bomba guidata
(Zala Aero)
Difesa e Aerospazio

Zelensky vuole più missili antiaerei e non ha altra scelta

Su una cosa il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il suo ministro della Difesa Dmytro Kuleba hanno ragione quando, lanciando l’allarme sulla prossima carenza di munizioni antiaeree, accusano Mosca di colpire sempre più frequentemente: l’unico modo per impedire che i missili guidati siano lanciati è quello di abbattere i bombardieri o il velivolo “madre” che li trasporta, aerei che saggiamente restano ben lontani dal raggio operativo delle contromisure ucraine.

Difficile sapere se il numero di 700 bombe guidate che sarebbero cadute su obbiettivi designati da Mosca nella sola terza settimana di marzo sia reale piuttosto che una stima, ma di certo dal febbraio scorso sono cambiati gli ordigni che le forze russe stanno utilizzando. È dimostrato, infatti, che dal febbraio scorso Mosca ha usato anche missili Zircon dopo aver sviluppato la possibilità di lanciarli da aeromobili e non soltanto da postazioni fisse o da sommergibili, sui quali lo Zircon può utilizzare gli stessi tubi e rampe di altri missili più vecchi, come gli Oniks e i Kalibr.

Si tratta di un missile da crociera (codice Nato SS-N-32 e -33), prodotto dalla Npo Mashinostroyeniya, che ha completato i test soltanto nel 2022. La sua caratteristica definita critica per i nemici è quella poter viaggiare a velocità ipersonica (molte volte più veloce del suono) e avere un’autonomia (essendo da crociera non si parla di gittata), di oltre mille chilometri. Ma il lato negativo dei missili ipersonici è quello di essere costosi – soprattutto per i materiali di costruzione e per l’elettronica nobile da imbarcare - così Mosca sta continuando lo sviluppo di un’altra arma che consenta di colpire i bersagli mantenendo a distanza le postazioni o gli aeromobili di lancio, soprattutto se questi sono i nuovi Sukhoi Su-57, che seppure siano di ultima generazione sono ancora pochi. Non a caso sul sito web dell’Istituto federale dei brevetti (Rospatent), sono recentemente apparsi quelli depositati dal consorzio delle industrie della difesa (Uac) per ordigni definiti come “munizioni circuitanti” (loitering), un incrocio tra missile da crociera e drone, che Mosca ha costruito in vari tipi, come lo Zala Lancet (oltre 850 quelli caduti sull’Ucraina nel biennio ’22-‘23). In pratica un velivolo porta in quota l’arma e mantiene sempre un collegamento con il suo sistema di navigazione. Una volta giunto nell’area delle operazioni, ma prima che l’aeroplano possa essere esposto all’antimissilistica ucraina, la “loitering ammunition” viene sganciata e se programmata plana procedendo verso il bersaglio, sempre in collegamento con il velivolo, da dove il pilota può decidere di variare o riprogrammarne la destinazione finale della traiettoria. Ne è esempio quanto sta facendo la Zala Aero Group (Zag), una filiale di Kalashnikov, con l’ormai collaudato sistema Izdeliye 55 (Prodotto 55), che utilizza un design "ala a x" simile al Lancet, ma è dotata di videocamera ad alta definizione (per portarla sul bersaglio con precisione) e una maggiore manovrabilità nel tratto finale del volo.

Non è il primo sistema di questo tipo che i russi hanno realizzato, da tempo infatti si parla dello “sciame” dei Molniya, ovvero di gruppi di droni-proiettile che utilizzando l’intelligenza artificiale hanno lo scopo di saturare le difese per impedire che tutte le unità vengano intercettate, permettendo che una o più, sopravvissute alle difese, arrivino comunque sui bersagli. Al momento le “loitering ammunition” non prevedono il loro recupero se non utilizzate – sono in fase di studio nuovi metodi – e dunque stante la loro limitata autonomia devono poi andare a segno. S’impone quindi un po’ chiarezza sui desideri delle forze armate ucraine: i discussi missili “Taurus” tedeschi che Kiev vuole servirebbero per colpire postazioni lontane, ma non sono affatto l’antidoto agli Zircon ipersonici né alle munizioni orbitanti, ma per queste ultime, relativamente più lente, a poco servono anche gli Skynex e gli Iris-T Slm promessi dalla Ue (sempre via Germania), nel febbraio scorso, mentre possono essere utili ed efficaci gli statunitensi Patriot con aggiornamento Pac-3, che però Washington è restia a fornire, ed anche questi sono estremamente costosi. In altre parole, per cercare di fermare gli ordigni di Putin, gli ucraini devono sparare una grande quantità di missili per aumentare le probabilità di neutralizzarli. In questo scenario il vero cambiamento a favore di Kiev sarebbe invece l’arrivo degli F-16, i quali potranno attaccare i bombardieri prima che possano lanciare i missili, oppure le basi presso le quali sono conservati. Intanto sia la Nato (e dentro l’Alleanza Atlantica anche l’Italia, come azionista di Mbda), sia India, Russia, Corea del Nord e Cina stanno sviluppando armi e contromisure in ambito delle loitering ammunition e missili ipersonici, e la guerra russo-ucraina si sta giocoforza rivelando il tragico banco di prova per valutarne l’efficacia e l’affidabilità.

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