Il capo dell’esercito sudanese, Abdel Fattah al-Burhan (Ansa)
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Gli Usa puntano alla svolta diplomatica in Sudan

Dobbiamo attenderci una svolta nella guerra civile in Sudan? I paramilitari delle Rsf si sono detti disponibili a partecipare a dei colloqui per un cessate il fuoco, dopo che gli Stati Uniti avevano esortato al dialogo le parti in conflitto: in particolare, Washington aveva avanzato l'idea di un vertice da tenersi il 14 agosto in Svizzera. “Gli Stati Uniti hanno annunciato che i negoziati saranno co-ospitati dall'Arabia Saudita e includeranno l'Unione Africana, l'Egitto, gli Emirati Arabi Uniti e le Nazioni Unite in qualità di osservatori”, ha riferito Al Jazeera.

“Apprezzo gli sforzi compiuti dagli Stati Uniti, dall'Arabia Saudita e dalla Svizzera nell'organizzazione di questi colloqui cruciali. Condividiamo con la comunità internazionale l'obiettivo di raggiungere un cessate il fuoco completo in tutto il Paese, facilitando l'accesso umanitario per tutti coloro che ne hanno bisogno e sviluppando un solido meccanismo di monitoraggio e verifica per garantire l'attuazione di qualsiasi accordo raggiunto”, ha dichiarato il leader delle Rsf, Hemedti. Dall’altra parte, il capo dell’esercito sudanese, Abdel Fattah al-Burhan, non ha ancora reso noto se prenderà parte ai colloqui.

Ricordiamo che al-Burhan e le Rsf sono in guerra dall’aprile dell’anno scorso. Finora si sono registrate decine di migliaia di vittime e si contano quasi dieci milioni di sfollati. Non mancano inoltre le ramificazioni di carattere geopolitico. Un tempo, la Russia intratteneva rapporti piuttosto stretti con le Rsf. Ultimamente Mosca sembra invece essersi maggiormente avvicinata ad al-Burhan. Il mese scorso, Deutsche Welle riportò che i russi erano pronti a siglare una serie di accordi nel settore della difesa con il governo sudanese. Mosca punterebbe soprattutto a realizzare una propria base navale sul Mar Rosso. Non solo. Appena pochi giorni fa, Sudan e Iran si sono scambiati gli ambasciatori dopo otto anni: ricordiamo che Teheran è uno dei principali alleati mediorientali della Russia e che, tra le varie organizzazioni terroristiche, finanzia anche quegli Huthi che da mesi infestano le acque proprio del Mar Rosso.

Sul fronte opposto, è chiaro che l’impegno diplomatico di Washington nella guerra civile sudanese è finalizzato (anche) a recuperare terreno in una regione, quella del Sahel, rispetto a cui gli Stati Uniti hanno recentemente perso influenza. Un Sahel che si è invece progressivamente spostato nell’orbita russa, soprattutto per quanto riguarda Mali, Burkina Faso e Niger. Ecco che quindi gli Stati Uniti stanno cercando di invertire la rotta. La mediazione in Sudan potrebbe offrire una significativa opportunità in tal senso. Bisognerà capire che cosa deciderà di fare al-Burhan. E quale sarà la reazione di Mosca alla proposta del vertice svizzero. Infine, coinvolgendo nella mediazione anche Arabia Saudita ed Emirati, gli Stati Uniti stanno cercando di rilanciare il proprio ruolo politico anche in Medio Oriente: un'area in cui l'amministrazione Biden ha perso notevolmente terreno in questi ultimi anni.

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