Sport
June 16 2017
Donnarumma 2017 chiama Zenga 1987. Similitudini molto forti quelle tra la vicenda del numero uno rossonero e dell'ex numero uno interista. "Effettivamente ci sono molti punti in comune tra di noi", ammette Walter raggiunto telefonicamente a Dubai, dove da tempo vive con la sua famiglia. "Entrambi cresciuti nel vivaio, tutti e due abbiamo esordito molto giovani, lui in età ancora più piccola di me, ma ai miei tempi diventare a 23 anni titolare all'Inter non era affatto banale, fece scalpore". Inoltre, l'analogia più importante, Zenga nel 1987 si apprestava a iniziare il campionato in scadenza di contratto, così come Gigio ora, nel 2017.
"La mia situazione esplose perché avevo scoperto in Nazionale di essere uno dei meno pagati e il Napoli di Maradona aveva fatto un'offerta importante per me. Sarei andato a guadagnare quattro volte di più e all'Inter proponevano lo scambio con il povero Giuliani più 8 miliardi. Chiesi così un adeguamento alla società, ma c'era un rapporto un po' conflittuale con il presidente Pellegrini. Per mesi si rifiutarono di venirmi incontro. Fu un periodo tremendo, ricordo ancora il silenzio assordante quando lo speaker di San Siro annunciava il mio nome. Ero abituato ai cori, agli incitamenti, agli applausi. Ho così imparato che all'essere umano fa più male l'essere ignorato dell'odio".
Allora, come oggi, all'orizzonte c'era un appuntamento importante con la Nazionale, nell'87 gli Europei in Germania dove avrebbe esordito sul palcoscenico dei grandi avvenimenti la nuova Italia di Azeglio Vicini, figlia dei successi dell'Under 21, dove Zenga era uno dei due fuoriquota insieme con Matteoli. "Fu decisivo Trapattoni, che mi martellava tutti i giorni, poi anche la società venne incontro alle mie richieste, anche se non ho mai compreso perché non lo fece subito, evitando quel periodo di situazione sospesa".
Sulla decisione di Donnarumma di non rinnovare il contratto, Zenga non esprime condanne. "Sento dire ora Gigio ci deve delle spiegazioni? E perché mai? E' un professionista e ha fatto la sua scelta. Certamente è vero che non esistono più le bandiere, come si sente ripetere spesso, ma vorrei che si facesse un discorso onesto sul senso di appartenenza. Ci si scandalizza se un calciatore non lo dimostra lasciando il club dove è cresciuto. Ma questo senso di appartenenza non dovrebbe valere anche al contrario? Non dovrebbe dimostrarlo anche il club nei riguardi, ad esempio, di un Del Piero, di un Maldini o, perché no, di un Zenga?".
L'ex numero uno analizza anche i due diversi atteggiamenti di Inter e Milan, oggi, che sono governate da proprietà cinesi. "Da una parte il Milan, che, anche se ha scelto manager ex Inter come Fassone e Mirabelli, punta su persone dal forte legame con la società, scegliendo Gattuso per guidare la Primavera o Abbiati come team manager. Dall'altra Suning che nella squadra cinese porta Capello, Brocchi e Zambrotta. Che senso ha? Avete sentito le dichiarazioni di Capello?"
Rispetto a Donnarumma, che fu molto vicino all'Inter prima di scegliere Raiola come procuratore, Walter è persona cresciuta con dna nerazzurro. "Sono entrato nei pulcini dell'Inter a 10 anni, la domenica facevo il raccattapalle o andavo sugli spalti, quando ancora i tifosi più passionali si collocavano dietro alla bandierina e non dietro la porta, come ora. Ricordo ancora la prima partita dove ci spostammo, fu un'Inter-Foggia".
Per Zenga però sarebbe sbagliato leggere la sua scelta di rimanere all'Inter, rispetto a quella di Donnarumma di andare via, figlia del cromosoma nerazzurro. "Oggi i tempi sono molto diversi e sarebbe un po' troppo romantico e semplicistico vederla così".
Rumors di Radiomercato riferiscono di Raiola che avrebbe offerto Donnarumma anche all'Inter . Per Zenga però la porta nerazzurra è ben presidiata da Handanovic. "E' un ottimo portiere, molto costante nella stagione, capace anche di parare 4/5 rigori a stagione, cosa non comune, che vale diversi punti in classifica. Continuerei a puntare di lui, a meno che non sia Samir a voler andar via per giocare la Champions League".
Al giovane Donnarumma una cosa sola augura Zenga, sempre con il sorriso: "non vorrei il Milan decidesse di tenerlo e mandarlo a giocare con la Primavera e avere a che fare con Ringhio Gattuso..."