Vinicio Marchioni: c’è bisogno di fiducia e coraggio

Vinicio Marchioni, un attore straordinario con le idee molto chiare. Questo blog sta ospitando sempre più spesso attori, registi e sceneggiatori, sto avendo occasione di conoscerne molti di questi artisti, e sempre più spesso  rimango affascinata nello scoprirli persone incredibili, profonde e determinate. Come appunto Vinicio.

Oltre ad essere un bravissimo attore, una marito, un padre (ovviamente la sequenza è casuale) sei un imprenditore. Com’è nata “Casa Ripetta“?

“CASA” è nata assieme a mio fratello Massimo e al nostro amico e socio Domenico (loro fanno il lavoro vero nel locale), volevamo un posto piccolo e tranquillo, per tutti, con pochi piatti ma cucinati a dovere, dove si potesse mangiare a qualsiasi ora. Un posto dove si potesse parlare e condividere esperienze e opinioni. Un posto per gli amici, una casa appunto, e visto che i dolci li prepara nostra madre lo abbiamo chiamato così.

Ho sempre avuto la passione per la buona tavola e da quando avevo 15 anni, compresi gli anni di gavetta teatrale, ho fatto tutti i mestieri nel campo della ristorazione. Mio fratello ha lavorato nei più importanti alberghi londinesi e romani e Domenico è nel campo praticamente da sempre. Mettici un pizzico di incoscienza, tanta amicizia e tanta passione e così è nata CASA.

Hai organizzato, per una serie di lunedì, delle letture con amici tuoi carissimi che si sono prestati ad interpretare parti di un libro introvabile in libreria. Una formula assolutamente nuova: ristorante, lettura, libro in versi romani rarissimo. Perché?

A CASA abbiamo sempre fatto letture, di qualsiasi genere.

trovo che leggere in pubblico sia una delle cose più belle, sia da fare come attore che da ascoltare; e che la letteratura o la poesia vadano condivise il più possibile. Poi, per incroci strani del destino, mi è capitato sotto mano “Li romani in Russia” di Elia Marcelli, un diario di guerra della campagna di Russia scritto in endecasillabi e ottave, un poema altissimo e allo stesso tempo, grazie al fatto che è scritto in romanesco, assolutamente popolare. Ho trovato che fosse perfetto per l’atmosfera che volevamo per il nostro locale e, grazie ad amici-colleghi straordinari che si sono prestati a leggere con me tutti i lunedì, questa iniziativa sta avendo un successo clamoroso ed inaspettato.

Lo ripeterai quest’esperimento?

Sicuramente si. Non so ancora che cosa leggeremo ma qualcosa ci inventeremo.

Sui social si legge molto chiaramente che hai carattere da vendere, se hai qualcosa da dire la scrivi senza pensare che stare nel mezzo o defilati è più “sicuro”. Come vivi il tuo stato di personaggio pubblico?

Mi trattengo molto dallo scrivere sui social perché penso che un attore dovrebbe esistere solo in virtù dei personaggi che interpreta, ma visto che ormai attraverso le foto con gli smartphone la nostra immagine è ovunque un secondo dopo che è stata scattata per strada è sempre più difficile avere una riservatezza completa e visto che prima di essere un personaggio pubblico sono un uomo con le proprie idee, ogni tanto mi scappa qualche commento.

A volte penso che essere un personaggio pubblico sia una grande responsabilità, altre volte me ne frego e dico quello che penso e basta. Schizofrenie da attore.

L’aspetto pubblico fa parte del mio mestiere e cerco di vivermelo nella maniera più serena possibile, anche perché l’attore si fa per un pubblico. Poi ci sono cose che il pubblico non deve sapere, altrimenti finirebbe del tutto quel poco di fascino e di magia che è rimasto al nostro mestiere.

I tuoi prossimi progetti?

Una co-regia (assieme a mia moglie Milena Mancini che curerà anche le coreografie) di una lettura-spettacolo con musica, danza e pittura live al Teatro Ghione a Roma il 23, 24 e 25 maggio,  ”Metamorfosi”, tratto dalla Favola di Amore e Psiche di Apuleio.

Poi inizierò le riprese di “Francesco” per la regia di Liliana Cavani, due puntate per Rai1 sulla vita di San Francesco.

In autunno su Rai1 andrà in onda “Oriana”, sulla vita di Oriana Fallaci e lì interpreto Alekos Panagulis, eroe della resistenza greca sotto il regime dei colonnelli e, forse, l’uomo più importante nella vita della Fallaci. Poi dovrebbe uscire, non so quando, “Therd Person” di Paul Haggis.

Cosa manca al cinema italiano per poter rivivere la gloria di un tempo? Noi abbiamo insegnato per anni a tutto il mondo cosa volesse dire “fare cinema”, poi, all’improvviso, ci siamo adagiati sugli allori. Ora stiamo piano piano sgomitando per rifarci spazio. Da chi lo vive ogni giorno sulla propria pelle: quale potrebbe essere il problema?

E’ un discorso troppo complesso, ci vorrebbe troppo tempo. Ma io parlerei di soluzioni anziché di problemi.

C’è bisogno di un sistema cinema, di unire le forze, di cooperare, anziché continuare a fare le guerre tra poveri. C’è bisogno di smetterla di parlare male dei colleghi, di gioire dei successi altrui perché il successo di uno è il successo di tutti in un sistema che funziona, c’è bisogno di imparare a lavare i panni sporchi in famiglia e di spingere tutti insieme (giornalisti della carta stampata e del web compresi, che dovrebbero far parte del sistema cinema), c’è bisogno di dialogo tra noi addetti ai lavori, trasversale e in tutti i settori del cinema, c’è bisogno di parlare di identità e di rendersi conto che dialogare con il mondo intorno a noi è immensamente più semplice di qualche anno fa, c’è bisogno di fiducia e coraggio, perché senza fiducia e coraggio non c’è crescita da nessuna parte.

E preferisco dire che il cinema italiano è pieno di professionisti (professionalità è un termine che non si usa quasi più in riferimento a noi, grave errore) bravissimi che continua a fare questo mestiere in ogni settore con una passione inossidabile nonostante tutto, capaci di produrre e realizzare una manciata di film bellissimi ogni anno nonostante un sistema cinema frammentato e in crisi di identità, e quindi economica. Per non parlare di tutti quegli attori e quelle attrici teatrali straordinari/e sconosciuti/e al grande pubblico perché poco o niente usati dal cinema o dalla tv a favore di “termosifoni sfiatati” (per dirla alla Battiston) che popolano il piccolo e il grande schermo.

Un impegno imprescindibile dovrebbe essere quello di ritornare ad offrire al nostro pubblico la possibilità di scegliere il tipo di cinema e di televisione che vuole vedere, non continuando a pensare che il pubblico sia un’unità indistinta di gente che non vuole pensare (non è vero). Noi dobbiamo riprenderci il nostro pubblico e rieducarlo, proprio per dargli gli strumenti per scegliere le diverse qualità dell’intrattenimento.

Cechov faceva dire ad uno dei suoi personaggi: “bisogna solo lavorare”. Possibilmente bene aggiungo io.

Il più bel lavoro che tu abbia mai fatto?

Sempre il prossimo.

Domanda sciocca, ma mi incuriosisce molto: chi segue il profilo tw di “Casa Ripetta”?

Domenico e mio fratello Massimo. Il loro modo di massacrarmi mi fa molto ridere, mi fa sentire con loro dovunque io sia. Ogni tanto tento di dargli dei consigli di comunicazione ma è abbastanza inutile, sono due uomini di altri tempi (per fortuna).

Segnalaci 3 profili twitter da seguire assolutamente.

Mi farei dei nemici se escludessi qualcuno che conosco, quindi ne dico tre stranieri per diplomazia: Channing Thomson; History in Pictures; Jennifer Lawrence.

Sei felice?

Ho imparato a riconoscerla e a godermela quando capita, mi sembra già tantissimo.

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