Economia
July 24 2012
Pochi, senza dubbio, avevano sentito parlare di Yang Yuanqing. Finora. Perchè il ceo della tech company cinese Lenovo si è guadagnato i titoli delle news di tutto il mondo con una mossa di francescana ispirazione e di mefistofelico acume pubblicitario. Il manager 47enne, infatti, ha donato oltre la metà del suo bonus da 5,2 milioni di dollari ai dipendenti che operano agli ultimi gradini della scala gerarchi dell’azienda.
Diecimila lavoratori, fra fattorini, receptionist e addetti alla catena di montaggio si sono dunque portati a casa 314 dollari a testa. Una piccola fortuna nella regione dello Shenzhen in cui ha sede uno dei centri di ricerca dell’azienda e dove lo stipendio base ammonta a 253 dollari al mese. A quanto pare, il manager avrebbe guadagnato 14 milioni di dollari lo scorso anno, regalando dunque un quinto del proprio reddito.
Yuanqing, in realtà, i titoli se li era meritati già nel 2001, quando Business Week aveva identificato il giovane ceo come uno fra gli astri nascenti fra i manager dell’Asia. In quell’anno, infatti, il figlio di due chirurghi, cresciuto a Hefei, una città oggetto di una selvaggia e depauperante immigrazione nella Cina centro orientale, è stato elevato (alla tenera età di 29 anni) ai massimi ranghi personalmente da Liu Chuanzhi, fondatore della multinazionale.
Dopo la laurea in scienze informatiche all’Università di Shanghai e il master dell’Università di Scienze e Tecnologia della Cina, il futuro ceo entra in azienda venticinquenne come addetto alle vendite. Yang viaggia in tutta la Cina per incontrare i suoi clienti e sono proprio i risultati stellari che raggiunge a portarlo all’attenzione di Chuanzi che, di lui, dirà: “Un uomo che va verso il futuro, assume dei rischi e ama innovare”.
C’è Yuanqing, infatti, dietro l’acquisizione della divisione pc di Ibm avvenuta nel 2005. L’obiettivo di Levono, infatti, era ambizioso: insidiare le posizioni dei leader di mercato a livello globale, Hp e Dell in testa. Il sogno, però, finisce nell’inverno del 2008: le vendite calano del 20% e la voglia di diventare un player globale si scontra con la crisi finanziaria internazionale. E’ stato lì che Charles Guo, analista di JPMorgan a Hong Kong, ha sentenziato: “L’azienda non è su una buona traiettoria”.
Ma Yuanqing, contro tutte le previsioni, lo smentisce: il 2011, chiude con un giro d’affari di 21,6 miliardi di dollari. Nel primo trimestre dell’anno, i profitti crescono del 98,3%; nel secondo trimestre, Lenovo è il terzo venditore globale di pc, un anno più tardi occupa la seconda posizione. L’obiettivo, adesso, è più mirato: crescere in India, Europa e Giappone, attraverso acquisizioni e diversificare il business con tablet e smartphone in grado di insidiare lo strapotere di Apple.
Il segreto del successo, a quanto pare, è l’integrazione verticale di tutte le procedure: “Vendere pc è come vendere frutta. La velocità dell’innovazione è molto rapida, quindi bisogna saper tenere il ritmo, gestire l’inventario e far coincidere domanda e risposta in maniera immediata”, ha sintetizzato Yuanqing. L’azienda, a questo modo, evita di dipendere da produttori esterni e riesce a controllare meglio i suoi costi.
Li controlla così bene che, addirittra, Lenovo ha goduto del suo miglior anno, con profitti in crescita del 73% nello scorso anno fiscale, su un 2011 che stato considerato un record e +37% sui volumi di vendita. L’azienda ha recentemente lanciato nuovi prodotti e servizi compreso l’innovativo Lenovo Mobile Access, l’accesso alla rete “incorporato” in alcuni pc e tablet venduti negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei che permette ai proprietari di navigare (a costi diversi a seconda dei piani scelti) in tutto il mondo con una sola sim card.
Poi, quei tre milioni di dollari regalati. E pensare che quando Chuanzhi, meno di trent’anni fa, ha fondato l’azienda, aveva un capitale sociale di 31.500 dollari e un team di dieci scienziati. Oggi, sotto l’insegna Lenovo, lavorano oltre 26mila persone.