Dal Mondo
May 21 2024
«L’Unione europea è uno dei più ambiziosi esperimenti politici al mondo». Ne è convinto il New York Times che, a tre settimane dalle elezioni Ue in programma dal 6 al 9 giugno, si interroga sul significato di questo appuntamento elettorale e soprattutto cerca di fornire un vero e proprio vademecum sul voto a milioni di cittadini americani che, nella migliore delle ipotesi, hanno un’idea molto vaga di cosa si tratti. C'è poi la CNN che parla di «crescita senza precedenti» degli esponenti e delle formazioni più radicali, con una certa apprensione legata all’ipotesi che questo indebolirà l’alleato europeo. «Il blocco dei 27 potrebbe diventare più vulnerabile nei confronti di stati avversari che mirano a danneggiare» l’UE, spiega il canale tv, con un indiretto riferimento alla Russia e alla Cina.
Questo quanto propongono i media generalisti ma la realtà girando tra la gente comune nel paese a Stelle e Strisce è ben diversa.
«Gli americani in generale sanno pochissimo di ciò che accade in Europa. Gli unici ad esserne a conoscenza sono i rappresentanti politici qui a Washington e, in minima parte, i media, ma non appena si esce dalla Capitale la gente spesso non sa neppure che esista una Commissione Ue», conferma Francesco Isgro, presidente e CEO di Casa Italiana Socio-cultural Center/Italian American Museum di Washington DC.
«Al di là del New York Times o del Washington Post, la Ue non è un tema che interessa l’America, perché l’America non è Washington. Qui viviamo come in una bolla: le vere attenzioni degli elettori statunitensi riguardano soprattutto il tema dell’immigrazione, la “nostra” immigrazione dalla frontiera sud, che rappresenta una preoccupazione. Non a caso è al centro anche dei dibattiti tra i democratici, non solo dei repubblicani, perché la si percepisce come fuori controllo», aggiunge Isgro, avvocato e già docente di Diritto dell’Immigrazione e Diritto internazionale alla Georgetown University.
«Gli americani non hanno un’idea chiara di cosa sia l’Europa, men che meno delle elezioni imminenti, ne conoscono i singoli stati, come l’Italia, che è visto come meta turistica ideale per la bellezza artistica, naturale, per la cucina e la moda. Politicamente la premier Giorgia Meloni ha avuto un po’ di visibilità in occasione della sua visita alla Casa Bianca a marzo, ma quanto al resto l’unico tema che ha tenuto banco in passato nei rapporti tra Usa ed Europa ha riguardato la NATO, quando con la presidenza Trump si è temuta un’uscita dal patto atlantico. Per il resto gli americani pensano più a “casa loro” e questa non è rappresentata né dall’Europa né da Washington o dalle poche altre grandi città».
Se ci si allontana dalla Capitale anche solo di poche miglia, infatti, ecco che la sensazione diventa ancora più marcata. In Virginia, per esempio, sono in pochi ad essere a conoscenza delle elezioni europee e ancor meno a valutarne la portata. L’Europa viene vista come un insieme di Stati. Eppure a Norfolk, a tre ore e mezza di auto da Washington, si trova proprio il quartier generale di Allied Command Transformation della NATO, dove le forze armate del Vecchio Continente lavorano fianco a fianco con quelle americane e degli altri Paesi membri del Patto atlantico. Ma se si chiede ai residenti cosa ne pensano del voto europeo, le risposte sono molto vaghe: «Non sapevo ci fossero elezioni», risponde Cindy R., che vive a Virginia Beach in un quartiere dove abitano anche diverse delle cosiddette NATO family. «Sicuramente per voi sarà un appuntamento importante, ma qui stiamo entrando nel vivo della campagna elettorale per le presidenziali di novembre, pronti a un nuovo duello tra Donald Trump e Joe Biden. Chi sono i candidati in Europa?» chiede. «Non sono ben informata su quello che accade a Bruxelles, spero solo che non cambi nulla per quanto riguarda la guerra in Ucraina con la Russia», aggiunge Debora T.
Più ci si allontana dalle grandi metropoli, come appunto Washington o New York, poi, più il futuro di Bruxelles viene letto in “chiave americana”, come possibile fattore di destabilizzazione per gli Usa in caso di ascesa delle formazioni di estrema destra. Ne è un esempio quanto scrive il Pittsburgh Post Gazette, giornale della Pennsylvania, uno stato da 12 milioni e 300mila abitanti, il sesto più numeroso e governato dal democratico Josh Shapiro. Nel sottolineare come il sistema di voto europeo, a differenza di quello americano, lasci ampio margine di ostruzionismo anche agli oppositori, il giornale sottolinea la crescita proprio dei partiti della cosiddetta far-right, da qualche anno a questa parte. Ma anche in questo caso a preoccupare sono le possibili conseguenze. «I partiti di estrema destra offrono un’idea di ritorno al passato idealizzata, di protezione della propria identità nazionale e la promessa di aumentare soluzioni “nazionali”» a problemi come immigrazione, pressione fiscale e cambiamenti climatici, sottolinea Ronald H. Linden, professore emerito di Scienze politiche all’Università di Pittsburgh. Esperto di relazioni tra Russia ed est Europa, già direttore delle ricerche per Radio Free Europe, è anche autore di un libro eloquente sul punto di vista dei rapporti tra Usa ed Europa, “Donald Trump is wrong: America needs NATO”. Ora, alla vigilia del voto europeo Linden aggiunge: «I problemi che loro (europei, Ndr) – e noi stessi – affrontiamo come il cambiamento climatico, le migrazioni disperate e le malattie solitamente non rispettano i confini nazionali». Ciononostante le scelte politiche e i dibattiti non superano spesso neanche l’Oceano.