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July 08 2015
«Dicono che sia un Goya, ma è una ciofeca», parola di Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte ricostruisce sul numero di Panorama in edicola il 9 luglio la vicenda del dipinto, attribuito a Francisco Goya, ritrovato dai militari del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Ancona nel caveau di una banca in Lussemburgo e confiscato il 21 giugno.
«Che cosa induce persone che dovrebbero essere sagge ed esperte a confondere una crosta con un capolavoro, a spendere energie e denari per il recupero di un’opera insignificante, la cui vendita non depaupera il patrimonio nazionale pieno di autentici capolavori lasciati in abbandono?» si domanda il critico.
Valore sovrastimato
«Il dipinto impresentabile sarebbe giudicato da qualunque esperto e specialista di Goya privo di ogni interesse, al di là degli attributi esterni attraverso i quali si è tentato d’identificarlo non identificandolo, e di attribuirlo non attribuendolo».
Il “Personaggio seduto, di famiglia spagnola, decorato con croce cavaliere di Malta e accreditato presso la corte di Spagna, attribuito a Francisco Goya y Lucientes” dal valore stimato attorno ai 15 milioni di euro, non varrebbe, secondo il critico d’arte, più di 4.500 euro.
«La Corte dei Conti potrebbe valutare l’incongruenza tra il risultato, inesistente, e la spesa» polemizza Sgarbi. Che alla fine del dettagliato articolo avanza gravi dubbi anche sull’effettiva efficacia del Nucleo tutela dei Carabinieri: un tempo «avrebbe avuto l’umiltà di controllare, verificare, e consultare studiosi competenti» mentre ora «si avvia, autarchicamente, verso il nulla».
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