A Venezia Le verità (e le bugie) di Catherine Deneuve e Juliette Binoche
"È bello avere sogni". "È più facile non averne".
Sul filo di una sceneggiatura che misura ogni parola e spesso scaglia frasi di realismo tagliente, il nuovo film di Hirokazu Koreeda apre la Mostra del cinema di Venezia, edizione 76. La vérité, film in francese, soprattutto, e in inglese, primo non in lingua madre per il regista giapponese, ha la prima proiezione per il pubblico in Sala Grande alle 19 del 28 agosto (arriverà nelle sale italiane con il titolo Le verità dal 3 ottobre distribuito da Bim). È in corsa per il Leone d'oro.
Di fronte due fari del cinema francese, attrici di bellezza e charme inossidabili. Da una parte Catherine Deneuve, 75 anni, lontana dalla silhouette di Bella di giorno ma sempre così imperante. Sorriso lieve e sicuro, ruolo in mano e addosso dall'inizio alla fine, il set - come anche la sala delle conferenze al Lido - sembra il suo trono. Dall'altra parte, Juliette Binoche, 55 anni, sempre più luminosa, dalla sensibilità espressiva ancora capace di maturare e screziarsi. Sono rispettivamente la mamma e la figlia chiamate all'incontro e allo scontro da Hirokazu Koreeda, gran tessitore di legami famigliari (e non), di relazioni complesse dalle sfaccettature molteplici.
Palma d'oro a Cannes nel 2018 con Un affare di famiglia, Koreeda con La vérité non tocca quel vertice di costruzione narrativa e intimista, ma sa indagare tra colpe, ferite e recriminazioni, smuovendo riflessioni ed emozioni. Applausi pieni per lui - non scroscianti - alla prima per la stampa in Sala Darsena.
In conferenza stampa, invece, è un applauso lunghissimo e ammirato, per le due dive, ma anche per il regista, accompagnato da altre tre brave attrici dai ruoli minori, Ludivine Sagnier, Manon Clavel (che voce profonda!) e Clémentine Grenier, simpatica bimbetta.
"È da 14 anni che volevo girare con Koreeda, credo sia il sogno di qualsiasi attore", racconta Binoche. "Ed ero piccolissima quando mi innamorai di Catherine Deneuve. Per me è la rappresentazione della femminilità. Recitare con lei è una consacrazione. Questo film per me è la completa realizzazione di un sogno".
Koreeda sembra aver disegnato il ruolo di Deneuve su di lei: interpreta Fabienne, un'attrice francese di successo che ha ormai superato i 70 e ha un rapporto alquanto complicato con la figlia Lumir (Binoche), sceneggiatrice a Hollywood e moglie un attore di serie B (Ethan Hawke, assente al Lido). Fabienne si ostina, senza modestia, ad atteggiarsi da diva e a sprezzare quasi tutti attorno a lei, combattendo contro gli anni che passano e sfornano nuove belle attrici più giovani di lei. Tra queste c'è Manon (Clavel), attrice emergente che ricorda molto nella presenza e nella voce una diva del passato, sua amica, morta tragicamente.
"Ho messo molto di me nel personaggio di Fabienne", dice Madame Deneuve. "E in Fabienne c'è molto di me: è stato divertente interpretare un'attrice, che è anche madre, come me. Capisco perfettamente questa donna".
Lumir torna in Francia dalla madre, dopo l'uscita della sua autobiografia. È una sorta di resa dei conti: Fabienne, madre presa dalla sua luce e poco presente, Lumir, che ha cercato di fuggire da lei senza riuscirci.
"Anche in questo film, come nei miei lavori precedenti, c'è un elmento di dramma famigliare. È una storia tra madre e figlia che non arriva a una risposta", spiega Koreeda. "In questa magia, c'è anche della bugia".
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