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April 08 2019
C'è un vento di sfiducia che attraversa il campionato italiano, soprattutto sta lottando a caccia di un posto in Europa. E' il vento del sospetto che la volata da 50 milioni di euro possa essere decisa non dai valori in campo, ma dagli errori arbitrali. Tanti, anche se statisticamente risulta una realtà meno drammatica, e però spesso concentrati nelle gare delle grandi.
Almeno a livello mediatico il tema è così forte che il designatore degli arbitri italiani, Nicola Rizzoli, ha dovuto fare il punto con le società: dirigenti, allenatori e capitani. Un faccia a faccia di routine, perché viene organizzato due volte all'anno, ma che è servito per cercare di mettere un punto. Spiegare e spiegarsi, senza scusarsi con nessuno ma ammettendo gli errori dove ci sono stati.
"Possiamo sbagliare, la perfezione è impossibile ma ribadisco che abbiamo le idee chiare" ha spiegato. Che, tradotto in termini concreti, significa anche ammettere ad alta voce che l'interpretazione dei falli di mano è leggermente cambiata col passare delle settimane in vista della nuova lettura operativa dalla prossima stagione. Meglio saperlo per evitare proteste inutili.
Solo passando per questo ragiomento di fondo si può arrivare alle conclusioni piegate sulla stretta attualità dell'ultima giornata, quella che ha messo Fabbri e Abisso sotto i riflettori per le loro decisioni in Juventus-Milan e Lazio-Sassuolo. Il verdetto è chiaro: promosso Abisso ("Il mani di Locatelli è sanzionabile"), bocciato Fabbri ("Decisione non supportabile") su cui si è abbattuta la rabbia del Milan.
Un errore considerato unico nella sua direzione, per gravità, visto che altri rilievi pubblici non gli sono stati riservati e che lo porterà a qualche riflessione nel finale di campionato. Al capo dei fischietti non piace parlare di "stop" o "punizione", ma di serenità da ritrovare. Di sicuro era al primo big match della carriera da frasco internazionale e per qualche tempo dovrà restare dietro le quinte.
Abisso, invece, viene ritenuto sulla strada del recupero dopo il disastro del rigore finale di Fiorentina-Inter che aveva fatto urlare allo scandalo anche se l'espressione del volto con cui ha affrontato la review dell'Olimpico la dice lunga sulla sua serenità attuale.
Dal punto di vista statistico gli arbitri italiani stanno usando il Var con maggiore frequenza rispetto alla passata stagione. A dirlo sono i numeri delle prime 313 partite (14 di Coppa Italia): 121 interventi, uno ogni 2,58 contro i 135 in 397 dell'anno scorso (uno ogni 2,9). Significa che in media ce ne sono 4 a giornata di campionato contro i 3 precedenti.
Dei 121 interventi, in 89 casi si è arrivati alla correzione della decisione iniziale di campo del direttore di gara mentre in 32 c'è stata la conferma della prima indicazione. Diciotto gli errori segnalati: 8 su rigori, 5 per falli di mano, 2 espulsioni, un fuorigioco e una revisione fuori protocollo. La percentuale di errore è scesa dall'1,02 allo 0,91 per cento.
Crescono le ammonizioni (100) ed espulsioni (9) per proteste ed è un pessimo segnale: +20%. Si è tornati ai numeri dell'era pre-Var dopo essersi illusi che la possibilità di rivedere gli episodi controversi avesse placato gli animi.
Non è così, non quest'anno con i tanti dubbi seminati qua e là nel corso del campionato. Un peccato mortale e lo sforzo maggiore che devono fare per primi gli arbitri, senza lasciare spazio alle ombre e ai retropensieri.