Vincenzo De Luca: "Senza la Regione a Napoli ci sarebbe il deserto"

Il Governatore della Campania Vincenzo De Luca
Ada Masella
Il Governatore della Campania Vincenzo De Luca con il direttore di Panorama Raffaele Leone
Ada Masella
Il Governatore della Campania Vincenzo De Luca firma il totem di Panorama d'Italia
Ada Masella
Il Governatore della Campania Vincenzo De Luca con il braccialetto Cruciani per la Lega del Filo d'Oro

“Senza le nostre iniziative a Napoli ci sarebbe il deserto”. “Tutto quello che si muove a Naopoli sulla cultura si muove grazie alla Regione Campania”. “Ci sono istituzioni che giocano con gli episodi di violenza e intolleranza e mandano i tweet di solidarietà con gli aggressori e c’è la Regione Campania che non ha voglia di giocare, che fa muro contro l’illegalità”. Chi potrebbe usare parole così nette, pesanti come pietre, su Napoli e la Campania? Chi saprebbe parlare in questo modo, senza esitazioni e senza mezzi toni, se non Crozza quando imita De Luca oppure l’originale, Vincenzo De Luca in persona, governatore della Regione Campania?

Ed è infatti De Luca in persona che, intervistato dal direttore di Panorama Raffaele Leone, ribadisce la sua fama di convinto, convintissimo sostenitore della propria linea di amministratore che – dice – “su un punto tengo a distinguermi, ed è quello relativo alla legalità e al rispetto delle regole. Mentre ci sono istituzioni (e il riferimento diretto è al Comune di Napoli, ndr) che regalano spazi pubblici e centri sociali che partono dagli spazi pubblici regalati per mettere in campo iniziative scorrette contro la città”.

Presidente, quando è a Napoli, sente di giocare in casa o no?
Domanda bizzarra. Sono stato eletto presidente della Regione Campania da tutti i cittadini della regione. Diciamo piuttosto che mi capita di sentire spesso esponenti dell’amministrazione comunale di Napoli che assumono atteggiamenti di vittimismo immotivati. Ripeto: tutto ciò che si muove a Napoli si muove grazie a noi. Il resto è deserto. Per i trasporti pubblici locali, la Regione stanzia 60 milioni per l’Anm, che pure è al 100% del Comune, e che senza i nostri 60 milioni all’anno porterebbe i libri in tribunale, avrebbe chiuso i battenti da tre anni. La Regione riapre 14 cantieri che erano bloccati, non mi pare che altre istituzioni ne aprano cantieri. Nella città di Napoli c’è aperto solo il cantiere di via Marina, grazie ai nostri 20 milioni di finanziamento. Per il Teatro San Carlo nel 2017 abiamo stanziato 12 milioni, il Comune di Napoli zero. Cioè la Regione Campania stanzia per il San Carlo il triplo di quanto la Lombardia spende per la Scala. E poi iniziative come Picasso o Van Gogh o Salvator Mundi o Rembrandt a Donna Regina… senza le nostre iniziativa a Napoli ci sarebbe la morte.

Ma il turismo è in grande boom!
Abbiamo un grande vantaggio: Napoli è una grande capitale del mondo che, grazie a Dio, si salva da sola. Quindi possiamo oggi registrare un flusso di presenze dall’estero molto importanti, che noi cerchiamo di accompagnare con iniziative teatrali, culturali eccetera. Negli ultimi tempi però si sta riaffermando una criticità che deve preoccuparci: la sicurezza urbana. C’è un’esplosione di violenza giovanile, di baby gang, vi violenza sui mezzi pubblici, di aggressioni a ragazzi in piena zona di movida, un vigilante massacrato a Piscinola. Dobbiamo aprire bene gli occhi e mettere in campo iniziative efficaci.

Ma che cosa potete fare come ente locale?
Per esempio, abbiamo realizzato gli impianti di video sorveglianza a Forcella, nei Decumani, al Rione Sanità, a Chiaia, a Scampia…

Come mai un politico puro come lei contesta sulla sicurezza un politico ex-magistrato come De Magistris?
È un paradosso formale, non sostanziale. La verità dei numeri ci dice che l’amministrazione comunale di Napoli è il più grande disastro amministrativo d’Italia. È l’unica grande città di cui sia stato bocciato il bilancio di previsione. Non c’è un euro disponibile né per manutenzione né per investimenti. E ci sono due emergenze: ordine pubblico e immigrati.

Ma non ne ha mai parlato con De Magistris?
Non abbiamo mai interloquito su questi problemi. Ma sfatiamo la leggenda del ‘dobbiamo parlarci’. Io incontro tutti, ma decidiamo su cosa dobbiamo parlare, non ho tempo da perdere. Ognuno si deve preoccupare di sanare i suoi conti e produrre fatti e non demagogia o pulcinellismo.

Parliamo dei migranti, allora.
È un problema da esaminare con attenzione perché è a due facce. Da una parte c’è il dovere della solidarietà e accoglienza, dovere assoluto; dall’altra c’è il problema della sicurezza, dove a mio parere c’è bisogno di un discorso di verità che non sempre viene fatto dalla sinistra del nostro Paese. Tra i migranti ci sono componenti che danno vita a fenomeni di delinquenza intollerabili. Sul litorale Domiziano come a Salerno queste componenti di migranti fanno spaccio di droga in piazza, gestiscono prostituzione e contrabbando. Pongono un enorme problema di sicurezza urbana: e c’è la necessità di dire a chiunque venga nel nostro Paese che la tutela della sicurezza delle nostre famiglie è un bene irrinunciabile e che chi non rispetta le nostre leggi e regole di vita non sta bene in Italia e deve essere allontanato. In che modo, possiamo ragionarci, ma va allontanato.

Per questo ha cooptato l’ex procuratore nazionale antimafia Roberti come assessore alla sicurezza?
Il dottor Roberti è una presenza di per sé dal grande valore simbolico, dà alla nostra comunità il messaggio che il bene della sicurezza è per noi primario e irrinunciabile. Poi la sua esperienza specifica verrà utilizzata am massimo.

Parliamo del recente patto per il Sud.
Abbiamo una situazione sociale che è drammatica per chi ha tra i 15 e i 35 anni. Il Centro-Nord ha recuperato ampiamenti i posti lavoro perduti dal 2007, al Sud siamo ancora a 400 mila posti in meno. Siamo di fronte a un’emorragia di scolarizzazione. E tanti ragazzi vanno al Nord o all’estero. Due anni fa ho proposto un piano per il lavoro al Sud, qualcuno ha sorriso o finto di  non capire. Mi hanno risposto che il lavoro lo creano le imprese, e che non dobbiamo gonfiare la spesa pubblica. Considero entrambe risposte stupide. Lavoro lo creano anche le imprese. Ma non da sole, altrimenti non avremmo avuto new deal. Sono partito da uno studio dell’Università del Piemonte Orientale sulla carenza di occupati nel Pubblibo impiego italiano rispetto a francia, Germania, Gran Bretagna. La Germania ha quasi il doppio dei dipendenti pubblici italiani. Io dico: ormai la Pubblica amministrazione italiana ha vuoti enormi. Cominciamo a riempirli, assumendo giovani. Nei prossimi 3 anni vanno in pensione nei comuni campani circa 10 mila lavoratori: cosa ci impedisce di fare un piano per coprire questi vuoti? Vogliamo fare dei corsi-concorso gestiti dal Formez con Regione Campania che investe 105 milioni di euro per pagare 1000 euro al mese ai corsisti che lavorano presso i comuni, imparano e vengono poi assunti in pianta stabile. Qualcuno è in grado di spiegarmi perché non ci muoviamo? Con noi, 20 mila ragazzi sono andati a lavorare con garanzia giovani. Stiamo facendo sforzo enorme per incentivare investitori privati a venire nei nostri territori. Ma i tempi dell’economia non tengono conto dell’urgenza sociale e i vuoti di pianta organica non sono una mia invenzione ma un dato oggettivo, abbiamo parlato di industria 4.0 ma come si può immaginare con una Pubblica amministrazione che scrive ancora a Veniamo al nuovo governo: ha fatto tante promesse…

Hanno venduto illusioni?
Sì: e la cosa ha pagato solo perché dall’altro lato veniva una risposta totalmente burocratica. Hanno però già iniziato a diluire nel tempo la concretizzazione delle loro proposte illusorie. Cominciando dal reddito di cittadinanza. Avranno modo di fare i conti con la realtà. Però non si può snobbare un risultatio elettorale di queste dimensioni. Quando metà degli elettori meridionali vota Cinquestelle, o riparti da un principio di realtà, cioè cominci a capire cosa si muove nell’animo, nella testa, nelle famiglie della gente o continuerai a separarti dal mondo reale. Ciò detto, la prova di questo governo resta demandata ai fatti.

Si direbbe che lei propenda per la Lega…
Invece ero per la trattativa tra il Pd e i Cinquestelle, ma dalla loro parte non è venuto nulla. Dopo 10 anni di insulti dovreste pur dire qualcosa, penso io. E oggi vedo già la nemesi. Chi va in piazza a gridare “onestà, onestà” deve dimostrare che la sa praticare e non solo precisare ora che è chiamato a governare i conflitti d’interesse e a mostrarsene immune. Grillo invece è quello che prima va in vacanza a Malindi poi torna e dice che dobbiamo avere la decrescita felice. La Lega ha vantaggio, secondo me: ha un retroterra vero di amministrazione nei suoi territori, una rete di amministratori locali che fanno i conti con realtà da anni e che sono stimabili. Se una persona mi pone una richiesta di sicurezza, per me non è uno di destra: è una persona normale che vuole vivere in pace. E quindi io su questi temi non vedo distanze con la Lega e sei i quartieri popolari votano al 70 per cento per la Lega, allora il problema è mio, non è della Lega, se continui a proporre schemi ideologici insignificanti.

Dunque destra e sinistra sono categorie superate?
Io sono convinto che oggi i riformismi intelligenti in larga misura coincidono. Restano le distinzioni nette in relazione ai grandi servizi di civiltà: scuola, sanità e trasporto pubblico. Qui è chiaro che pesa un orientamento ideale, io sono progressista e credo che questi grandi servizi di civiltà debbano essere garantiti a tutti mentre c’è chi pensa che per esempio la sanità vada privatizzata, ma in larga misura il conflitto ideologico mi sembra sia superato.

Ancora sulla sicurezza: un tema difficile per il suo partito, il Pd.
La parola sicurezza il Pd non la usa, ma chi non la usa è fuori dal mondo. Chi vive sulla pelle il problema della sicurezza è la povera gente, ma siamo prigionieri di una sinistra radical-chic che parla dai salotti, mentre io – che pure vivo in una città in cui la sicurezza è stata garantita per anni – a volte incriocio realtà che mi incutono paura, pur essendo abbastanza carogna, notoriamente. Se non capisci che oggi l’esigenza di sicurezza è un bene primario non parli più con nessuno. Dopo di che puoi parlare di sicurezza in termini sgangherati e demagogici, ma non puoi colpevolizzare chi domanda sicurezza.

Ha detto cose di fuoco sui rom…
A Giugliano c’è un campo di rom con furgoni che hanno buchi nel fondo, si fermano sui tombini di ghisa e li rubano, tu passi la mattina dopo e ci finisci dentro. Io dico che dobbiamo parlare con i capi dei rom e dirgli: o ti integri e allora io mi faccio carico di tuoi problemi per integrarti, ma se tu decidi di continuare a vivere di furti te ne devi andare. Non so se è un discorso di destra di sinistra di centro, per me è un discorso umano in relazione a esigenze normali.

Che ne pensa del suo Pd e di chi l’ha ridotto a una consistenza trascurabile?
Sarei meno tranchant verso Renzi. Ha rappresentato una grande novità nella politica italiana e diciamo che la questione fondamentale dell’Italia Renzi l’ha posta. Oggi siamo costretti a fronteggiare una competizione globale spietata e siamo ingessati e incatenati. Non abbiamo fatto passi in avanti. Anzi, si sono accumulati ritardi. Siamo un Paese che è in lento declino, ci stiamo mangiando i patrimoni accumulati in decenni e secoli. Siamo ancora ricchi ma non lo saremo in eterno, i figli stanno peggio dei padri oggi in Italia. Questa è la questione che Renzi ha posto, e che resta. Ora c’è un nuovo governo, da italiano mi auguro che funzioni, da cultore della lingua italiana ho delle perplessità.

Cosa le piacerebbe fare dopo la Regione?
Io conservo la mia ispirazione di tanti decenni fa e ritengo che sia moralmente doveroso impegnarsi per far fare a una comunità un passo in avanti per mettere in condizione la povera gente di non vivere la propria vita da servo e subalterno.

Ma non ha risposto: cosa farà dopo la Regione?
Intanto andiamo avanti, poi l’importante è che ci sia la salute!

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