Politica
June 28 2024
La situazione è grave, verrebbe anche da dire «drammatica». Siamo in una fase storica e geopolitica molto chiara: Cina e Russia (con gli alleati vari) hanno dichiarato guerra all’occidente. Non c’è giorno che passa senza che Putin o Xi ci ricordano di essere stufi del mondo a guida occidentale e che lo scopo di ogni loro scelta è quello di sovvertire questo ordine che, bene o male, ha controllato le cose per qualche decennio. Roba seria, roba tosta con due leader, Putin e Xi, che a modo loro hanno un potere enorme ed intoccabile tra le mani. E noi come rispondiamo a questa offensiva bellica, economica, politica, sociale?
Rispondiamo mostrando al mondo una situazione di debolezza politica e personale mai vista prima d’ora.
Partiamo dagli Stati Uniti: è stata la notte del dibattito, il primo, tra Donald Trump e l’attuale inquilino della Casa Bianca, Joe Biden. Persino i democratici dalla prima risposta data dal LORO Presidente si sono resi conto dello stato delle cose. Un Biden imbarazzante, incerto, che ha mostrato tutte quelle debolezze e fragilità di cui si parla da tempo (e che abbiamo visto pochi giorni fa al G7 in Puglia). Nei resoconti del New York Times (non i giornali di destra…) si parla di «panico» tra gli uomini del partito al punto che si spera e si sta spingendo in maniera molto forte sul cambio in corsa di candidato. Questo signore anziano, balbettante, incerto nel muoversi e nel parlare è colui che ha provato a gestire in questi ultimi anni e mesi la guerra in Ucraina e quella a Gaza…
Dall’altra parte c’è Donald Trump; inutile descrivere il soggetto che alla presidenza c’è già stato. A novembre in poche parole gli americani si troveranno a decidere sulla base del «meno peggio» (e su questo dubbi non ce ne sono, non fosse che per semplici ragioni sanitarie e fisiche). Scegliere il meno peggio non è mai bello, non è mai un buon segno…
Mentre i due candidati Usa discutevano sul palco della Cnn ad Atlanta a Bruxelles andava in onda uno spettacolo altrettanto indecoroso. Il voto per le cosiddette posizioni apicali della nuova Ue sono state all’insegna dell’inciucio politico e passate con grosse polemiche. Venti giorni fa gli elettori dell’Unione hanno chiaramente dato un’indicazione politica favorevole alla destra; ed ecco che la sinistra trova, pallottoliere alla mano, il modo per sovvertire l’esito del voto, prendendo il potere e scegliendo i propri candidati senza nemmeno consultare un paese come l’Italia (ed irritando non solo Giorgia Meloni, ma persino Sergio Mattarella). La premier si è astenuta sul voto per Ursula Von dei Leyen (i buoni rapporti tra le due sono evidenti) ma ha votato contro Kallas e Costa (Alto rappresentante e Presidente del Consiglio Europeo).
La cabina di regia di questa operazione di palazzo non poteva che essere l’accoppiata Francia-Germania, due paesi i cui leader Macron e Scholz dal voto sono usciti con le ossa rotte. Il presidente francese in particolare riesce a fare ancora la voce grossa a Bruxelles pur trovandosi a 48 ore da un voto nazionale per la nuova Assemblea dove il rischio è del primo, storico, trionfo della destra. E la sensazione è che il risultato delle elezioni francesi influirà in maniera molto pesante e diretta anche a Bruxelles (e non è un caso che su certe decisioni si stia prendendo tempo, in attesa dello spoglio).
Insomma Usa ed Europa non sono mai state così fragili, deboli, vulnerabili.
Pechino e Mosca tutto questo lo hanno capito, da tempo, ma sicuramente dopo la nottata appena passata Putin e Xi Jinping hanno davvero motivi in più per sorridere, anzi, per farsi una grassa risata, alla faccia nostra.