Vertice Nato a Bruxelles, l'Alleanza scricchiola tra crisi di governo e richieste di nuove armi

Oggi e domani a Bruxelles si tiene il vertice dei ministro degli Esteri dei Paesi dell'Alleanza atlantica, l'ultimo con Joe Biden come presidente Usa ma il primo nel quale si parla apertamente di possibilità di organizzare colloqui di pace tra Russia e Ucraina. Con un fatto che nessuno vuole ammettere: Putin ha quasi vinto. Il tutto presieduto dal Segretario Generale della Nato, l'ex premier olandese Mark Rutte, mentre Vladimir Putin vuole guadagnare ogni metro di territorio possibile, possibilmente per conquistare tutto il Donbass prima di sedersi a un tavolo, e Zelensky cerca il modo per entrare a far parte della Nato rapidamente, anche se l'Alleanza non può più dare alcuna certezza a Kiev. L'Ucraina ha infatti lanciato un appello per una piena adesione all'Alleanza come unica garanzia di sicurezza di fronte all'invasione russa, in vista della riunione, dichiarazione alla quale è subito seguita una risposta russa da parte del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov all'agenzia Ria Novosti: “L'ingresso dell'Ucraina nella Nato sarebbe inaccettabile e un evento minaccioso, questo sarebbe assolutamente in contrasto con la nostra tesi sull'indivisibilità della sicurezza, la sicurezza di un Paese non può essere garantita a spese della sicurezza di un'altra nazione, pertanto una tale decisione è inaccettabile perché sarebbe un evento che ci minaccerebbe. E ciò non eliminerebbe le cause profonde di quello che sta succedendo. Le cause del perché abbiamo cominciato l'operazione militare speciale”. Per il Segretario Rutte più che l'adesione conta “il sostegno militare”, come ha dichiarato lui stesso in un'intervista al Financial Times, riferendo di aver messo in guardia il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump sulla “grave minaccia” per Europa e Usa che potrebbe nascere con un avvicinamento di Cina, Iran e Corea del Nord se l'Ucraina fosse spinta a firmare un accordo di pace a condizioni favorevoli solo per la Russia.

Ma Kiev l'invito formale a entrare nell'Alleanza non lo riceverà a breve, lo hanno sempre sostenuto Germania e Usa. Per Rutte è importante aumentare il sostegno militare a Kiev in vista di eventuali colloqui di pace per “assicurarsi che quando Zelensky deciderà di partecipare ai colloqui di pace, potrà farlo da una posizione di forza, perché” ha aggiunto, “Kiev ha bisogno di meno idee su come organizzare il processo di pace e di più aiuti militari e in questi due giorni ci concentreremo su questo”. Tuttavia la narrazione che una sconfitta dell'Ucraina, ovvero la perdita di territori che comunque non controllava completamente neppure prima del febbraio 2022, nonché l'addio definitivo alla Crimea, metterebbe a rischio l'Europa, ormai scricchiola per tutti tranne che per i Paesi che con la Russia confinano direttamente.

Pesano sul vertice due situazioni. La prima: la nuova Commissione europea che si insedierà a giorni è meno rigida sulle pre-condizioni necessarie per incoraggiare una mediazione. La seconda: Germania e Francia hanno gravi problemi interni, ma mentre Parigi si candida a fare concorrenza agli Usa per le future forniture di armi (ha già cominciato addestrando i piloti ucraini e decidendo di fornire i Mirage 2000-5), a Berlino il 6 novembre è caduto il governo Scholz e si resta fermi sulle forniture concordate mesi fa, quindi la Germania può soltanto dare a Zelensky armi leggere (concordate precedentemente), ma non più nuovi carri armati. Certamente il presidente ucraino farà ogni sforzo per essere invitato a far parte della Nato, ma le condizioni affinché ciò possa avvenire non ci sono ancora, e probabilmente neppure le opportunità politiche. Anzi, c'è da giurare che visto l'imminente ritorno di Trump alla Casa Bianca, dentro l'Alleanza si farà a gara per specificare che la Nato non è in guerra insieme con Kiev, e che le armi vengono fornite da tutti i Paesi con accordi diretti quando non interni alla Comunità europea. E a meno di due mesi dal nuovo trasloco da Miralago a Washington, a poco vale la promessa fatta da Biden la scorsa settimana per nuovi aiuti militari, comprese le mine antiuomo, decisione che il Tycoon potrebbe annullare rapidamente, stante che ha promesso di far finire la guerra e anche di far risparmiare denaro ai cittadini americani. C'è poi l'oggettiva situazione della popolazione ucraina, con oltre 40.000 fascicoli d'indagine aperti per diserzione e 20.000 per mancati rientri al fronte, con la gente stremata dai bombardamenti e una nazione da ricostruire con le promesse occidentali, che non saranno gratuite. Con un governo da rinnovare, la proposta di perdere i territori magari unita a quella di poter entrare nell'Unione Europea entro 5 anni diventerebbero condizioni plausibili. Peraltro, da mesi Kiev chiede a Berlino di costringere i giovani destinati all'arruolamento a rientrare in Ucraina, si stima oltre 200.000 persone, ma con la caduta del governo tutto si fermerà ancora e chissà per quanto tempo. L'arrivo di Trump porta un chiaro proposito: far aumentare le spese militari delle nazioni alleate oltre il 2%, dichiarazione che fece all'indomani della rielezione e che ha ribadito oggi pomeriggio. Il corrispettivo del 2% del Pil nazionale in armamenti è il minimo che nel primo mandato era considerato necessario e che l'ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni assicurò che anche l'Italia avrebbe raggiunto, cosa che non è ancora avvenuta e che implica ancora molto tempo per essere realizzata. Una cosa che ci tocca da vicino, poiché nel 2024 i Paesi che superano questa soglia sono 23, in una classifica che vede prima la Polonia (al 4,13%), tutte le altre nazioni al di sopra tranne l'Italia (1,68%) e la Spagna (1,3%).

Stanti le crisi di governo francese ancora in corso e quella tedesca conclamata, l'Italia risulta avere un asso nella manica: svolgere un ruolo fondamentale nelle relazioni in vista dei colloqui di pace, avendo sempre mantenuto la medesima posizione e essendoci imposti limiti nell'invio di armi (anche missili antiaerei) che apparentemente abbiamo rispettato, al contrario di altre nazioni che da materiali per difesa come elmetti e giubbotti antiproiettile è finita per mandare missili a medio raggio, aeroplani e obici.

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