Il 18 agosto 1920, 95 anni fa, oltre un anno dopo la sua approvazione da parte del Congresso, veniva definitivamente ratificato dai tre quarti degli Stati federati il XIX emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d'America, che garantiva il diritto di voto alle donne in tutto il territorio della Federazione, e che così recita:
Il diritto di voto dei cittadini degli Stati Uniti non potrà essere negato o limitato dagli Stati Uniti o da qualsiasi Stato in ragione del sesso. Il Congresso avrà il potere di far valere il presente articolo mediante la legislazione appropriata.
Dopo lunga battaglia, il movimento femminista americano delle cosiddette "suffragette" raggiungeva così il suo principale obiettivo, perseguito attraverso manifestazioni, marce, pressioni alle istituzioni, scioperi fiscali, picchetti davanti alla Casa Bianca in cui le militanti per l'eguaglianza femminile si incatenarono ai cancelli o si distesero sul selciato.
Impulso determinante ebbe l'azione della NAWSA (Associazione nazionale americana per il suffragio femminie), nata nel maggio 1890 dall'unione di due preesistenti associazioni aventi il medesimo scopo, che operò in collaborazione con una enorme costellazione di piccole associazioni locali minori.
Un ruolo decisivo nel successo della lotta ebbero le azioni giudiziarie intraprese presso i giudici federali contro il diniego alle richieste di iscrizione nelle liste elettorali. Questa battaglia ebbe successo, in particolare, nello Stato del Wyoming già nel 1868. Con l'adesione del suo territorio alla Federazione, nel 1890, il diritto al suffragio femminile divenne formalmente non incompatibilie con la Costituzione federale. Lo stesso avvenne in Utah, Colorado e Idaho.
Nel 1911 il voto alle donne fu conquistato in California attraverso un referendum. L'anno successivo verrà riconosciuto anche in Arizona, Kansas e Oregon.
Mancava ancora l'ultimo passo: la conquista del diritto al suffragio femminile anche a livello federale. Con il sostegno del Presidente Thomas Woodrow Wilson, il 10 gennaio del 1918 la Camera dei Rappresentanti votò a favore dell'emendamento costituzionale, seguita dal Senato il 4 giugno dell'anno successivo. Con la ratifica del 18 agosto 1920, 26 milioni di donne americane ottennero il diritto di voto alle stesse condizioni degli uomini, anche se per la sua effettiva attuazione in tutti gli Stati si dovette attendere ancora diverso tempo.