Estate in bianco

Un tavolo per due vista mare. Ostriche, gamberi rossi di Mazara, alici fritte, il sax di John Coltrane e, neanche a dirlo, una bottiglia di bianco in una boule ghiacciata. È l'estate signori.

Attenzione, però, un vino sbagliato può trasformarsi in una caduta di stile (quasi) imperdonabile. Per scongiurare il pericolo, Panorama, anche grazie all'aiuto del primo Master of wine italiano, Gabriele Gorelli, ci fa da guida nell'affascinante mondo enoico a bacca bianca, tra vitigni e denominazioni. E in queste pagine (da portare con sé in enoteca) troverete il meglio da stappare durante la prossima estate.

Ma prima di inebriarci con i racconti di Vermentino & co, è interessante sottolineare il ruolo strategico del nostro Paese in fatto di bianchi: «Nel mercato mondiale, i rossi rappresentano la tipologia più consumata, con forti incidenze soprattutto nei mercati asiatici, in primis la Cina, e in quelli nord americani. Eppure, negli ultimi anni i bianchi stanno registrando dinamiche di crescita significative, alla luce di una loro maggiore versatilità che meglio si adatta a occasioni di consumo differenti, soprattutto tra le giovani generazioni» spiega Denis Pantini, responsabile di Wine Monitor, l'osservatorio di Nomisma sul mercato del vino. «L'Italia, dopo la Francia, è il secondo esportatore mondiale con 1,2 miliardi di euro di fatturato nel 2020. Mentre si piazza al primo posto per volumi (452 milioni di litri, ndr). Possiamo giocarci una buona partita anche alla luce di una maggior varietà di vitigni che differenzia l'Italia da tutti gli altri competitor». In effetti, l'elemento distintivo del nostro Paese è proprio la biodiversità, cui i produttori sapientemente attingono per garantire al consumatore un'offerta vastissima. E poi come afferma Gorelli «all'estero c'è sete di italianità da sempre. In questo momento preciso la parte del leone, soprattutto in un mercato fondamentale come quello inglese, la fa il Lugana, una denominazione consentita nelle province di Brescia e Verona, che è sinonimo di stile ed eleganza. Con i suoi aromi delicati e la sua persistenza è tornato a essere un grande bianco, oltretutto di beva immediata e trasversale: ottimo come aperitivo, sa accompagnare piatti di pesce, ma anche carni bianche e formaggi non stagionati» prosegue l'esperto.

Per una felice riscoperta come questa, un grande classico: il Vermentino. Sardo, ligure o toscano, è un evergreen dell'estate. E se la spiccata salinità è il carattere che accomuna tutti e tre, è giusto fare qualche distinguo: il primo è più corposo e aromatico, il secondo più fresco e minerale, il terzo più fruttato e con una gradazione alcolica inferiore ai primi due. «Basta saper ascoltare il proprio palato» suggerisce Gorelli, peraltro sempre più convinto che il consumatore sia perfettamente in grado di farlo: «Il wine lover durante i mesi del lockdown, periodo in cui le vendite di vino sul web sono esplose, ha avuto più tempo per informarsi e formarsi, diventando così un cliente sempre più consapevole, capace di soppesare gli acquisti» precisa.

A quanto pare, anche se si tratta di vini ottenuti da vitigni internazionali con cui l'Italia se la cava benissimo perché «le tipiche caratteristiche varietali si sposano con l'identità del territorio che nel caso del nostro Paese è sempre molto netta. Ecco perché abbiamo eccellenti Gewürztraminer e Kerner che hanno trovato la loro massima espressione con la mineralità e le note di fiori di montagna che soltanto l'arco dolomitico sa conferire. O ancora, esempi di Chardonnay di ottima caratura in tutta la penisola». Parla solo italiano, invece, la Passerina, vitigno diffuso soprattutto nel Centro Italia e in modo particolare nelle Marche e in Abruzzo. «Sapida e generosa, sa di brezza marina e sprigiona i profumi della macchia mediterranea» spiega Gorelli. Sempre nelle Marche, di vitigno in denominazione, si arriva al vibrante Falerio: «Si degusta giovane e accompagna piacevolmente tutto il pasto grazie al suo finale balsamico che richiama i profumi di salvia e rosmarino» prosegue il Master of wine italiano. Più a Sud, i bianchi di Puglia e Campania continuano a fare la loro bellissima figura soprattutto con la Malvasia bianca, la Verdeca, la Falanghina, il Fiano e il Greco di Tufo. Ma la vera rivoluzione è tutta made in Sicilia: «In questo momento di ripartenza, i produttori stanno dando il meglio di sé. Bianchi autoctoni identitari come quelli a base di Grillo, Catarratto e Carricante sono al centro dell'attenzione. Per molti consumatori, questi vini incarnano i valori di cui siamo stati privati per un anno e mezzo, ovvero convivialità, spensieratezza e condivisione» conclude Gorelli.


A Novacella il Gewürztraminer è «divino»

L'Abbazia di Novacella vicino a Bressanone è un luogo di culto agostiniano dove, oltre alla preghiera, si produce vino dal lontanissimo 1142. Due le aziende di proprietà dei religiosi: la prima si trova proprio a Novacella e conta sei ettari, la seconda, Tenuta Marklhof, è a Cornaiano, e gli ettari che ha a disposizione sono ben 22. Oltre ai terreni vitati ci sono sconfinati frutteti, erbari, boschi e pascoli d'altura.

La produzione (per la maggior parte si tratta di bianchi e non poteva essere altrimenti) si attesta attorno alle 750 mila bottiglie, divise in tre linee differenti, Classica, Insolitus e Praepositus. Di quest'ultimo da provare il Grüner Veltliner (foto) con i suoi profumi di arancia, fiori rosa, litchi, zenzero. La sua spiccata mineralità, peraltro tipica dei vini di montagna, lo rende molto fresco e adatto anche a primi strutturati come un ricco risotto con gorgonzola, pere e noci. Da non mancare le visite in cantina dove, oltre al vino, si possono degustare grappe, succhi di mele, sciroppo di sambuco e tisane. Ma anche ghiotte merende a base di speck, salsicce affumicate e formaggi accompagnati da pane sudtirolese. Kloster-neustift.it

Un’eccellenza sostenibile

A pochi chilometri da Palermo c'è un luogo inatteso, una piccola Francia, Santa Cristina Gela. Ed è qui che si trova l'azienda vinicola Baglio di Pianetto, un esempio virtuoso di sostenibilità:

si è da poco conclusa la completa conversione di uve e vini in regime biologico, l'energia viene prodotta da fonti proprie e rinnovabili e la cantina interrata a sviluppo verticale riduce notevolmente l'impatto ambientale. «Sin dal principio, abbiamo perseguito la ricerca della massima qualità dei vini attraverso un'innovazione sostenibile» afferma Francesco Tiralongo, amministratore delegato dell'azienda nata nel 1997
e fondata dal conte Paolo Marzotto. Una filosofia applicata a entrambe le tenute di proprietà, quella
a Santa Cristina Gela e la Baroni, tra Noto e Pachino. In più c'è l'eccellenza dei vini che hanno dentro il sole e il mare della Sicilia. Come il Viafrancia Riserva (foto). Ottenuto da uve Viognier, al naso è un'esplosione di note fruttate, di spezie ed erbe fresche con accenti fumé. In bocca, la sua vena acida che spinge sul palato lo rende estremamente fresco. Provatelo con una tartare di tonno o salmone gratinato.

Bagliodipianetto.it

La cascina delle meraviglie

Un luogo, tre anime: l'agriturismo, la cantina e il ristorante. Cascina Faletta, nel Monferrato, è il paradigma del bien vivre. L'indirizzo ideale per chi desidera circondarsi di bellezza senza dover sottostare ai rigidi cliché imposti da strutture blasonate. Lorenzo Rosso, il produttore vinicolo, ha puntato molto sui vitigni internazionali per invertire la rotta monferrina di Grignolini e Barbera. Una scelta coraggiosa che paga: tra gli altri, prova ne è il Myricae (foto), uno Chardonnay che beneficia del clima fresco delle ultime annate.

«Le note di frutta esotica tipiche del vitigno vengono smorzate da un leggero passaggio in legno che ricorda un po' lo stile francese» ricorda il vigneron. Ne scaturisce un ampio bouquet con sentori caramellati, cremosi e burrosi che ammorbidiscono le durezze e lo trasformano da vino spensierato a vino da meditazione, «qualcosa che raramente si trova in Piemonte» precisa. Altra punta di diamante, il ristorante. La linea è dettata dallo chef stellato Andrea Ribaldone, cultore della qualità delle materie prime e del rispetto delle tipicità territoriali. E poi c'è Elena Novarino, perfetta padrona di casa che nelle camere dell'agriturismo ha messo la sua eleganza discreta, mai sfarzosa. Faletta.it

Il biologico che viene dalle Marche

La brezza marina che arriva da est si sente tutta nei grandi bianchi di Ciù Ciù. Siamo a Offida, nel cuore Piceno, territorio marchigiano da sempre vocato alla produzione vinicola di qualità. Qui, Walter e Massimiliano Bartolomei portano avanti con tenacia il sogno iniziato nel 1970 dai genitori Anna e Natalino. I due fratelli lo fanno nel rispetto della tradizione, ma sono perfettamente allineati al presente: l'azienda, infatti, produce vini biologici con sistemi di coltivazione dei vigneti a basso impatto ambientale. A questa filosofia si uniscono naturalmente l'amore radicato per la terra, la conoscenza della materia e la maestria. Il risultato, che non può che essere eccellente, è nelle bottiglie.

Lo si ritrova, per esempio, in Evoè (foto). Ottenuto da uve Passerina in purezza, è un bianco elegante ed equilibrato. Perfetta la corrispondenza tra sapidità e acidità. Ma anche tra naso e palato: le note dolci tipiche di frutta fresca e delicati fiori bianchi che inebriano l'olfatto si ritrovano infatti anche in bocca, accendono le papille gustative e regalano un finale aromatico molto lungo. Ciò che resta è una sensazione di incredibile freschezza.

Ciuciuvini.it

Il lato spumeggiante delle vacanze

Che estate sarebbe senza bollicine? Quattromila aziende soltanto in Piemonte possono bastare per scongiurare l'imperdonabile mancanza. Sono quelle che fanno capo al Consorzio dell'Asti Spumante e del Moscato d'Asti Docg.

Una realtà storica che procede svelta e che, nonostante la pandemia, nel primo quadrimestre del 2021 ha migliorato il trend già positivo dello stesso periodo nel 2020, registrando un considerevole + 11,89 per cento della produzione, superando i cinque milioni di bottiglie. Numeri da capogiro che vanno di pari passo con la qualità. Ne è un chiaro esempio, tra gli altri, il BricPrimaBella (foto) Asti Docg Brut di Matteo Soria. Versione secca dello spumante aromatico, è un vino fragrante, floreale con sentori di tiglio e acacia.

La sua notevole freschezza lo rende ideale non solo per un brindisi, o come fine pasto, ma anche per accompagnare carni, pesci, crostacei, e primi piatti anche strutturati come risotti e agnolotti. Tornando al Consorzio, è recentissima la notizia di una nuova collaborazione con il flair bartender e bar specialist Giorgio Facchinetti, che darà il via a un importante progetto di posizionamento delle bollicine aromatiche piemontesi nel mondo della mixologia.

Astidocg.it

Falerio, il trasformista

La storia di Costadoro, azienda marchigiana di San Benedetto del Tronto, inizia nel 1969 per volere del conte Mimmo e da allora va avanti senza sosta guadagnandosi sempre più estimatori in Italia e all'estero. I suoi vini, infatti, doc e docg, arrivano puntuali sulle tavole di tutto il mondo e nelle carte dei ristoranti più à la page.

Due le linee in commercio, Lo Puro, rigorosamente bio-vegana, e la Biologica. Ed è proprio di quest'ultima il Falerio Le Ginestre (foto). Un blend calibrato di Passerina (30 per cento), Trebbiano (50) e Pecorino (20) dal colore giallo paglierino tenue. È un vino decisamente aggraziato, «timido» soltanto in apparenza poiché capace di grandi evoluzioni.

Le delicate note di frutti maturi al naso, mela e pesca in particolare, arrivano dritte in bocca, per poi esplodere e inondare il palato di freschezza. Un turbinio di sensazioni gustative che viene nuovamente domato da un'incredibile morbidezza. Ottima l'acidità. Il Falerio Le Ginestre chiude con una nota piacevole e inattesa di mandorla amara. Perfetto con primi di pesce, molluschi, crostacei, stupisce anche con la semplicità di una caciottina fresca. Vinicostadoro.it

Una perla di Vermentino e un wine club privilegiato

Tua Rita, azienda toscana ambasciatrice dell'eccellenza vinicola nel mondo, ha appena inaugurato il suo Wine Club. Con un clic all'interno del sito, dopo una semplice registrazione, si potrà accedere a una serie di privilegi che riguardano gli acquisti, ma anche l'organizzazione di visite in cantina, informazioni in anteprima inerenti a nuove annate, edizioni speciali e limitate e molto altro. È un modo per permettere agli estimatori di avvicinarsi ancora di più al mondo di questa maison, abitato soprattutto da passione, amore per il territorio, serietà e attitudine alla bellezza. Ingredienti che, ovviamente, si ritrovano in ogni bottiglia delle 350 mila prodotte. Anche nel Perlato del Bosco bianco (foto). Un Vermentino che nell'annata 2020 si presenta con una bella struttura, qualità che consente abbinamenti anche con pietanze elaborate e complesse. Colpiscono le sue note agrumate, molto fresche e la spiccata acidità finale. Degno di nota anche un secondo Vermentino, prodotto questa volta da Poggio Argentiera, altra azienda di famiglia nel grossetano. Marino e delicato con i suoi profumi di salvia e cedro, è il passepartout degli aperitivi e di cene a base di pesce.

Tuarita.it

Grandi etichette «all’incanto»

Guido Groppi, capo dipartimento Vini e Distillati di Finarte, l'ha definita «un'asta golosa». Come dargli torto. I prossimi 29 e 30 giugno la casa d'aste metterà all'incanto grandi bianchi italiani, dai friulani in anfora di Gravner agli Etna d'annata. Sarà interessante destreggiarsi tra il Cervaro della Sala di Antinori, il Pitasso di Mariotto (foto), il Trebbiano di Valentini o quello di Emidio Pepe, per citarne alcuni. All'incanto ci saranno anche una verticale di 18 annate di Tignanello e il Krug Clos d'Ambonnay 1995. «In asta e nel mercato dei fine wines, i bianchi hanno uno spazio ridotto rispetto ai grandi rossi. La loro minore popolarità è giustificata in parte dal fatto che i rossi hanno un potenziale d'invecchiamento maggiore. In realtà quest'ultima affermazione non corrisponde sempre al vero. Non sono rari i casi di grandi bianchi che sanno invecchiare al pari o addirittura meglio di molti rossi. Il panorama italiano non è da meno, costellato com'è da grandiosi vitigni autoctoni e da produttori illuminati» avverte Groppi.

Finarte.it

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