Immagine del film "Vermiglio" (Foto: Lucky Red)
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Perché Vermiglio di Maura Delpero è il migliore candidato per l'Italia agli Oscar 2025

Affresco al contempo gentile e crudo di un’Italia che non c’è più, Vermiglio di Maura Delpero è stato scelto come candidato dell’Italia agli Oscar 2025 per il miglior film internazionale. Ed è senz’altro la scelta giusta. Ecco perché.

Perché Vermiglio è il migliore candidato all’Oscar

Prima ancora che Vermiglio conquistasse il Leone d'argento all’ultima Mostra del cinema di Venezia, l’avevamo detto: tra i cinque film italiani presentati in concorso al Lido, è stato il più bello. Di stessa impressione, tra i giudizi carpiti qua e là, la stampa estera.

Ambientato alla fine della Seconda guerra mondiale, in un villaggio di montagna sulle Alpi trentine che quasi sembra essersi dimenticato del conflitto, Vermiglio è un racconto cadenzato dalle stagioni, in dialetto, di semplicità e vitalità. Un piccolo film d’autore che, nel riflesso dei pendii che puntano la Val di Sole, acquisisce grandezza.

Narra di una famiglia, con poco cibo e tanti figli, che accoglie un disertore. Unisce attori professionisti – come Tommaso Ragno, a una delle sue interpretazione migliori – e neofiti, centrando una spontaneità che, pian piano, scalda il cuore. Se si supera l’iniziale resistenza al suo ritmo naturalistico lento, si resta poi avvinti dalla sua poetica delle piccole cose.

È stato scelto come film che rappresenterà l’Italia alla 97^ edizione degli Academy Awards, per la categoria Best International Feature Film Award, «per la sua capacità di raccontare l’Italia rurale del passato, i cui sentimenti e temi vengono resi universali e attuali».

Meglio Vermiglio di Parthenope, senza dubbio

Vermiglio l’ha spuntata, con merito, tra ben 18 film che si erano candidati per rappresentare l’Italia agli Oscar.

I contendenti ad aver avuto la peggio sono: Accattaroma di Daniele Costantini, Campo di battaglia di Gianni Amelio; Cento domeniche di Antonio Albanese; Confidenza di Daniele Luchetti; Food for profit di Giulia Innocenzi e Pablo D'Ambrosi; Gloria! di Margherita Vicario; I bambini di Gaza - Sulle onde della libertà di Loris Lai; Il mio posto è qui di Daniela Porto e Cristiano Bortone; Il tempo che ci vuole di Francesca Comencin; L'altra via di Saverio Cappiello; La casa di Ninetta di Lina Sastri; La vita accanto di Marco Tullio Giordana; Lubo di Giorgio Diritti; Palazzina Laf di Michele Riondino; Parthenope di Paolo Sorrentino; Volare di Margherita Buy; Zamora di Neri Marcorè.

L’escluso big? Paolo Sorrentino, che nel 2014 regalò all’Italia uno storico Oscar con La grande bellezza. Ma Parthenope - che arriverà in sala il 24 ottobre - è ben lontano dal Sorrentino migliore. Anzi, purtroppo è la rappresentazione perfetta dell’involuzione avuta dal regista dopo quel trionfale traguardo. È un Sorrentino che si guarda sempre più allo specchio, in balia dell’ostentazione di sequenze e battute a effetto, artificiose. È un esercizio di stile fine a se stesso, percorso da personaggi inverosimili.

Anche al Festival di Cannes, dove fu presentato in concorso e ne uscì senza premi, Parthenope raccolse recensioni controverse e tutt’altro che entusiaste.

Celeste Dalla Porta nel film "Parthenope" (Foto: Gianni Fiorito)

Il giudizio positivo della stampa internazionale

Vermiglio, invece, sembra già stuzzicare i palati anche fuori dai confini patri. È un’elegia sulla montagna e sull’Italia che fu, che sa di antico e di universale al contempo.

Al suo secondo film, classe 1975, Maura Delpero vanta già un’allure internazionale. Il suo esordio al lungometraggio,Maternal, si era fatto notare al Locarno Film Festival nel 2019, ed era riuscito ad avere già una distribuzione anche fuori dall’Italia.

«Sono un’outsider», ha detto la regista bolzanina dopo l’annuncio della candidatura. «Insieme a Vermiglio ci saranno film meravigliosi da tutto il mondo ed è difficile dire come finirà, ma io vado avanti sapendo di aver lavorato sodo, di essere serena, di avere tanti feedback positivi dagli spettatori».

I feedback positivi arrivano anche dalla critica estera e - cosa importante nell’ottica Oscar - americana. Variety ne scrive così: «Il notevole, crudo e affascinanteVermiglio si svolge nel passato, ma funziona come un futuro segreto di famiglia che si svolge al presente, una prospettiva che non è del tutto divina, ma proviene da quello che potremmo anche chiamare Dio».

Entusiasta il Guardian: «Il film è recitato meravigliosamente, con un naturalismo senza effetti, dal suo cast di professionisti e di esordienti, e gioca un pizzicato stravagante, quasi spudorato, sulle corde del cuore del pubblico».

Gli fa eco Deadline: «Tecnicamente è un capolavoro del cinema d'epoca, una visione immersiva della vita rustica così ricca di autenticità che potrebbe ispirare gli spettatori più entusiasti a indossare un cappello popolare e a trovare lavoro in un museo del patrimonio culturale, lavorando alla filatrice a mano».

Perché tra i 18 film candidati all’Oscar 2025 mancava il fenomeno di pubblico e critica C’è ancora domani di Paola Cortellesi? Perché era già stato tra i candidati lo scorso anno e fu scartato a favore di Io capitano. Fu messo in lizza quando ancora non aveva raggiunto le sale e non si era trasformato nel clamoroso successo che è stato.

I film contendenti al miglior film straniero

Ora la prima sfida per Vermiglio è entrare nella short list a 15 film che sarà annunciata il 17 dicembre. Se dovesse farne parte, l’attesa sarebbe poi tutta per il 17 gennaio 2025, quando ci sarà l’annuncio delle nomination agli Oscar e quindi dei cinque candidati finali a miglior film internazionale.
La cerimonia di consegna degli Oscar si terrà a Los Angeles il 2 marzo 2025.

Dalle altri parte del mondo, Vermiglio avrà come rivali, tra i vari, Ainda estou aqui di Walter Salles per il Brasile, altro film che a Venezia ha conquistato il nostro cuore (Premio Osella per la migliore sceneggiatura). E poi per la Francia Emilia Pérezdi Jacques Audiard, Premio della giuria e migliore interpretazione femminile a Cannes, per il PortogalloGrand Tourdi Miguel Gomes, Prix de la mise en scène a Cannes, per la GermaniaIl seme del fico sacro di Mohammad Rasoulof, per il Marocco Everybody loves Touda di Nabil Ayouch…

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