Solo un antipasto, perché il piatto forte si vedrà in tavola con lo storico incontro a due, ma la stretta di mano tra Barack Obama e Raul Castro è già stato il momento più significativo della prima giornata del Vertice delle Americhe di Panama.
I due si erano già dati la mano più di un anno fa, durante i funerali di Nelson Mandela. Fu il segnale che il disgelo tra Cuba e Stati Uniti stava per iniziare. Obama e Raul Castro, fratello del Lider Maximo Fidel, si erano poi parlati al telefono nello scorso dicembre poco prima che venisse dato l'annuncio della ripresa delle relazioni tra i due paesi.
La storica stretta di mano tra Barack Obama e Raul Castro in occasione dei funerali di Nelson MandelaGetty Imagines / Chip Somodevilla
Un secondo colloquio telefonico si è tenuto alla vigilia di questo summit. I due si sono parlati per definire i dettagli del faccia a faccia che si terrà ai margini di un vertice che passserà alla storia come quello che ha sancito la normalizzazione delle relazioni tra i nemici di sempre.
Obama e Raul Castro si sono ritrovati accanto nella serata inaugurale del vertice. Una veloce stretta di mano, sorrisi e la consapevolezza dell'importanza del passo compiuto.
Poi le prime dichiarazioni. "La guerra fredda è finita" ha detto il presidente degli Stati Uniti a proposito della relazione del suo Paese con Cuba, nel suo intervento alla prima sessione plenaria del settimo Summit delle Americhe. "Non sono interessato a dispute francamente iniziate prima che io nascessi", ha aggiunto, sottolineando che l'obiettivo è invece "risolvere problemi" lavorando e collaborando con tutta la regione. Da quando arrivò nel 2009 alla Casa Bianca, ha dichiarato, la sua proposta è stata di mantenere relazioni di "partnership" e di uguaglianza nel continente.
La risposta del presidente cubano Raùl Castro è stata eloquente: il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è "onesto", non ha responsabilità per le politiche attuate nei confronti di Cuba dai "dieci presidenti" che lo hanno preceduto, ha dichiarato chiedendo apertamente scusa per la sua emotività nella "difesa della rivoluzione". Ha poi continuato: "Apprezzo come un passo positivo la recente dichiarazione di Obama, secondo cui deciderà velocemente sulla presenza di Cuba nella lista dei Paesi patrocinatori del terrorismo, in cui non sarebbe mai dovuta essere".
Ora si attende il faccia a faccia. Dopo più di 50 anni, l'atto simbolico che dovrebbe chiudere un capitolo di storia.