Musica
November 08 2016
Quando non si hanno luci colorate, né fondali dipinti, e neppure un palco, come si entra in scena? Non si entra. Lo spettacolo dell'ensemble vocale Virgo Vox, domenica 6 novembre nella Chiesa di Santa Francesca Romana a Milanocomincia così, con un Kyrie che arriva dalle segrete dell’abside, si insinua dietro le panche dei fedeli, e si avvita in mulinelli sopra le teste degli ascoltatori. Loro però non si vedono.
Sbucano in fila come formichine rosse e nere solo quando il pezzo si conclude, due minuti di "Signore pietà" gregoriano della Missa IV “Cunctipotens Genitor Deus”, ma l’effetto non svanirà più. Eccovi servita la vostra scenografia fatta di aria attraverso cui far vibrare le note e delle volte altissime della chiesa.
Le Virgo Vox sono un ensemble che farà scuola. Perchè il loro modo di fare musica è completo: studio, formazione, cura del dettaglio, capacità di ascolto. Successo di pubblico.
Coro interamente femminile, nato nel 2009 con sei elementi poi allargatosi a dodici, non hanno un direttore che le diriga. “Siamo autonome per scelta – spiega Giuditta Comerci, soprano e portavoce del gruppo – Quando il coro è nato l’idea era di mettersi alla prova, vedere se le nostre conoscenze artistiche erano sufficienti”.
Domenica, però, si sono volute mettere alla prova in modo diverso: al termine di una giornata dedicata alla cura della voce, con un workshop tenuto da Fabiana Nisoli, logopedista e vocologa hanno affidato le loro voci a Flora Anna Spreafico, direttore impegnato in progetti di sensibilizzazione al canto corale e fondatrice dell’Associazione musicale Licabella.
“La possibilità di avere un orecchio esterno che propone idee musicali diverse dalle nostre ci piace molto, ma rimaniamo fedeli all’autodirezione. Un direttore è una figura che “concerta”, unisce, ma l’idea che si realizza è la sua. Da sole, invece, le indicazioni per l’esibizione sono frutto di uno studio predeterminato e scelto da noi, ed è un gioco di sguardi e respiri”.
L'effetto è sorprendente. Unità di suono, armonia, vocalità a tratti perfetta.
Tutte le componenti del coro vengono da esperienze diverse: chi è diplomato in canto, chi in pianoforte, chi in organo o in musicologia, un direttore di un ensamble vocale di musica antica, alcune soliste in altri cori o partecipanti a opere liriche (da Händel fino a Puccini), alcune studiano canto barocco o gregoriano. Il loro repertorio d’elezione è il Novecento e la musica contemporanea: anche questa è una scelta, “una vocazione” aggiunge Giuditta Comerci, “che ci spinge verso musica più recente”.
Il concerto di domenica era centrato sul tema della misericordia, dal canto gregoriano al contemporaneo, su tutti Eva Ugalde, autrice basca, classe 1973, il cui Miserere Mei a sei voci è stato anche oggetto del bis. Il programma ha spaziato da Giovanni Pierluigi da Palestrina, maestro della scuola romana, all’800 di Johannes Brahms, fino a compositori contemporanei come Domenico Bartolucci, scomparso nel 2013 a 96 anni, cardinale, Direttore perpetuo della Cappella Sistina dal 1956, messo lì da Pio XII. Il corpus delle sue opere supera i quaranta volumi.
Poi John Tavener (1944-2013), compositore britannico con influenze di Igor Stravinsky e Olivier Messiaen. Il suo corale per quattro parti The Lamb, su testi di William Blake, è stato usato da Paolo Sorrentino ne La grande bellezza. Infine Fosco Corti (1935-1986), direttore di coro, compositore e organista. I suoi scritti postumi sono usciti con il titolo “Il respiro è già canto – Appunti di direzione corale”, edito da Feniarco.