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August 08 2018
L'Italia si divide sull'obbligo vaccinale. La proposta di prorogare l'obbligo di un anno contenuta nel decreto Milleproroghe, che andrà all'esame della Camera a settembre, divide non solo la politica, ma anche le regioni. Ognuna a modo suo si è espressa e promette di correre ai ripari nel caso la proposta andasse in porto.
La modifica alla disciplina fortemente voluta dall'ex ministro Beatrice Lorenzin per garantire il raggiungimento della soglia della copertura vaccinale di sicurezza, pari al 95 per cento della popolazione indicata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, alla quale l'Italia si avvicina, ma con distinguo importanti da regione a regione.
I due emendamenti approvati posticipano all'anno scolastico 2019 – 2020 il divieto di accesso ai servizi educativi per l'infanzia e alla scuola dell'infanzia. Tra il plauso dei No Vax che cantano vittoria e il timore dei genitori, le regioni come reagiscono alla proroga?
“Errore politico” così il governatore della Puglia, Michele Emiliano aveva giudicato il decreto Lorenzin e quindi oggi si schiera insieme a quelle regioni (tutte a trazione centrodestra) che oggi plaudono all'iniziativa parlamentare. Con lui quindi anche il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e la Provincia di Bolzano. Rimane su una posizione più prudente la regione Lombardia che rimanda ogni decisione in merito a settembre quando la giunta tornerà a riunirsi dopo le vacanze estive.
Toscana,Emilia Romagna, Piemonte, Umbria, Sardegna, Marche e Lazio promettono battaglia a modo loro. Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti ha bollato l'iniziativa come “una scelta ideologica contro la scienza e i bambini” e si è detto al lavoro insieme alle altre regioni contrarie per studiare la soluzione migliore. Magari una legge regionale.
Mentre il governatore della Campania, De Luca è favorevole al ricorso alla Consulta per mantenere l'obbligo, spiegando che “faremo di tutto, difenderemo con i denti i risultati ottenuti - assicura - vaccinare e' un dovere, non vaccinare e' un atto di irresponsabilita' e demagogia"
Le regioni che sono sottoposte al piano di rientro del debito non hanno altra possibilità di manovra che quella di applicare la legge, non senza i mugugni delle relative giunte regionali. In questa situazione si trovano soprattutto la Calabria, l'Abruzzo (alle prese con le dimissioni del suo governatore e prossime elezioni da indire), Puglia, Sicilia, Abruzzo, Campania, Molise.