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February 01 2017
È probabilmente perché "lui è davvero un signore", come chi è sempre stato dalla sua parte, a cominciare dalla leader del Movimento 5 Stelle romano, Roberta Lombardi ha sempre sostenuto, se Marcello De Vito ha voluto smentire sulla sua pagina Fb il titolo de Il Messaggero di questa mattina: "De Vito: senza quel dossier il candidato sarei stato io".
Lungi dal volergli attribuire anche qui virgolettati che il presidente dell'Assemblea capitolina ha già disconosciuto, ai tempi delle comunarie grilline per la scelta del candidato sindaco, scrivemmo che Virginia Raggi ebbe la meglio su di lui perché a un certo punto il suo braccio destro. Daniele Frongia, uno dei “quattro amici al bar” (così era chiamata la chat tra Raggi, Frongia, Marra e Romeo), decise di far convergere i suoi voti sulla collega.
Adesso sarà la Procura di Roma a stabilire se, come sostiene il senatore Andrea Augello in un esposto presentato già a luglio scorso, fu azionata anche la molla della denigrazione ai danni dello sfidante allora più accreditato a ottenere l'investitura di candidato sindaco, Marcello De Vito, probabilmente per garantirsi il successo dell'operazione e convincere i vertici del Movimento a puntare sulla giovane avvocatessa romana.
I magistrati di Piazzale Clodio hanno deciso di aprire un fascicolo senza indagati né ipotesi di reato dopo aver raccolto la testimonianza della deputata grillina Roberta Lombardi. È stata lei infatti a rivelare di aver saputo da un collaboratore del M5S, che sarà a sua volta ricevuto dai pm, che dietro le accuse contro De Vito ci sarebbe stato proprio Raffaele Marra.
L'accusa contro De Vito
A fine dicembre del 2015, meno due mesi prima delle comunarie grilline, gli allora consiglieri capitolini Daniele Frongia, Enrico Stefano e Virginia Raggi si riuniscono per accusare il quarto compagno, Marcello De Vito, di abuso d'ufficio. Nel marzo 2015 De Vito aveva infatti richiesto un accesso agli atti per una questione edilizia a loro avviso in modo indebito.
Il processo grillino
A gennaio De Vito viene sottoposto a una sorta di processo alla presenza anche dei parlamentari Di Battista, Lombardi, Ruocco, Taverna e dei responsabili della comunicazione Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi. De Vito ne esce bene: spiega la sua posizione, Di Battista si arrabbia con il delegato della fronda anti-De Vito, Enrico Stefano, per aver consultato un avvocato senza il permesso del Movimento. Tuttavia ormai il destino di De Vito appare segnato: non sarà lui il candidato sindaco di Roma.
Chi ha fatto la soffiata?
I big del partito infatti hanno già deciso che il nome su cui puntare è quello di Virginia Raggi e soprassiedono su un punto cruciale dell'intera vicenda: da chi, Frongia, Stefano e la stessa Raggi, avevano ricevuto la soffiata sul loro compagno? Guarda caso nei mesi a seguire i sospetti si concentrano proprio su due personaggi chiave di questa turbolenta stagione della politica romana: Raffaele Marra e Salvatore Romeo.
I sospetti su Marra e Romeo
Entrambi sono dipendenti del Campidoglio e si muovono con disinvoltura tra gli ingranaggi della complicata macchina amministrativa. Sanno cosa cercare e dove possono trovarlo. De Vito è furente. Minaccia esposti e ritorsioni. Ma è proprio Roberta Lombardi a fermarlo: per il bene del Movimento.
Il legame Marra-Raggi
In più occasioni ci si è chiesti perché Virginia Raggi sia arrivata al punto di minacciare di andarsene se qualcuno avesse tentato di allontanare da lei un personaggio come Raffaele Marra, promosso addirittura capo del personale, difeso e coperto fino a dichiarare il falso pur di tutelarlo, almeno secondo le accuse dei magistrati che domani la interrogheranno a proposito e che, infine, a dicembre, fu arrestato per corruzione.
Virginia Raggi indagata: le verità (e le presunte bugie) sul caso Marra
Adesso, al di là di quello che la Procura potrà accertare sulla vicenda del dossier anti-De Vito, c'è una prima risposta politica a questa domanda e una giustificazione alla profonda disistima che Roberta Lombardi ha sempre dimostrato, puntualmente tacitata dai vertici pentastellati, sia per Marra ("il virus che sta infettando il Movimento") che per la stessa Raggi.
Se fosse vero che Virginia Raggi e il suo gruppo di amici si sono avvalsi della “collaborazione” di Marra e Romeo per tentare di mettere fuori gioco il principale concorrente interno alla scalata verso il Campidoglio, è evidente che, una volta eletta, Raggi aveva nei loro confronti un debito di riconoscenza di non poco peso.
Circostanza che, se dovesse essere confermata, è destinata a far alzare ulteriormente il livello dello scontro all'interno del Movimento 5 Stelle già da tempo attraversato da sospetti, recriminazioni e accuse reciproche tanto gravida rischiare ormai di risultare ingestibili anche per dei maniaci del controllo e della disciplina interna come Grillo e Casaleggio.