News
February 02 2017
Non ha retto a un dolore troppo grande, finendo per diventare un assassino e procurarne altro a un'altra famiglia. Dopo aver chiesto più volte giustizia per la morte della moglie Roberta Smargiassi, investita in motorino da un'auto passata col rosso, Fabio Di Lello ha deciso di ottenere vendetta da solo. Ha aspettato che Italo D'Elisa, il ventenne che l'estate scorsa aveva investito la donna, uscisse da un bar di Vasto, in provincia di Chieti, gli ha detto qualche parola e poi ha estratto la pistola uccidendolo con tre colpi all'addome.
Dopo aver guardato un'ultima volta il giovane riverso a terra in una pozza di sangue, Fabio Di Lello è quindi risalito in auto per dirigersi al cimitero, dove si recava ogni giorno, per lasciare sulla tomba della moglie la pistola usata per l'omicidio-vendetta prima di costituirsi ai Carabinieri.
La dinamica dell'incidente
Roberta Smargiassi aveva perso la vita a 34 anni all'inizio dello scorso luglio, quando - all'incrocio tra corso Mazzini e via Giulio Cesare a Vasto - era stata investita in scooter dalla Fiat Punto guidata appunto da Italo D'Elisa, che non si era fermato al semaforo rosso. Dopo l'urto la Punto era finita contro una Renault Clio nella corsia opposta, mentre il corpo di Roberta era stato fatalmente sbalzato sull'asfalto. La donna lavorava nel panificio del suocero e la sera dell'incidente stava andando dai genitori. "Mamma sto arrivando" fu il suo ultimo sms, prima di essere travolta a poca distanza dalla loro abitazione.
Da quando furono celebrati i funerali della sua Roberta, sposata nel 2015, non c'era giorno che Fabio Di Lello non andasse al cimitero a trovarla, fermandosi davanti alla lapide per accarezzare la foto della donna e qualche volta persino per mangiare lì con lei. Contemporaneamente non aveva masi smesso di chiedere giustizia per la morte della moglie, come dimostra il video qui sotto in cui l'ora omicida partecipava a una fiaccolata intitolata appunto "Giustizia per Roberta" due settimane dopo l'incidente.
“E’ una tragedia nella tragedia che mette in evidenza la portata della disperazione dei familiari davanti a una morte che poteva essere evitata", commenta a Panorama.it Giuseppa Castaniti, presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada. "La scomparsa di Roberta, come tutti gli altri casi di decesso su strada, non possono più essere chiamati 'incidenti', ma devono essere definiti una volta per tutte 'omicidi'. Tutte le morti su strada sono generate da distrazioni, alcol, droga e comunque da una trasgressione al codice della strada, che va adeguatamente punita".
Il bisogno di giustizia dei familiari
Pur non essendo assolutamente accettabile l'idea della vendetta personale, che aggiunge morti ad altri morti, l'omicidio di Vsto va quindi anche letto alla luce di una situazione ancora confusa in materia di omicidio stradale: "Pur essendo stata approvata la legge sull’omicidio stradale", prosegue Giuseppa Castaniti, "la percezione da parte dei familiari delle vittime continua a esserequella di una giustizia che non dà giustizia. Purtroppo assistiamo ancora sempre a giudici che infliggono pene partendo sempre dal minimo edittale, facendo passare il messaggio di una sorta di 'impunità' per coloro che scorrazzano sulla strada senza rispettarne le regole. E così i familiari, lacerati da un dolore infinito per la perdita della persona cara, subiscono anche lo strazio di vedere in giro, libero come se nulla fosse stato, a vivere la sua vita tranquillamente, chi ha tolto la vita a una persona da loro amata".
Gli incidenti stradali in Italia
Secondo i dati definitivi Istat e Aci, gli incidenti stradali nel 2015 sono stati 174.539(-1,4% rispetto all’anno precedente) con 3.428 vittime (+1,4%), con un aumento tanto dei conducenti di una moto o uno scooter (878, +7,6%) quanto dei pedoni (602, +4,2%). In diminuzione invece i feriti (246.920, -1,7%), ma con una crescita del 6,4% diquelli gravi.