. Un elemento, questo, che dà la misura simbolica della portata rivoluzionaria dell'incontro che avverrà domani, anche a prescindere dai contenuti di un eventuale nuovo accordo.
Very happy to announce a bilateral meeting with US President Obama on April 11 in Panama. A great day for all Americans!
— Raul Castro Ruz (@CubaRaulCastro) 7 Aprile 2015
Un processo di disgelo irreversibile
Il processo di pacificazione appare irreversibile. È nell'interesse di Obama, che intende lasciare questo storico riavvicinamento come eredità della sua presidenza. E' soprattutto nell'interesse del regime dei Castro, che trova così l'ossigeno necessario per sopravvivere all'usura del tempo e tentare di sopravvivere alla prossima scomparsa del Lider Maximo, Fidel.
In prospettiva, questo disgelo sembra premiare di più la leadership cubana (che esce così dall'isolamento), ma anche Obama ha i suoi vantaggi, visto che con la sua mossa è riuscito ad ammorbidire i rapporti con la maggior parte dei paesi sudamericani guidati da un governo di sinistra, a parte il Venezuela.
A Cuba è Obabamania
Tra i latinos intano è Obamamania. Negli Usa, dove gli immigrati irregolari e i loro parenti già naturalizzati, tifano per un presidente che ha deciso di varare una sanatoria che ha coinvolto cinque milioni di persone con un ordine esecutivo. E nel resto del continente americano, dove la nuova politica sull'immigrazione ha fatto sentire più vicini e accessibili gli Usa a milioni di persone.
Ma l'Obabamania è scioppiata soprattutto a Cuba. Un sondaggio indipendente della Bendixen & Amandi ha rivelato come l'80% dei cubani abbia un'opinione favorevole del presidente americano, il doppio rispetto ai due grandi vecchi del regime dell'Avana: Fidel e Raul Castro, apprezzatti rispettivamente dal 44% e dal 47% della popolazione dell'isola caraibica.
Cubani che, secondo il sondaggio, sono assolutamente contrari all'embargo americano e che appaiono molto realistici rispetto alle conseguenze politiche del disgelo con Washington: non porterà alla fine del regime comunista.
Preoccupati dall'andamento dell'economia, i cubani interpellati pensano che la normalizzazione con gli Usa potrebbe però portare dei benefici al disastrato sistema produttivo dell'isola. Già si è visto qualche cosa. Il governo americano ha dato il segnale verde a una maggiore libertà di viaggi e di commercio verso l'Avana e all'utilizzo delle carte di credito sull'isola.
Piccoli grandi passi, molto significativi. a Panama ne verranno fatti altri. La distanza tra Washington e l'Avana sarà inferiore dopo il Vertice delle Americhe.