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July 16 2018
“Aprire chiese, conventi, monasteri agli immigrati che fuggono da guerre, persecuzioni, malattie, fame”. Lo aveva chiesto con un appello forte e chiaro papa Francesco all'inizio del suo pontificato a cristiani, diversamente credenti, non credenti, uomini e donne di buona volontà. Torna a chiederlo ora, sulla scia delle polemiche esplose tra il governo italiano e il resto dell'Europa per le continue tragedie delle morti nel Mediterraneo e il problema dell'accoglienza dei popoli delle migrazioni, padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, una vita trascorsa tra le periferie africane, una delle voci più autorevoli in materia di aiuto a ultimi, bisognosi e perseguitati.
Attraverso le colonne del quotidiano cattolico Avvenire, il giornale della Conferenza episcopale italiana, padre Zanotelli – che dopo gli anni vissuti in terre di missione ora vive nel quartiere Sanità di Napoli “periferia simbolo delle disuguaglianze e delle devianze minorili”, come lui stesso è solito spiegare – ha rilanciato l'originario progetto di papa Francesco invitando, prima di tutto i cristiani, alla “coerenza” di dire “no” alle politiche dei rifiuti e dei respingimenti “con la preghiera e, se possibile, con gesti di disobbedienza civile, di carità e di misericordia, secondo gli insegnamenti del Santo Padre”. Gesti sempre più “urgenti e necessari”, sottolinea Zanotelli perchè “qui è in gioco la vita di migliaia di donne, bambini, uomini che chiedono solo di poter continuare a vivere” che però troppo spesso ormai – lamenta il religioso - trovano la morte nei nostri mari per i troppi rifiuti messi in pratica da determinati partiti per cercare facili consensi elettorali e scorciatoie per il potere.
In che modo? Mettendo in pratica – spiega il missionario – proprio “quella disobbedienza che ci ha insegnato Gesù nel Vangelo”, ripresa anche dagli esempi che ci sono stati dati dalla “non violenza di Gandhi e di Martin Luther King”, apostoli e martiri della pace che hanno dato la loro vita per il riscatto di oppressi, perseguitati, ultimi. E prendendo proprio ad esempio le scelte controcorrente fatte da Gesù per aiutare il prossimo sofferente, Zanotelli propone “alla Chiesa italiana di seguire l'esempio statunitense e diventare sanctuary, vale a dire rifugio per chi è destinato ad essere deportato in Paesi dove rischia la morte”.
Vera e propria condanna a morte per migliaia di innocenti, tra cui tanti bambini e bambine – avverte il religioso – che “da cristiani non possiamo permettere. Trasformare le chiese in sanctuary era una pratica in voga negli anni 80 e che la Chiesa cattolica nordamericana ha ripreso con l'avvento di Donald Trump alla Casa Bianca”. Tornare a fare delle chiese (parrocchie, conventi, monasteri, comunità...) dei santuari di accoglienza per profughi e rifugiati, specialmente quelli che sono costretti a fuggire da guerre e persecuzioni attraversando il Mediterraneo con mezzi di fortuna e alla mercè di mercanti di morte, significa per Zanotelli “offrire rifugi sicuri a chi chiede aiuto” in ambienti extraterritoriali dove essere curati, rifocillati e messi in condizione di aspettare momenti migliori per ritornare in patria o rifarsi un'altra vita lontano da conflitti e oppressioni.
Si tratta, in sostanza, di una via evangelica per dare speranza ai perseguitati di oggi che, conclude il religioso, riguarda tutte le popolazioni sofferenti, “non solo i cosiddetti stranieri che bussano alle nostre porte, ma anche i poveri italiani che purtroppo a volte non sono teneri con i migranti. “È un vero dramma nel dramma – conclude – e proprio per questo ho scelto di vivere a Napoli nel Rione Sanità accanto alla gente più bisognosa. È fondamentale che la Chiesa stia accanto a tutti i poveri. Non sempre non lo è stata, purtroppo. Ringrazio papa Francesco per la sua chiarezza su questo e per i suoi continui richiami alla coerenza cristiana e alla Misericordia divina. Alla fine è più tollerabile la miseria in Africa perchè in un ghetto vivono tutti la stessa condizione. Qui essere esclusi è intollerabile, ecco perchè certi partiti alimentano la rabbia e riscuotono consensi. Ma i cristiani, Vangelo alla mano, non lo possono tollerare e continuare a far finta di niente”. Da qui l'appello, “aprite le porte delle chiese agli oppressi, senza paura”.