Difesa e Aerospazio

Zhuhai Airshow, la Cina mostra i muscoli della Difesa aerospaziale

Il salone aerospaziale di Zhuhai, nella provincia meridionale cinese del Guangdong, Cina, è oggi tra i più importanti al mondo, al pari di Singapore e delle storiche kermesse europee come Farnborough e LeBourget. L’edizione 2024, che si è aperta la mattina del 12 novembre, ha visto protagonisti nuove versioni di jet da combattimento stealth (a bassa segnatura radar) e di droni d'attacco dell’ultima generazione. Per Pechino si tratta di un'opportunità unica per mostrare la sua crescente potenza militare a potenziali clienti come ai rivali, confermando concretamente i risultati dei giganteschi investimenti fatti per espandere le sue capacità aeronautiche.

I «messaggi» di forza ai potenziali avversari sono ovviamente diretti agli Stati Uniti come a Taiwan. E come in tutti gli airshow che si rispettino, a Zhuhai c’è una «star» attesa, che in questo caso è il nuovo velivolo da combattimento antiradar J-35A, la cui entrata in servizio porrebbe Pechino ufficiosamente alla pari con gli States, potendo competere – anzi essendo stato dichiarato anche superiore – allo F-35 Joint strike Fighter. La sua inclusione nel programma delle esibizioni suggerisce che sia quasi pronto per entrare in funzione, ovvero che similmente agli Usa, che hanno in servizio gli F-22 e gli F-35, la Cina può vantare gli J-35A e il più piccolo J-20. Quest’ultimo ha effettuato un volo dimostrativo la mattina del 12 novembre per poi essere esibito in una formazione di quattro unità a diamante in un cielo grigio, tipico di questa stagione, anche per celebrare i 75 anni della costituzione dell’aeronautica militare cinese.

Secondo quanto diffuso dall’agenzia di stampa Xinhua, che ha citato l'esperto militare Wang Mingzhi, la combinazione dei due modelli in seno alla forza aerea cinese (Plaaf) migliora notevolmente la capacità di condurre operazioni offensive in ambienti ad alto rischio, dove ciò significa un territorio o uno spazio aereo nel quale ci sia saturazione di difese. Proprio in questa ottica la strategia cinese ha visto grandi investimenti anche nel settore unmanned (quelli dei droni per intenderci) e in particolare nel segmento di quelli armati a lungo raggio e bassa osservabilità. Piccoli o grandi che siano, sono finora stati i protagonisti del grande cambiamento sui campi di battaglia, come ha dimostrato il conflitto russo-ucraino. Ecco, allora, apparire la nave madre porta-droni Ss-Uav, ossia un vascello in grado di rilasciare rapidamente sciami di droni più piccoli per la raccolta di informazioni e per gli attacchi, tattica che preoccupa molto la Nato e che il mese scorso ha spinto gli Stati Uniti a predisporre sanzioni contro le aziende cinesi collegate alla loro produzione, anche perché sono in gran parte le medesime che producono i droni russi schierati in Ucraina. Non è certo un segreto che negli ultimi tre anni Mosca e Pechino abbiamo rafforzato i loro legami militari e di difesa, scambiandosi tecnologie ed esperienze utili per migliorare le produzioni cinesi in fatto di propulsione e quelle russe in termini di sistemi elettronici. In mostra c’è la nuova serie di droni della serie «Ch», tra i quali il modello da ricognizione armata Ch-9, quello «invisibile» per allerta precoce Ch-7 e il modello definito a basso costo Ch-3D, nonché drone cargo Ch-Yh1000, nonché una serie di missili aria-superficie.

Di questi, il Ch-9 è lungo circa 12 metri e ha un'apertura alare di circa 25. Ha un’autonomia di circa 11.500 chilometri o di 40 ore e il suo peso massimo al decollo è prossimo alle 5 tonnellate. Il limite di quota è 11.000 metri, si può quindi ragionevolmente pensare che si tratti della risposta cinese all’americano Global Hawk, ma con un'elevata capacità di combattimento per rilevare e distruggere molteplici obiettivi in una sola missione. Il nuovo Ch-7 è invece un drone stealth avanzato per missioni di allerta precoce e guerra elettronica. Secondo quanto presentato alla kermesse cinese, il suo peso massimo al decollo è di 8 tonnellate, la velocità di crociera è di Mach 0,5 e il limite di quota di servizio è di 16.000 metri. Ne era stato finora presentato il solo modello in scala (dal 2018), ma a quel tempo era stato progettato per essere un drone da ricognizione seppur armato che svolgesse un ruolo strategico in combattimento. Tuttavia, sei anni dopo, esso ha subito un cambiamento da drone strategico a drone tattico avanzato in grado di condurre varie missioni a causa dello sviluppo della guerra moderna e della mutevole domanda di clienti internazionali.

Le missioni che il Ch-7 potrà condurre includono il monitoraggio delle zone di combattimento, il supporto elettronico e il disturbo elettromagnetico; il radar che trasporta può effettuare la sorveglianza aerea e marittima a lungo raggio e rilevare grandi imbarcazioni di superficie. In altre parole, il Ch-7 sarà gli «occhi» per altre unità di combattimento che sono responsabili dell'attacco, come bombardieri o jet da combattimento, grazie alle capacità di addentrarsi nell'area nemica sfruttando le sue avanzate capacità stealth e quelle di ricerca per localizzare navi da guerra ostili, ovvero designando i bersagli. In questo caso il drone costituisce la risposta cinese al Northrop-Grumman RQ-180 di fabbricazione statunitense. Infine, per il segmento spaziale, segnaliamo la presentazione della navetta riutilizzabile Haoloong, destinata a essere lanciata dai vettori Lunga Marcia e poi poter attraccare alla stazione spaziale Tiangong. Una volta sganciata, potrà rientrare nell'atmosfera atterrando orizzontalmente in un aeroporto designato, consentendo il suo recupero e riuso. In pratica qualcosa di molto simile al progetto Dream Chaser americano sviluppato da Sierra Nevada Corporation e attualmente in collaudo.

Il nuovo drone cinese Ch-7

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