La variante indiana del Covid fa poca paura (ed il vaccino funziona)
Come c'era da aspettarsi la variante indiana ha fatto il suo ingresso in Italia. Dopo i due casi positivi sequenziati a Firenze del 10 aprile sono stati accertati altri due casi a Bassano in Veneto. Ad essere positivi due cittadini indiani al rientro dal paese asiatico. La variante, denominata B.1.617 è caratterizzata da due mutazioni chiave nella proteina spike (L452R e E484Q), ma al momento non è stato dimostrato che si diffonda più velocemente o che sia più letale rispetto alle altre. Il ministro Speranza in attesa di dati certi sulla pericolosità della mutazione indiana ha bloccato l'ingresso in Italia per chi ha transitato in India negli ultimi 14 giorni e resta alta l'attenzione in molte regioni vista l'elevata presenza di comunità Sikh.
Dopo Portogallo, Olanda, Irlanda, Germania Belgio e Gran Bretagna, adesso spetta all'Italia fare i conti con la nuova variante che si sta diffondendo molto velocemente in India dove si è passati dallo 0,1 per cento dei contagiati al 30 per cento con un milione di casi in poche settimane, di cui oltre 300 mila contagi nelle ultime ore e circa 3000 decessi. Una percentuale che rimane comunque contenuta rispetto agli altri paesi considerando che la popolazione dell'India conta 1,35 miliardi di abitanti ma comunque devastante per il loro sistema sanitario arrivato velocemente al collasso.
Quanto é pericolosa la variante indiana?
Dal punto di vista funzionale non si sa nulla, o meglio si sa qualcosa limitatamente all'effetto delle singole mutazioni che la caratterizzano, ma non sul loro effetto nel complesso- ci spiega il genetista Marco Gerdol dell'Università di Trieste. Sulle VOC direi questo: qualsiasi mutazione è frutto di un processo casuale e qualsiasi variante nasce, in origine, da un singolo individuo. E' poi l'eventuale vantaggio evolutivo legato ad una migliore fitness a determinare la selezione o meno di una variante e a portare eventualmente al suo aumento di frequenza. Per quanto ne sappiamo, l'ipotesi più probabile per spiegare la comparsa delle VOC è quella di una selezione avvenuta in un paziente immunocompromesso nel quale l'infezione sia durata molto a lungo, e la successiva diffusione nella popolazione è stata legata (per P.1 e B.1.351) alla frazione relativamente piccola di individui suscettibili rimasta a Manaus e nell'Eastern cape.
Come si spiega una diffusione così veloce in India?
E' chiaro che qualsiasi evento di rapido aumento dei casi associato all'aumento di frequenza di una nuova variante può essere un campanello d'allarme, ma per ora non abbiamo davvero alcun elemento per dire nulla. L'unica cosa che potrebbe essere indicativa è la presenza della mutazione P681R, che effettivamente è comune a tante altre varianti emergenti (spesso sotto forma di P681H, come nella B.1.1.7). Questa è molto vicina al sito polibasico e quindi potrebbe favorire un più efficiente impacchettamento della spike nel virione. Si tratta comunque di considerazioni molto speculative. Inoltre le stime di frequenza a disposizione per la valutazione sono comunque molto grossolane, visto che si sequenzia poco e solo in alcuni stati.
I vaccini ed i monoclonali possono innescare anche loro delle mutazioni del virus?
Credo che l'emergenza di nessuna delle attuali variants of concern sia imputabile a vaccini e/o monoclonali, ma tutte a situazioni di alta sieroprevalenza per infezione naturale nella popolazione. Certamente un trattamento con monoclonali può selezionare varianti immune escape nello stesso modo, ed altrettanto certamente una ampia immunizzazione tramite vaccinazione determinerà un aumento di frequenza nel tempo di varianti che riescono parzialmente ad eludere la risposta immunitaria.
I vaccini sono efficaci contro la variante indiana?
Per quanto riguarda la variante indiana c'è un preprint che però riguarda il solo Covaxin (che è un vaccino simile a quello Sinovac, che stanno già somministrando in India). Sembra che il siero di vaccinati sia in grado di neutralizzare il virus piuttosto bene: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2021.04.23...
Anche per il genetista Giuseppe Novelli direttore del Laboratorio di Genetica Medica del Policlinico Universitario di Tor Vergata di Roma non c'è da allarmarsi
No, non possiamo fare il terrorismo delle varianti ma dobbiamo tenere presente delle cose molto importanti. La prima è che quando si scopre una variante va dimostrato non solo al computer ma con la ricerca in laboratorio se è più infettiva rispetto alle altre.La seconda è se in tempi brevi prende la dominanza sulle altre varianti com'è stato per quella inglese. La terza se causa una forma più grave della malattia ed infine la quarta se infetta i guariti e i vaccinati. Quindi finché non si verificano queste cose dobbiamo stare tranquilli, sereni e vaccinarci
Da quanto circola la variante indiana?
È una variante che conosciamo dal 5 ottobre 2020, non è assolutamente vero che è una cosa scoperta adesso ed è depositata su Gside la banca dati dove tutti i laboratori che producono sequenze genomiche depositano le loro informazioni. Purtroppo l'Italia deposita poco per ragioni non scientifiche ma organizzative ed economiche, perché non abbiamo una sorveglianza genomica adeguata come avremmo dovuto avere da tempo. La variante comunque e stata vista in Inghilterra a febbraio poi negli Stati Uniti e oggi sappiamo che è presente in almeno 20 paesi diversi compresa l'Italia.
Perché è stata definita la doppia mutante?
Qualcuno l'ha definita la doppia mutante ma è una stupidaggine, in genetica non ha senso. Le varianti sono varianti del virus e ne possono contenere più punti e questa indiana ne ha almeno 13 già noti. È normale che i virus replichino e mutino è nella loro biologia. Meno circolano e meno mutano.
Perché si è diffusa così velocemente in India?
Questa variante è presente nel 70 per cento dei genomi indiani sequenziati. Al momento quindi è molto diffusa in India.Quando scoppia una pandemia sono tre le cose che contano. Il patogeno, (virus) l'ospite (l'uomo) e l'ambiente (le condizioni socio sanitarie la densità di una popolazione e le caratteristiche di un gruppo di persone). In base a questi principi, l'India ha la caratteristica di un grande densità di popolazione che certamente favorisce la circolazione del virus e il Covid ha bisogno di replicare negli uomini o negli animali per sopravvivere. Basti pensare ai visoni. Perché si è diffuso tanto tra loro al punto di ucciderne un milione? Perché erano in gabbie strette. Migliaia di animali a contatto l'uno con l'altro. In questa situazione il virus va a nozze, perché ha le condizioni ottimali per la replicazione: alta densità dell'ospite e spazi comuni.
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