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August 27 2019
Suggellato da un'inedita conferenza stampa congiunta Francia-Stati Uniti, il G7 di Biarritz si è chiuso con pochi passi in avanti effettivi ma registrando una sorprendente convergenza fra il padrone di casa, Emmanuel Macron, e il presidente americano Donald Trump. Sorprendente perché all'apertura del summit lo stesso Trump aveva minacciato di imporre dazi anche sui pregiati vini francesi come rappresaglia alle nuove norme di Parigi per tassare i giganti del web americani, creando non poche tensioni. E, invece, tre giorni dopo i due leader si sono scambiati reciproci apprezzamenti davanti ai giornalisti di tutto il mondo, sciogliendosi in un abbraccio di saluto per il prossimo summit, a Miami. Quanto ai risultati concreti, Biarritz segna solo qualche schiarita sui capitoli più spinosi come Iran e dazi commerciali ma, per il momento, nulla di più. Vediamo vincitori e sconfitti di questo incontro.
Emmanuel Macron
Il capo dell'Eliseo è riuscito a inanellare un successo personale non scontato alla vigilia del G7. Decisiva è stata una colazione fuori programma con Donald Trump: il tête-à-tête fra i due, durato un paio di ore, è riuscito a stemperare i toni aspri del primo giorno e a sbloccare l'ipotesi di una possibile ripresa di dialogo con l'Iran sul dossier nucleare. Un risultato reso ancora più concreto dall'arrivo a Biarritz di Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri di Teheran, reduce da un tour nelle capitali europee. Un invito, stando alle dichiarazioni ufficiali, di cui Trump era stato informato in anticipo. Il presidente iraniano Hassan Rouhani, tuttavia, ha sottolineato che un eventuale incontro sarebbe possibile solo quando gli Usa toglieranno le sanzioni economiche. Macron ha segnato un punto anche su un tema a lui molto caro, quello ambientale, raggiungendo un'intesa per un aiuto urgente di 20 milioni di dollari ai paesi dell'Amazzonia contro i devastanti incendi di questi giorni e un secondo finanziamento per il piano di rimboschimento. Aiuto, tuttavia, prontamente rigettato dal presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che lo ha bollato come atto di «neocolonialismo». Niente da fare, invece, sul cambiamento climatico: Trump ha disertato la sessione dei lavori dedicata a questo tema.
Donald Trump
Da mattatore il presidente americano in procinto di correre per un secondo mandato a Washington ha impresso, nel bene e nel male, il suo ritmo al vertice innalzando il livello dello scontro per poi smorzare gli attriti. In cima ai pensieri di Trump, per le pesanti ricadute sugli scambi commerciali, resta la Cina. Trump ha alternato “bastone e carota” con Pechino, prima definendo «vergognoso» il comportamento cinese per via dei dazi imposti sulle merci statunitensi e poi elogiando il premier Xi Jinping come «un grande leader». Basterà per mettere la parola fine alla guerra commerciale in corso fra le due superpotenze economiche? Il capo della Casa Bianca ha anche cercato di riaprire le porte dei consessi internazionali alla Russia, colpita dalle sanzioni dopo la vicenda della Crimea, annunciando la sua intenzione di invitare Vladimir Putin al prossimo summit organizzato dagli Usa in Florida, forse nel Doral Resort di proprietà dello stesso Trump. Ma solo l'Italia si è mostrata disponibile.
Angela Merkel
Con la Germania sull'orlo di una recessione tecnica (le previsioni parlano di una crescita allo 0,1 per cento), la Cancelliera tedesca Angela Merkel non ha brillato come sempre in questo vertice. Merkel resta comunque il “pezzo grosso” dell'Ue: ha dato un grosso sostegno alle proposte di Macron sull'emergenza della foresta amazzonica e uno spiraglio al premier inglese Boris Johnson, che ha voluto incontrarla separatamente nel tentativo di trovare una soluzione all'ormai famigerato «backstop» (il ripristino del confine con l'Irlanda con l'uscita dall'Ue) senza per forza dover accettare la permanenza del Regno Unito nell'unione doganale europea dopo la Brexit.
Boris Johnson
Al suo esordio sulla scena internazionale come primo ministro britannico, l'ex sindaco di Londra Boris Johnson ha conquistato il centro della scena dichiarando di essere pronto anche a una Brexit senza accordo il 31 ottobre prossimo. In tal caso, però, il responsabile del numero 10 di Downing Street ha chiarito che non verserà all'Ue i 39 miliardi di sterline dovuti dal Regno Unito per il divorzio. Tattica per riaprire il negoziato concluso un anno fa da Theresa May o effettiva intenzione di imbastire un contenzioso? Da parte sua, il presidente Trump ha rilanciato la possibilità di un accordo commerciale con gli Usa che porterebbe vantaggi enormi a entrambi.
Giuseppe Conte
Il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte è arrivato a Biarritz nel bel mezzo di una cruciale crisi di governo come premier uscente ed è rientrato a Roma con una (probabile) conferma per un secondo mandato a Palazzo Chigi. Il professore di Diritto privato prestato alla politica ha incassato più di un riconoscimento dai leader internazionali per le sue doti di mediatore e per aver sempre mantenuto la parola data. Il suo grosso problema resta l'andamento dell'economia italiana: le aspettative di crescita diffuse dall'Ocse proprio nel corso del G7 prevedono per l'Italia un Pil fermo a zero nel secondo trimestre dell'anno.
Shinzo Abe
Shinzo Abe è l'unico a tornare a casa da Biarritz con un risultato concreto in mano: il premier giapponese ha raggiunto un accordo di massima con l'americano Donald Trump sulle future relazioni commerciali. Un'intesa che potrebbe agevolare gli scambi fra le due potenze in un prossimo futuro, con benefici di miliardi di dollari per le rispettive economie. Washington e Tokyo puntano a siglare un primo accordo bilaterale, che riguarderebbe i settori agricolo e automotive, già a settembre mentre continueranno a trattare su altri settori che presentano ancora grosse distanze.
Justin Trudeau
Justin Trudeau rientra in Canada con un indiscutibile successo “social”: le tre foto che lo ritraggono durante il jogging mattutino, mentre saluta una languida Melania Trump e con i coloratissimi calzini a scacchi rosa-viola sono diventate virali nel giro di pochi istanti. Al tavolo dei lavori, comunque, Trudeau ha sostenuto la Cancelliera Angela Merkel chiudendo alla richiesta americana di accettare di nuovo la Russia nel club dei più potenti: per il premier canadese, il G7 (che, fino al 2014, era G8 per la presenza di Mosca) è «una famiglia di democrazie liberali che, in quanto tale, non può accettare la presenza di un regime autocratico quale è quello russo».