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November 03 2024
Sarà la nostalgia, l’illusione di fermare il tempo, il culto del ricordo o l’abilità di specularci sopra, fatto sta che gli italiani si identificano come fanatici del collezionismo: quasi 6 su 10, il 57 per cento, raccontano di avere una o più raccolte di oggetti. Un altro 16 per cento accarezza l’idea di cominciare. Nel 2023, la spesa media per acquistare e conservare è stata pari a 1.381 euro, superiore all’investimento per le vacanze estive, che tra giugno e settembre - lo dice l’osservatorio turismo di Confcommercio - si era fermato a 1.130 euro a persona. È un trionfo dell’analogico, un ritorno al passato nella sovranità dei beni di consumo. Tra le categorie preferite, nell’ordine, ecco i libri, gli orologi, i gioielli, le fotografie, le banconote e le monete. Mancherebbero giusto i francobolli, la frenesia per la rarità suprema del Gronchi rosa, per ritrovarsi nel pieno degli Anni Ottanta.
«Il collezionismo è una passione ad alta intensità, dal futuro promettente. Prevediamo che nei prossimi 3-5 anni la spesa media in Italia potrebbe aumentare ancora, sfiorando i 1.900 euro in dodici mesi» dice a PanoramaBenedetta Bellini, portavoce di Catawiki, mercato online di oggetti speciali, il cui valore è determinato dai valori che contengono e sanno mantenere nel passaggio tra le generazioni.
I dati sono contenuti in una ricerca elaborata dalla piattaforma e che dà conto anche della trasversalità territoriale del fenomeno: lungo lo Stivale i collezionisti più assidui sono residenti in Lombardia, seguono la Campania, la Sicilia, il Lazio e il Veneto.
Assieme a Hypebeast, sito specializzato nell’intercettare le evoluzioni della cultura contemporanea, Catawiki ha pure stilato la lista degli oggetti del XXI secolo più cercati e desiderati in vari campi: dalla moda ai giocattoli, dall’arte al design. Sono 100 in tutto, una selezione illustra queste pagine.
Svelati durante un evento organizzato ad Amsterdam, spesso presentano la peculiarità della medesima virata logica: da ordinari sono diventati straordinari. Da disponibili nei negozi, si sono trasformati in contese rarità. «È il caso del “vintech”, la tecnologia vintage, uno dei settori che secondo noi avrà una maggiore crescita» prevede Bellini. Comprende il primo iPod di Apple o il BlackBerry Bold con la sua tastiera filante: chi ne ha uno, magari nella confezione originale, meglio se sigillata, ha trovato un tesoro.
L’invito sottinteso è duplice: andare a caccia in cantina ed essere lungimiranti. Immaginare che un domani un destino simile potrà capitare ai telefonini pieghevoli o ad altri iniziatori di un genere: come Tesla per l’auto elettrica, se si dispone di capitali più cospicui. «Alla base di queste considerazioni non penso ci sia del cinismo, ma una consapevolezza. Non è ansia di monetizzare, è capacità di afferrare un potenziale» riflette Bellini, dati alla mano: il 42 per cento degli appartenenti alla Gen Z, giovanissimi e quasi adulti non oltre i 30, intende rivendere ciò che compra, mentre la media tricolore si ferma al 25 per cento. «Nessuno deve però rinunciare al possesso o al piacere del consumo». Un buon esempio è quello di una bottiglia pregiata: se ne possono comprare due, una da bere, l’altra da conservare. Al momento opportuno, se la quotazione decolla, la si piazza online. C’è pure una definizione per chi agisce così: «Smart investor». Meglio di giocare in borsa, mal che vada rimane qualcosa da stappare.
Il collezionismo è intriso di cultura, non prescinde dai luoghi in cui essa si afferma e si consolida in ogni epoca. L’appetibilità, la desiderabilità, oggi si costruisce tramite il passaparola sui social network (meno tramite la visibilità a pagamento garantita dagli influencer). Dipende anche dall’esposizione all’interno delle serie televisive: possono far diventare di moda un gioiello o un accessorio indossato dai protagonisti.
Quando i collezionisti raggiungono l’età adulta, il fenomeno è meno sociale e più sentimentale. Si lega alla sfera della memoria, al contenuto di emozioni che ogni oggetto contiene e sa risvegliare. Ecco che i Millennial, i trenta-quarantenni, sono interessati soprattutto a fumetti e videogame, ovvero le evasioni della loro adolescenza. Gli over 60, invece, preferiscono la privacy: il 38 per cento di loro mantiene segreta la propria raccolta, la coltiva e la custodisce come una passione privata. «A prescindere dall’età e dalle motivazioni» conclude Bellini «il collezionismo è un’occasione formidabile di approfondimento, di conoscenza». È la prova che nell’effimero del digitale, c’è ancora spazio per la rassicurante permanenza delle cose.