Calcio
March 17 2020
«La Uefa prende le proprie decisioni con il contributo dei propri stakeholder per il bene dell'intero sistema calcio europeo dovendo anche attenersi a quelle delle autorità dei singoli paesi e delle istituzioni sanitarie. Questo è stato in queste settimane, e sarà in futuro, il punto di partenza di ogni scelta compiuta nella gestione dell'emergenza Coronavirus": a parlare dopo il vertice (in videoconferenza) che ha rinviato al 2021 l'Europeo e cominciato a ridisegnare i calendari delle coppe e dei campionati del Vecchio Continente è Michele Uva, italiano e vice presidente della Uefa.
Il piano di intervento messo nero su bianco all'unanimità rappresenta una prima risposta organica alla situazione attuale che ha portato al blocco dei campionati in tutta Europa (si va avanti solo in Turchia). Dentro ci sono i principi cui la Uefa si è ispirata, dopo il confronto con le 55 federazioni, l'Eca (i club), l'European League (le leghe) e i rappresentati dei calciatori, per cercare di salvare la stagione e minimizzare i danni. Sarà sufficiente? E' una base programmatica condivisa ma è impossibile dirlo oggi con certezza davanti a un quadro in continua evoluzione. Ma anche il lavoro dei tecnici di Nyon non si è esaurito qui.
Uva, era inevitabile sacrificare l'Europeo spostandolo avanti di un anno?
«La Uefa, essendo una confederazione che si prende cura di tutto il sistema calcio europeo, deve tenere conto degli interessi di ciascun suo componente e dell'impatto derivante da ogni sua decisione. Abbiamo fatto la sintesi delle esigenze di tutti, tenendo in conto come stella polare la salvaguardia della sostenibilità sportiva ed economica di tutto il sistema»
Opinione diffusa che ha accompagnato le vostre scelte in questi giorni: la Uefa si è mossa tardi. Risposta?
«Assolutamente no. La realtà è che noi dobbiamo tenere in considerazione sensibilità e decisioni molto diverse le une dalle altre. C'era una disomogeneità a livello europeo nel percepire ed affrontare quanto stava accadendo ed è servito tempo per costruire questa soluzione sulla quale, va detto, si stava però lavorando già da diversi giorni»
Non è nato tutto nelle ultime 48 ore sulla spinta dell'opinione pubblica?
«No. Dovevamo tenere conto di tutto ed è quello che abbiamo fatto. Il punto cui siamo arrivati è il frutto della sintesi trovata tra tutti coloro che hanno ruolo e interessi nel calcio europeo. Nessuna scelta poteva essere fatta di getto, c'era la necessità di calcolare anche i possibili effetti correlati sulla tenuta del sistema»
Champions ed Europa League sono in salvo?
«Nell'accordo c'è scritto che saranno portate a termine»
La data del 30 giugno è un limite non valicabile per provare ad allungare ulteriormente la stagione?
«Ci sono vincoli contrattualistici e sportivi che vanno al di là della responsabilità e delle competenze della Uefa. Poter superare quella data presuppone, ad esempio, una forma di intervento da parte della Fifa sul sistema dei tesseramenti. Per ora si va avanti tenendo come data limite il 30 giugno e sono state create due task force che lavoreranno su piani paralleli per avere un monitoraggio costante della situazione. Anche i calendari sono legati alla speranza di poter riprendere l'attività, decisione sulla quale, però, ci atterremo alle indicazioni delle autorità competenti»
La priorità è stata salvare i campionati nazionali: perché?
«Salvaguardare i campionati nazionali significa salvare posti di lavoro, finanze dei club e, in ultima istanza, tutto il sistema. La priorità era questa e la Uefa ha fatto uno sforzo importante per cercare di mettere tutti al riparo. Questo era ed è il pilastro fondamentale della nostra azione: mettere gli interessi del sistema intero davanti agli interessi particolari»
Chi pagherà i danni, se ci saranno, dello spostamento dell'Europeo?
«Stiamo calcolando l'impatto dello slittamento alla prossima estate. Ci saranno chiaramente alcune perdite, ma è un sacrificio che si può affrontare. Il bilancio della Uefa è solido e ha delle riserve patrimoniali. Il sacrificio economico è ponderato e sostenibile, pensato e fatto da un'azienda forte e solida».