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August 10 2017
Eccola la nuova tendenza degli scafisti. Se mentre si è in alto mare arriva una motovedetta della guardia costiera, la cosa importante è salvare la pelle. Dunque, si gettano in acqua tutti i migranti presenti dal barcone e si scappa. Poco importa, ovviamente, che non sappiano nuotare.
Da due giorni a questa parte la tragedia si ripete davanti alle coste dello Yemen, paese dilaniato dalla guerra civile. È del 10 agosto il comunicato dell'Agenzia Onu per le immigrazioni, in cui si legge che fino a 180 migranti sono stati costretti a gettarsi in mare. 50 i dispersi, 5 i corpi recuperati.
Il 9 agosto, sempre nella stessa zona, almeno altri 50 migranti su 120 sono morti affogati, lasciati deliberatamente annegare dallo scafista che li stava trasportando. Altri 22 sono dispersi, in 27 sono stati salvati. Avevano un'età media di appena 16 anni. E anche loro, non sapevano nuotare.
L'Oim definisce l'accaduto "scioccante". Secondo le prime ricostruzioni i migranti arrivavano dalla Somalia e dall'Eritrea e come moltssimi minori non accompagnati cercano di fuggire da quella parte dell'Africa.
"I sopravvissuti ci hanno detto di essere stati costretti a buttarsi in acqua, alcuni spinti fisicamente in mare dallo scafista" ha detto il capo della missione Oim in Yemen Laurent de Boeck.
Molti dei superstiti sono fuggiti una volta toccata la costa mentre alcuni sono rimasti per seppellire i compagni morti. Il personale del'Oim ha trovato su una spiaggia della provincia di Shabwa le sepolture improvvisate di 29 migranti affogati.
Il braccio di mare tra il corno d'Africa e lo Yemen è da tempo una rotta di migrazione, nonostante la guerra tra sunniti e sciiti appoggiati i primi da una coalizione di Paesi guidati dall'Arabia Saudita, e i secondi (gli Houthi) dall'Iran.
Inoltre dall'inizio dell'anno 55.000 migranti sono arrivati in Yemen dai paesi del Corno d'Africa, sperando di trovare lavoro nelle ricche petromonarchie sunnite del Golfo, dove spesso sono costretti a vivere in condizioni disumane.