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March 05 2015
Sono migliaia le donne che sfilano nei centri antiviolenza in Italia. Tutte diverse, tutte uniche, tutte in trappola. Claudia Cazzaniga, psicologa 39enne, lavora come volontaria in uno di questi, il Cadom di Monza e con la collega Cristina Frasca è un archivio vivente di storie di inenarrabile sofferenza.
"Quello che ho capito in 18 anni di attività è che una storia di violenza può capitare davvero a tutte, non c’è fascia d’età, ceto sociale e culturale che sia immune da questo fenomeno", racconta. “In comune tra loro, queste donne, hanno una cosa sola: quando vengono nei nostri centri sono al primo vero passo verso la soluzione di una situazione aberrante: magari si sono sfogate con amici e parenti ma se varcano questa soglia significa che hanno finalmente la consapevolezza di avere un problema su cui bisogna intervenire”.
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L’impegno di una psicologa in un centro antiviolenza è diverso da quello di una volontaria qualsiasi: “Il lavoro più importante che svolgiamo qui è quello di supervisione e formazione del personale. Il corso per diventare volontarie ha una durata di un anno e poi l’aggiornamento è continuo e capillare perché il metodo Cadom sia applicato in modo rigoroso e perché il fenomeno della violenza e le leggi che se ne occupano sono sempre in evoluzione. I dati degli ultimi anni raccontano un aumento della gravità del fenomeno, i casi di omicidio sono sempre più numerosi: una delle cose che devono essere valutate subito, in un incontro, è se la donna che ci troviamo davanti sta rischiando la vita”.
Ma cosa spinge una donna a rivolgersi a un centro anziché ai servizi sociali o alle forze dell’ordine? “Questo è un luogo dove ciascuna può prendersi tempo e spazio per pensare: servizi sociali e forze dell’ordine richiedono un’azione, una determinazione che spesso la vittima di violenza non ha ancora maturato. Qui c’è un senso di protezione, una solidarietà discreta che altrove, per ovvi motivi, manca”. Cazzaniga ritiene che una delle cause più importanti di questo fenomeno sia il momento di difficoltà che vivono molte famiglie: “I genitori di oggi sono travolti da mille problemi di ordine pratico sconosciuti alle generazioni precedenti. Nella difficoltà del lavoro e dei soldi che non ci sono spesso in una famiglia mancano il tempo e le energie necessarie per curare fino in fondo l’educazione dei figli. Che esprimono il loro disagio nelle relazioni, nell’affettività e in una visione della sessualità come sfogo rabbioso di qualche disagio”.
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