Economia
July 13 2018
Il Governo di Theresa May ha trovato l'accordo su un Libro Bianco che di fatto si presenta come una nuova proposta da parte de Regno Unito ai negoziatori della Commissione Europea per gestire meglio la Brexit.
Sono due anni che il Regno Unito cerca di negoziare una visione comune su una procedura di uscita dall'Unione Europea che possa essere condivisa. Soft o Hard Brexit? Meglio rimanere fuori o dentro il mercato unico? Cosa fare per quel che riguarda la libera circolazione delle persone? Sono queste alcune delle domande cui il governo May non è ancora stato in grado di rispondere, ma del resto non è ancora chiaro nemmeno se il partito conservatore britannico sia oggi l'espressione di un centro-destra pragmatico o di un populismo che ha preso in mano l'eredità dello Ukip di Nigel Farage.
L'accordo con cui Londra ha definito le priorità del negoziato sulla Brexit si compone di cinque punti: economia, circolazione delle persone, unità nazionale, democrazia e posizione del Regno Unito nel mondo.
Nello specifico, la linea May punta a "sviluppare un rapporto economico con l'Unione europea fruttuoso e in grado minimizzare gli effetti negativi derivanti da un ri-orientamento dei flussi commerciali dell'Europa verso l'Inghilterra e viceversa". L'obiettivo dichiarato è quello di proteggere aziende e posti di lavoro, in maniera da non compromettere il benessere dell'economia nazionale. Del resto, lo sanno tutti che l'Europa continua ad essere il principale mercato di riferimento per l'Inghilterra.
Relativamente alla libera circolazione delle persone, invece, la May vuole intervenire con nuovi regolamenti. Essenzialmente per proteggere gli interessi della popolazione nazionale. Diverso il caso dell'Irlanda del Nord, dove invece sembra essere più raccomandabile procedere cn cautela e, soprattutto, senza costruire muri che potrebbero creare contrasti non voluti.
La Hard Brexit torna ad essere protagonista quando si parla di democrazia, prevedendo l'uscita dall'Unione Europea e la necessità di fare in modo che tutte le leggi e i regolamenti che riguardano il Regno Unito siano discussi e approvati all'interno dei confini nazionali. Detto questo, Londra sostiene di voler continuare a farsi promotrice di principi come libertà e apertura, ideali che rimarranno alla base della ridefinizione del suo nuovo ruolo internazionale.
Il White Paper di Theresa May è subito stato definito un accordo debole, non foss'altro perché le dimissioni improvvise dal Governo del Ministro alla Brexit David Davis, che aveva finora seguito i negoziati, e del Ministro degli esteri Boris Johnson, dimostrano come questa linea un po' dura e un po' soft non rappresenti affatto un compromesso accettabile.
Il White Paper del Governo May non poteva che essere criticato da Donald Trump, che da Londra, dove si trova per la sua prima visita presidenziale nel paese, ha accusato il governo non solo di aver ceduto alle richieste di Bruxelles, ma anche di aver di fatto annullato la possibilità di procedere alla negoziazione di un accordo di libero scambio tra America e Regno Unito.
Trump ha esplicitato il suo punto di vista in maniera molto chiara, sottolineando come la proposta di May non rappresenti nemmeno lontanamente l'interesse di una popolazione che ha votato per la Brexit. Il Presidente americano ha poi aggiunto che a queste condizioni a Washington non conviene trattere con Londra, perché quest'ultima non sarebbe in grado di esprimere una posizione autonoma ma continuerebbe a dipendere troppa da Bruxelles. Uno squilibrio che, seconto Trump, potrebbe essere risolto chiedendo a Boris Johnson di guidare la nazione.
Sono più di due anni che sentiamo parlare di Brexit, ed è davvero preoccupate che dopo tutto questo tempo sia ancora così difficile immaginare i termini dell'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea e le conseguenze di questa operazione.
Criticare un governo perché non abbandona del tutto l'Unione Europe è facile, ma in questo caso andrebbe spezzata una lancia a favore della May, che quanto meno ha cercato di negoziare un piano che potesse rappresentare un compromesso. E invece ha finito con l'inimicarsi tutti: i politici pro Brexit la criticano per aver abbandonato la linea dura, l'opinione pubblica per aver lasciato il paese in una situazione di stallo che crea incertezza e in cui nessuna decisione può essere presa.
Il vero problema della Brexit, e di Theresa May, è che un compromesso è davvero impossibile da trovare. Dall'Unione Europea o si è fuori o si è dentro. Anche perché Bruxelles è la prima a non voler accettare concessioni ad hoc. Essenzialmente per evitare che la Brexit crei un precedente per altri passi indietro all'interno dell'Unione.
E così il Regno Unito resta in una situazione di impassemolto pericolosa da cui, forse, si riuscirà ad uscire solo con un nuovo referendum. Con la speranza che il governo abbia imparato la lezione e chieda di votare su un accordo già definito. In maniera da evitare altri due o più anni di confronti che non portano a nulla.