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Vivere ad Aleppo con l'Isis alle porte

“Ad Aleppo l’ISIS potrebbe entrare domani”. Non esagera Fra' Ibrahim Alsabagh, francescano, quando parla dalla sua città siriana devastata dal conflitto. “La gente sa che potrebbe essere una questione di giorni, forse di ore”. Da Aleppo il grido del parroco si scaglia anche indirettamente contro l’indifferenza di un Occidente tiepido, impotente davanti a un Medio oriente in fiamme. Il francescano siriano continua a rimanere lì tra i suoi, senza acqua, elettricità, con la connessione che salta continuamente. Assieme a lui altri 13 frati dell'ordine Custodia di Terra Santa (leggi qui come operano) sparsi in tutta la Siria. A fronteggiare la paura della morte tra Damasco, Aleppo, e in tanti villaggi nella valle dell’Oronte al confine con la Turchia. Ma soprattutto a "soccorrere – come ricorda il Custode di Terra Santa, Fra' Pierbattista Pizzaballa - chi ha perso tutto: persino la speranza".

Aleppo Media Center
"Marzo 2013, il fiume Queiq restituisce i corpi esanimi di centinaia di persone. Vittime di esecuzioni sommarie gettate nell'acqua senza pietà. Riemergono uno dopo l'altro cadaveri che vengono avvolti da sudari bianchi e portati nel cortile di una scuola ormai abbandonata. Sono soprattutto giovani; per molti è impossibile l'identificazione. Finiranno in fosse comuni, dove saranno seppellite anche la speranza e quel che resta dell'umana pietà."
Ansa
Combattimenti intorno alla città di Palmira, in Siria
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Carri armati dell'esercito regolare siriano
Ansa
Combattimenti intorno alla città di Palmira, in Siria
Asmae Dachan
"Provare a scrivere la parola "domani": è la sfida di tante maestre che, da volontarie, si stanno impegnando per offrire ai bambini siriani un'opportunità, insegnando loro a leggere e scrivere. In questo scantinato a Kafarnaha, periferia di Aleppo, ogni giorno si sfida l'orrore della guerra che uccide il presente e il futuro. Con i pochi mezzi a disposizione la scuola diventa un'alternativa alla desolazione, un posto dove si incontrano alunne e alunni che spesso vivono lontano dalle loro case, in alloggi di fortuna o sistemazioni provvisorie e che qui riassaporano, per qualche ora ogni giorno, il gusto della normalità."
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L'Isis ha pubblicato sul web un nuovo set di foto che sarebbero state scattate nelle ultime ore a Palmira, in Siria, conquistata dai jihadisti il 16 maggio scorso
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L'Isis ha pubblicato sul web un nuovo set di foto che sarebbero state scattate nelle ultime ore a Palmira, in Siria, conquistata dai jihadisti il 16 maggio scorso
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Il castello di Palmira, Siria, 18 maggio 2015.
Fabio Bucciarelli
Guerrigliero del FSA durante i combattimenti contro i militari di Assad nel quartiere Suleiman Halabi di Aleppo. Dalla serie "Battle to death" di Fabio Bucciarelli (Premio Ponchielli 2013).
Ansa
Combattimenti intorno alla città di Palmira, in Siria
"La testa avvolta da una benda, il corpo ferito, stanco, appoggiato su una panca dell’ospedale da campo. Le mani giunte, quasi in preghiera. Gli occhi chiusi, per non vedere più, per fermare lo sguardo agli istanti prima della tragedia. Manar è sopravvissuta, non sa ancora che l’ordigno ha ucciso parte della sua famiglia; sa solo che non potrà mai dimenticare. Lo spavento, il fragore, i muri che tremavano. “Aiuto, cosa succede?”. Nessuna risposta."
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11 gennaio 2015. Un pastore fa conduce le sue pecore attraverso una strada di Aleppo innevata, in Siria.
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Aleppo, Siria

Il costo della vita è altissimo e in forte crescita per via dell’embargo imposto alla Siria che vieta ogni tipo di scambio commerciale con l’estero, come ad esempio la vendita di cibo e medicine. A questo si aggiunge il cambio ufficiale con il dollaro imposto dal governo, che sta mettendo in ginocchio la popolazione. "Il gasolio - racconta Padre Simon Herro, resposanbile della Custodia per Regione di San Paolo (che comprende Libano e Siria) - costava 80 lire siriane al litro, oggi viene 128 e comunque si fa molta fatica a trovarlo”. A volte il costo arriva a 250 e bisogna aspettare in fila quasi 10 ore per avere al massimo una ventina di litri. Un litro di latte costa 1300 lire (più di 6 dollari) ed è anch’esso è introvabile. Una scatola di tonno 200. Un litro di olio è salito da 825 a 1000 lire, e in alcuni posti arriva a 1300. "Avere una vita normale è impensabile oggi in Siria, e in modo speciale ad Aleppo, che è la città più devastata, quella che ha più bisogno", racconta padre Simon.

Cristiani e musulmani si rivolgono ai frati ogni giorno per trovare un po’ di tregua, un luogo dove stare alcune ore e dove rifornirsi di un po’ di acqua grazie ai pozzi costruiti prima dell’inizio del conflitto. Che fine ha fatto l’opposizione moderata al regime?, si chiedono ormai in tanti che avevano visto nella primavera araba di Damasco un piccolo segno di speranza. "Se c’è non si vede", dice Pizzaballa, tornato recentemente dalla Siria. "Le uniche due forze presenti contro il governo sono Al Qaeda e l’Isis, che a quanto pare hanno ricominciato a parlarsi. Gli altri non esistono più. In Siria è sempre stato difficile capire "chi fa cosa", ma che le opposizioni si stiano organizzando e coordinando è innegabile e se non ci saranno interventi dall’esterno sostanziali il pantano in cui si è messa la Siria durerà ancora a lungo".

E tuttavia, ricorda il Custode, c’è ancora spazio per sperare. "Tanti piccoli segni ci dicono che sperare è possibile e aggiungerei doveroso. I poveri si aiutano tra loro, in particolare chi ha perso la casa. C’è chi ha ricavato uno spazio in casa sua per accogliere gli sfollati. Ho assistito a un funerale di una madre morta con le due figlie: c’erano tante donne musulmane con il velo che partecipavano alla messa per piangere assieme ai vicini cristiani. È un grande segno di solidarietà. Non è vero che tutte le relazioni si sono spezzate, come vorrebbero farci credere. Sono piccole cose, lo so. Ma restano segni importanti, in questo mare di odio”.

E a tutti noi che viviamo in questo Occidente addormentato "chiedo di non dimenticare i nostri fratelli che continuano a morire in Medio Oriente. E poi chiedo di aiutare economicamente le realtà che sono ben radicate nel paese e che nonostante questa guerra atroce continuano a lavorare per costruire. È importante e necessario non arrendersi, continuare a credere che sia possibile fare qualcosa, che non si sia alla fine della nostra storia, ma che sia invece possibile conservare quel patrimonio unico che il Medio Oriente ha preservato fino ad oggi”.

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