Social network
November 22 2019
Lotta alle fake news, cancellare i troll e stop ai profili falsi che avvelenano il dibattito sui social network. Questo è l’obiettivo di Jimmy Wales, noto al mondo per aver fondato Wikipedia (insieme a Larry Sanger), l’enciclopedia online lanciata nel 2001 per diffondere la conoscenza libera e gratuita, che torna alla carica con WT:Social e l’ambizione di placare le storture del sistema mediatico in favore di notizie verificate e contenuti di qualità (che spaziano tra attualità, politica, tecnologia e spettacoli) in grado di opporsi a Facebook e Twitter.
L’iniziativa di Wales parte da lontano, precisamente nel 2017 quando ci fu il varo di WikiTribune, la piattaforma per selezionare e confezionare notizie neutrali e reali, cioè verificate e verificabili dai lettori, dal team i tredici giornalisti, licenziati un anno dopo per risultati non in linea con i programmi. Già al tempo, la priorità era combattere l’escalation di fake news e clickbaiting, che per il padre di Wikipedia hanno trovato campo libero per espandersi proprio grazie ai social network. “Il modello di business dei social network è sbagliato perché basato sulla pubblicità, una soluzione che premia i contenuti falsi e il clickbaiting”, ha spiegato Wales al Financial Times, delineando la predilezione per un metodo di business opposto, basato sull’eliminazione della pubblicità e su un canone mensile.
Proprio quest’aspetto è uno dei tratti tipici di WT: Social (che anche nel nome evidenzia l’evoluzione del progetto iniziale), che assicura totale protezione per la privacy degli iscritti, chiamati però a sottoscrivere un abbonamento di 12 euro mensili o 90 euro annui. L’accesso a pagamento, però, è parte della strategia di lancio, voluto per non rischiare un immediato crash, causa server sovraccarichi, e per assicurarsi una costante crescita quotidiana, con gli interessati che possono invitare gli amici ad iscriversi per ridurre la coda oppure pazientare finché non scatterà la registrazione gratuita. Per sostenersi, infatti, la piattaforma si affida alle donazioni dei privati, proprio come Wikipedia.
Andato online un mese fa, il social è disponibile solo in lingua inglese ma gli iscritti possono postare messaggi in qualsiasi lingua. Un’altra differenza concettuale rispetto ai social network è il funzionamento dell’algoritmo, che non favorirà gli articoli più gettonati tra like e cuoricini, bensì la sequenza temporale dei post, anche se gli utenti possono segnalare le storie più interessanti e suggerirne la lettura agli altri. Chiunque potrà, inoltre, modificare eventuali titoli fuorvianti o post che violino le regole della piattaforma (per questi ultimi c’è la rimozione dal sistema). Nel programma di WT:Social ci sono pure le SubWikis, cioè comunità di nicchia (dedicate a temi vari come l’apicoltura o i giochi da tavola) gestite da esperti che garantiscono la validità dei contenuti e tengono le fila del proprio recinto social.
Il richiamo di Wales (e la strategia illustrata sopra) ha registrato un buon riscontro, tanto che la somma tra iscritti e utenti in coda conta più di 230.000 persone, che per volontà o curiosità hanno sposato il progetto. Numeri ancora irrilevanti per decretare il successo dell’iniziativa: “L’obiettivo non è arrivare a 50.000 o 500.000 iscritti ma a 50 e poi a 500 milioni”, ha chiarito Wales, che ha poi tirato in ballo Netflix e Spotify per sostenere che le persone sono disposte a pagare per avere contenuti di qualità.