Continua la caccia alla «Vedova Bianca», la regina del terrorismo islamico

Dopo un lungo silenzio e moltissime segnalazioni sulla sua presenza in varie parti del mondo, la donna più ricercata del pianeta, Samantha Louise Lewthwaite è fuggita dalla roccaforte degli Al-Shabaab in Somalia, dove ha vissuto negli ultimi sette anni, e ha raggiunto lo Yemen a bordo di una barca a vela dopo essere stata ripudiata dall’ultimo marito, il signore della guerra Hassan Maalim Ibrahim conosciuto come ‹‹lo sceicco Hassan››. La 38enne terrorista di origine britannica, madre di quattro figli (avuti da tre padri diversi e tutti jihadisti), originaria di Aylesbury nel Buckinghamshire, è ritenuta essere responsabile della morte di centinaia di persone in vari attacchi terroristici. La White Widow (La vedova bianca: così è soprannominata dalle agenzie di intelligence) ora si troverebbe in una zona impervia controllata da Al -Qaeda e porterebbe velo integrale e guanti per nascondere la sua pelle bianchissima e gli occhi verdi ma i servizi segreti britannici sono certi che la donna si sia anche sottoposta (probabilmente in Sud Africa) ad uno o più interventi di chirurgia plastica. Ora sarebbe attiva nella lunga guerra civile in corso nello Yemen tra le Forze governative e gli islamisti e secondo le informazioni dell’intelligence inglese la Lewthwaite si starebbe occupando del reclutamento di attentatori suicidi (donne e uomini), compreso kamikaze maschi di appena 15 anni che la stessa Lewthwaite imbottisce di eroina. É inoltre certo che si occupa personalmente dell’addestramento dei suoi figli.

Chi è Samantha Lewthwaite

Cittadina britannica nata nel 1983 in Irlanda del Nord (dove si trovava la famiglia in quanto il padre era militare di carriera) e cresciuta ad Aylesbury, nel Buckinghamshire. Cresciuta in un ambiente cattolico, ha studiato politica e religione alla School of Oriental and African Studies per poi iscriversi alla University of London ma, dopo pochi esami, lascia gli studi. Il 1994 è l’anno che gli cambia la vita: i suo genitori si separarono dopo anni di matrimonio burrascoso, un fatto che gettò Samantha Lewthwaite in una profonda crisi psicologica. A quel punto iniziò a frequentare alcune ragazze musulmane che vivevano nel suo stesso quartiere e che, oltre ad aiutarla ad elaborare la separazione dei genitori, fecero sì che la ragazza si convertisse all’islam grazie anche ai sermoni incendiari del predicatore giamaicano convertito Trevor Forrest conosciuto come Sheikh Abdullah el-Faisal. La Lewthwaite scelse il nome musulmano di Sherafiyah e iniziò a portare il velo e a frequentare le moschee, ed è qui che conoscerà Germaine Maurice Lindsay (1983- +2005), in seguito anche noto come Abdullah Shaheed Jamal, che sposerà nel 2002.

Gli attentati di Londra del 2005

All’apparenza la giovane coppia non insospettisce, nessuno sospetta che l’uomo è uno dei referenti sul suolo britannico di Al-Qaeda e degli Al-Shabaab somali. Così, mentre Samantha Lewthwaite è incinta del loro secondo figlio, il marito la mattina del 7 luglio 2005 si fa esplodere mentre viaggiava tra le stazioni della metropolitana di King’s Cross e Russell Square a Londra (26 morti). Con lui in attacchi simultanei agiranno altri tre attentatori kamikaze: Mohammad Sidique Khan, Shehzad Tanweer e Hasib Hussain. Bilancio finale 56 morti e 700 feriti. Agli inquirenti che la interrogano nelle ore successive alla tragedia Samantha Lewthwaite racconta di non sapere nulla delle attività del marito aggiungendo che ‹‹odia gli estremisti e la violenza››. Si fa intervistare a pagamento dai tabloid britannici e dalle tv che, così come gli inquirenti, si bevono la recita della vedova inconsolabile del tutto ignara delle attività del marito jihadista. Alla fine l’intelligence inglese mette insieme i pezzi e scopre che la donna ha mentito su tutto e una mattina all’alba (siamo nel 2005) si presentano a casa sua per arrestarla, ma Samantha nel frattempo si è volatilizzata insieme ai suoi bambini lasciando anche una montagna di debiti.

Latitante dal 2005

Da quel momento è ricercata in tutto il mondo dall’Interpol, dalla CIA, dall’MI5 e dall’MI6 e dai i servizi segreti di alcuni Paesi africani nei quali ha vissuto (Kenya e Sud Africa). Risultati? Nessuno sa dove sia. Cominciano a diffondersi notizie sulla sua morte ma poi, nell’agosto del 2011, un agente sotto copertura dei servizi segreti kenyoti gli scatta una foto: si trova i figli e con Habib Saleh Ghani- Abdi Wahid, terrorista britannico, diventato suo nuovo marito, mentre attraversano il confine con la Somalia. Non vengono arrestati perché la White Widow presenta un falso passaporto sudafricano a nome di Natalie Webb mentre l’uomo che morirà a Mogadiscio nel 2013, in tasca ha un passaporto mozambicano a nome Marco Costa. Nel dicembre 2011 la polizia keniota, dopo una lunga indagine, fa irruzione in una proprietà di Mombasa (Kenya) dove arresta il 29enne britannico-giamaicano Jermaine Grant-Ali Mohammed Ibrahim in procinto di colpire alcuni hotel di Mombasa all’epoca pieni di turisti a causa del Natale. L’uomo confessa tutto e dice persino che il suo capo non è un uomo: racconta di prendere ordini da Samantha Lewthwaite. Nel gennaio 2012 sembra la volta buona: una soffiata indica alla polizia che una donna dalla carnagione bianca a nome Natalie Webb vive in un appartamento di Mombasa intestato all’ex moglie del finanziere terrorista Musa Hussein Abdi. È tutto vero, peccato che all’arrivo delle forze dell’ordine la Lewthwaite era già fuggita. Nel luglio 2012, viene sospettata di essere coinvolta in un attacco con granate avvenuto al bar Jericho di Mombasa durante una partita di calcio di Euro 2012 tra Inghilterra e Italia. Poi nel settembre 2013 viene collegata all’attacco al centro commerciale Westgate a Nairobi ( 71 morti e 200 feriti). Nell’ottobre 2013 viene ritrovato un suo laptop dove, oltre alle sue foto con i figli, ci sono istruzioni su come fabbricare bombe e alcune poesie, una in omaggio a Osama bin Laden, inizia così: ‹‹Oh sceicco Osama mio padre, mio fratello. Il mio amore per te è come nessun altro››. Un mese prima il Mossad (servizi segreti israeliani) aveva informato la polizia sudafricana che la Lewthwaite era stata vista a Pretoria (Sud Africa) nel quartiere di Acadia, proprio dove sono ubicate la maggior parte delle ambasciate. Troppo tardi, scappa di nuovo. Altro matrimonio nel 2014, il prescelto stavolta è lo sceicco somalo Hassan Maalim Ibrahim che per averla uccide dei rivali tutti invaghitisi dell’inglese dagli occhi verdi. Poi su Samantha Lewthwaite cala di nuovo il silenzio fino al 2020 anno nel quale Netflix produce la docu-serie intitolata World’s Most Wanted. Nei cinque episodi si raccontano le storie di alcuni dei fuggitivi più ricercati del pianeta e il terzo episodio della serie è dedicato proprio a lei, la White Widow che nessuno riesce mai a catturare.

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